Unicredit: possibile riduzione di 3.000 posti di lavoro

Uscite volontarie nel piano a firma Orcel.
Taglio concentrati perlopiù nel corporate center.

Unicredit intende tagliare 3.000 posti di lavoro.

A riportarlo è Reuters che, a sua volta, cita fonti vicine alla situazione.

Precisamente, il primo piano strategico firmato dal nuovo Ceo Andrea Orcel, prevede la riduzione del personale tramite uscite volontarie.

Scendendo più nel dettaglio, lo sfoltimento dei dipendenti riguarderebbe perlopiù i corporate center.

Unicredit: Ranieri de Marchis traghettatore fino ad Orcel

Mustier lascierà il gruppo dopo la presentazione dei risultati.
Orcel nuovo AD.

Jean Pierre Mustier aveva annunciato l’addio al gruppo Unicredit ancora a novembre; e questo avverrà dopo la presentazione dei risultati del 2020 prevista per giovedì (approfondimento al link).

Il suo sostituto, dopo i vari nomi fatti, parrebbe essere Andrea Orcel, ex capo dell’investment banking di Ubs.

A riportarlo è “Reuters” che cita fonti vicinissime alla situazione, le quali sembrano andare sempre più nella direzione indicata poco tempo fa (approfondimento al link).

La nomina di Orcel, comunque, dovrebbe essere ufficializzata verso metà aprile, in occasione dell’assemblea sul rinnovo dell’intero board. Nel frattempo, dunque, serve un traghettatore.

La figura che pare sia stata indicata a ricoprire questo ruolo è Ranieri de Marchis, attuale Co-chief operating officer del gruppo.

Unicredit: è Andrea Orcel il successore di Jean Pierre Mustier

Accordo trovato per la nomina del nuovo Ceo, che la spunta su Valeri e Gallia.
Il titolo registra un +5% in Borsa.

L’annuncio potrebbe arrivare già in settimana.

Come riporta “Italia Oggi”, infatti, è ormai praticamente ufficiale la nomina di Andrea Orcel come nuovo Ceo di Unicredit.

Orcel avrebbe superato la concorrenza di Fabio Gallia e Flavio Valeri nel sostituire Jean Pierre Mustier ai vertici dell’Istituto bancario. Pare, invece, che si fossero tirati indietro dal ricoprire il ruolo Sergio Ermotti, Tidjane Thiam, Marco Morelli e Alberto Nagel.

La notizia è stata comunque accolta positivamente dai mercati, tanto che il titolo in Borsa ha raggiunto i 7,787 euro, facendo registrare un aumento del 5%.

Unicredit verso cessione di 14 miliardi di npl: titolo vola in Borsa

L’operazione nell’ambito dell’integrazione con Mps.
Unicredit preferisce non commentare.

Stando a quanto riportato da “Reuters”, che a sua volta cita fonti vicine al dossier, Unicredit potrebbe cedere 14 miliardi di euro di crediti deteriorati.

L’operazione vedrebbe come acquirente Amco, nell’ambito dell’integrazione con Mps.

L’Istituto Bancario guidato da Jean Pierre Mustier, però, preferisce non commentare.

Nonostante il silenzio da parte di Unicredit, sui mercati la notizia è stata accolta in maniera decisamente positiva, tanto da far schizzare il titolo in Borsa (+6,5%).

Il peso dell’operazione non sarebbe da poco, anzi superiore al 60% del totale npl posseduti: al 30 settembre, infatti, Unicredit registrava un totale di 22,7 miliardi di euro di crediti deteriorati (di cui circa 6 considerati non-core) e dichiarava l’obiettiva di azzerarli entro l’anno.

Economia: Polonia miglior Paese europeo per reazione a Covid19

L’analisi di Bloomberg pone l’economia polacca al primo posto in Europa per reazione all’emergenza da coronavirus.
Secondo Hillebrand e Die Welt i punti di forza sono sovranità monetaria, bassa dipendenza dall’estero in ogni settore e un’immigrazione controllata.

La Polonia è il Paese europeo che meglio ha saputo reagire alla crisi derivata dal coronavirus.

A dirlo è “Bloomberg” che, citando l’opinione del presidente del Fondo polacco di sviluppo (Pfr) Pawel Borys e riprendendo le previsioni della Commissione Ue, indica come la contrazione del Pil polacco nel 2020 sarà del 4,3%, ovvero appunto tra le più contenute nell’Unione.

A supporto arriva anche la conferma di Unicredit, che nella propria analisi trimestrale in merito alla situazione economica nell’Europa centro-orientale indica quanto di seguito:

“La reazione anti-crisi in Polonia è stata quella più ampia e consistente: il progetto di sostegno per le aziende è stimato al 6,7% del PIL, la dimensione dell’assistenza diretta al 7,4% del PIL e in totale tutte le azioni di salvataggio per l’economia polacca coprono circa il 20% del PIL, il numero più alto in tutta la CEE.”

Sempre l’Istituto bancario, a conferma della bontà dei dati economici della Polonia, aggiunge che la situazione dei nuclei familiari prima della crisi era la migliore nella storia del Paese.

Sulla questione è intervenuto anche il politologo e capo della Friedrich Erbert Foundation, Ernst Hillebrand, il quale ha spiegato su “Focus Online” le ragioni grazie alle quali la Polonia sia riuscita a reagire in questo modo rispetto alle altre economie dell’Unione europea:

“La prima ragione è dovuta a un’economia fortemente sviluppata; e poi, in nessuno dei suoi settori i prodotti esteri superano il 15% del totale. Il 58% del PIL polacco è ricavato dalla domanda interna del Paese. E questo è, bisogna dirlo, dovuto alle politiche conservatrici del governo di Diritto e Giustizia (PiS, la sigla in polacco), che hanno limitato le perdite dei posti di lavoro, come è invece avvenuto in Germania. Anche i finanziamenti europei hanno aiutato la Polonia ad evitare il peggio.”

Infine, arriva anche il “Die Welt” a rafforzare le tesi sopracitate, pubblicando un articolo in cui si legge quanto di seguito:

“La Polonia ha superato la Crisi dell’euro del 2009, la Crisi migratoria nel 2015 e ora supererà anche quella pandemica del 2019-20 con un’economia ancora più forte.”

Sovranità monetaria, domanda interna e confini controllati per regolare l’immigrazione, dunque, risultano essere le chiavi del successo.