FederTerziario Scuola su fondi PNRR: “Opportunità per le paritarie, ma difficoltà di accesso. 80% è tagliato fuori”

Vinci: “Gli assi di finanziamento europeo per l’istruzione sono destinati esclusivamente al pubblico e al no profit”.

L’Unione europea non contempla il doppio binario italiano relativo all’istruzione, ma anche con i bandi statali, salvo sporadiche eccezioni, le nostre imprese commerciali che fanno formazione e istruzione sono spesso penalizzate, perché l’accesso è riservato al pubblico oppure agli enti no profit”. Le parole di Vito Andrea Vinci, presidente di FederTerziario Scuola, la “federazione verticale” di categoria del settore scuola di FederTerziario, esprimono alcune criticità di lungo corso che riguardano il mondo della formazione e dell’istruzione paritaria a livello nazionale e comunitario. Si tratta di un segmento significativo del mondo della scuola, considerando che, secondo gli ultimi dati del ministero relativi all’anno scolastico 2022-2023, sono coinvolte quasi 12mila strutture – molte delle quali sono imprese – per oltre 800mila studenti frequentanti.

Almeno otto istituti su dieci tra i nostri iscritti – sottolinea il presidente di FederTerziario Scuolanon potranno avere accesso ai canali di finanziamento. È un grande spreco perché noi forniamo un servizio essenziale che spesso colma le carenze del servizio pubblico, pensiamo ad esempio, ma non solo, al settore educativo della scuola dell’infanzia“.

La scuola paritaria, anche in termini di formazione del personale e dei docenti, trarrebbe grande beneficio da una progettazione destinata all’utilizzo dei fondi del PNRR. Un vantaggio strutturale per l’intero sistema della formazione in Italia, sia pubblico che privato.

L’istruzione paritaria costa pochissimo allo Stato, in Lombardia, per esempio, la spesa si assesta intorno ai 1.500 euro all’anno per studente, mentre per il pubblico il costo arriva fino agli 8mila euro – prosegue Vincie ovviamente le rette delle paritarie non coprono la parte mancante. Da questo punto di vista, pertanto, le nostre strutturemantengono un ruolo essenziale per molte famiglie e, in tale ottica, andrebbero ricomprese tra i beneficiari dei bandi di settore .

A questo proposito in diverse regioni d’Italia la scuola pubblica non riesce a garantire un servizio con una copertura che vada oltre le ore curricolari, complicando l’organizzazione familiare e rischiando anche di determinare difficoltà nell’impegno pomeridiano dei ragazzi. I Fondi Ue, in alcune aree del Paese, permettono anche la continuità pomeridiana dei circuiti guidati dell’istituzione scolastica che così può fornire percorsi di potenziamento o di doposcuola e che, nel caso delle paritarie, non andrebbe a ricadere sulle famiglie.

Non è possibile che in tantissimi territori le scuole chiudano alle due – conclude il presidente di FederTerziario Scuola – e paradossalmente l’esigenza che le strutture restino aperte fino a sera, con servizi come mensa e progettualità pomeridiane, servono proprio nei territori più poveri, disagiati e a rischio dispersione, dove i genitori non hanno la possibilità di pagare per permettere ai figli di svolgere un’attività pomeridiana“.

Scuola: Italia deferita dalla Corte Ue

Criticato l’uso dei contratti a termine.
Condizioni di lavoro “discriminatorie” nella scuola.

La Commissione europea deferisce l’Italia alla Corte di Giustizia dell’Ue perché non ha posto fine, come richiesto, all’uso “abusivo” di contratti a tempo determinato e a condizioni di lavoro “discriminatorie” nella scuola.

Come riporta Adnkronos, secondo la Commissione, l’Italianon dispone” delle norme necessarie per vietare la discriminazione relativa alle condizioni di lavoro e l’uso “abusivo” di successivi contratti a tempo determinato.

Inoltre, contrariamente al diritto comunitario, l’Italia non ha adottato misure efficaci per prevenire l’utilizzo abusivo di successivi contratti di lavoro a tempo determinato del personale amministrativo, tecnico e ausiliario nelle scuole statali.

Tutto questo, sottolinea l’esecutivo Ue, viola la normativa europea sul lavoro a tempo determinato.

La Commissione ritiene che gli sforzi delle autorità siano stati finora insufficienti e deferisce pertanto l’Italia alla Corte di Giustizia.

Al via il liceo del Made in Italy

Prime classi attive dall’anno scolastico 2024-25.
Ecco il piano di studi e come iscriversi.

La legge n.206, con le disposizioni organiche per la valorizzazione e la tutela del Made in Italy, è stata pubblicata in Gazzetta Ufficiale.

Più precisamente, all’articolo 18 c’è la descrizione sul nuovo liceo del Made in Italy, che avrà la finalità di promuovere, in vista dell’allineamento tra la domanda e l’offerta di lavoro, le conoscenze, le abilità e le competenze connesse al “fatto in Italia“.

Le prime classi saranno attivate dall’anno scolastico 2024-2025, con la possibilità di iscriversi dalle ore 8:00 del 18 gennaio alle ore 20:00 del 10 febbraio; inoltre, le iscrizioni si potranno inoltrare su Unica, la piattaforma digitale del Ministero dell’Istruzione e del Merito.

Nel primo biennio sono previste 891 ore totali ed il piano di studi, come riporta Il Sole 24 Ore, sarà composto come di seguito:

  • 132 ore di lingua e letteratura italiana;
  • 99 ore di storia e geografia;
  • 99 di diritto;
  • 99 ore di economia politica;
  • 99 ore di lingua e cultura straniera 1;
  • 99 ore di matematica (con informatica);
  • 66 ore di lingua e cultura straniera 2;
  • 66 ore di scienzenaturali;
  • 66 ore di scienze motorie e sportive;
  • 33 ore di storia dell’arte;
  • 33 ore di religione cattolica o attività alternative.

Italia: dramma scolastico

Un ragazzo su 66 non andrà alle superiori.
Tra i 18 ed i 24 anni alta percentuale senza diploma.

Catastrofe scolastica.

Questo è quello che sta accadendo in Italia dove, stando ai dati riportati da Il Sole 24 ore, un ragazzo su sei ed una ragazza su dieci non hanno il diploma.

Non solo. un ragazzino ogni sessantasei non andrà alle superiori.

La dispersione scolastica è un problema ancora molto attuale nel nostro Paese: secondo i dati del Ministero dell’Istruzione e del Merito, infatti, i ragazzi tra i 18 ed i 24 anni che in Italia non hanno il diploma di maturità sono molti di più della media europea.

i tassi di abbandono per le scuole superiori sono oltre il 5% in Sardegna e tra il 4 ed il 5% in Sicilia e Campania.

La probabilità di abbandonare gli studi è correlata alla difficoltà a scuola, che a sua volta è legata alle condizioni socio-economiche del contesto familiare.

Nel Meridione l’incidenza di abbandoni tra i giovani i cui genitori hanno al massimo la licenza media raggiunge il 25,5% rispetto al 18,9% del Nord.

oltre a chi abbandona la scuola, secondo il Garante dell’Infanzia ci sono tantissimi studenti “in difficoltà“, cioè senza competenze adeguate in italiano, matematica ed inglese alla fine della terza media.

Per l’Italia si stima un valore medio che sfiora il 15%, come a dire che un ragazzo su sei è in difficoltà.

Si passa dal 30% dei ragazzi calabresi al 6,5% di trentini e friulani.

Tangenti al Miur

La confessione dell’ex capo dipartimento HR.
Boda: “Ero depressa, spendevo in maniera sfrenata”.

Vittima” di una cura ormonale che le ha generato “comportamenti compulsivi e depressivi” tali da impedirle di restituire al suo presunto corruttore, l’imprenditore, tutte le somme che periodicamente le versava come “regal”.

È la difesa esposta dalla ex capo dipartimento delle risorse umane del Miur Giovanna Boda ai pm della procura di Roma in un verbale pubblicato dal quotidiano “La Verità” è antecedente alla richiesta di rinvio a giudizio depositato dalla procura di Roma, che evidentemente non ha ritenuto valida questa argomentazione.

Boda come dimostrazione della sua vulnerabilità nel periodo in cui ha ricevuto le some di denaro e altri regali si sarebbe già impegnata a restituirne una parte in contanti e con la vendita di una casa di famiglia punterebbe a restituire una ulteriore parte:

Non ricordo le singole dazioni avevo perso il senso della realtà, ma non mi sono arricchita perché molte volte ho rimandato indietro i soldi. Sul mio conto, al momento del sequestro, c’erano trentamila euro”.

La notizia è stata riportata anche da “il Corriere della Serra” e, secondo l’accusa, Boda avrebbe ricevuto a vario titolo circa tre milioni di euro in cambio di affidamenti all’imprenditore per 23,5 milioni di euro.

Insieme a Boda e Bianchi di Castelbianco la procura ha chiesto il processo per altri 13 soggetti, tra cui collaboratori della ex direttrice che avrebbero agevolato lo scambio illecito.

Tra le spese contestate ci sono anche 80mila euro per ristrutturare casa, 105mila di paga all’autista personale, 50mila euro in contanti e 41mila in bonifici. E poi pagamenti per corsi di musica, di sci, vacanze (“in parte pagate da me in parte da Bianchi di Castelbianco”, ha ammesso Boda), bollette del gas, un intervento estetico, la promessa assunzione di 20 persone nelle tre società riconducibili all’imprenditore, che è stato a capo anche della agenzia di stampa Dire: Istituto di Ortofonologia, la Com.E – Comunicazione & Editoria, la Edizioni Scientifiche Ma.Gi. e la fondazione M.I.T.E. – Minori Informazione Tutela Educazione.

L’inchiesta era emersa nell’aprile del 2021 quando Boda, appreso di essere indagata, aveva tentato il suicidio lanciandosi da una finestra del ministeroTrastevere.

Così scriveva il gip Annalisa Marzano:

Il desolante fenomeno corruttivo che ha pervaso il settore del Dipartimento dedicato all’Istruzione, all’università e alla ricerca… non era circoscritto ai rapporti tra l’imprenditore Federico Bianchi di Castelbianco e la capo del dipartimento per le Risorse umane, finanziarie e strumentali del ministero dell’Istruzione, Giovanna Boda, ma era più ampio”.

Oltre agli affidamenti Bianchi di Castelbianco avrebbe avuto in cambio le anticipazioni di futuri bandi.

L’ex direttrice ha infine riassunto:

Nel 2016 dissi a Federico di essere stanca di aver bisogno dell’aiuto economico di mia madre e mia suocera. Da allora cominciò a darmi soldi in contanti come prestito”.