Carenza personale qualificato, ricetta FederTerziario: “Rifondare sistema istruzione formazione, via a transizione competenze”

Ne ha parlato oggi Nicola Patrizi, presidente di FederTerziario, ospite al Forum in Masseria – Winter Edition, la rassegna economica e politica organizzata da Bruno Vespa, nel corso del panel “I lavori di domani: sicurezza, competenze e formazione”.

Il contesto di riferimento emerge ormai quotidianamente nella cronaca nazionale: a fronte del numero più alto di occupati da quando esistono le serie storiche dell’Istat (62%), permane la carenza strutturale di manodopera e di competenze e le imprese faticano ad assumere il personale richiesto. In occasione della presenza al prestigioso appuntamento invernale “Forum in Masseria – Winter Edition”, FederTerziario, partner dell’evento e rappresentata dal presidente Nicola Patrizi, ha evidenziato come il sistema dell’istruzione e della formazione non sia adeguato ai repentini cambiamenti del mercato del lavoro che ormai impone alle micro, piccole e media imprese italiane – realtà che contribuiscono all’85% del pil nazionale – di competere su mercati globali. La ricetta di FederTerziario si chiama “transizione delle competenze”.

Un processo che attraversa istruzione-formazione-lavoro e che impone nuovi meccanismi di formazione – spiega Nicola Patrizi, presidente di FederTerziario, soprattutto continua e di riqualificazione, tenendo conto dei processi innovativi, per generare la capacità di rispondere alle richieste del mercato del lavoro con tempi di reazione velocissimi“.

Un approccio da integrare in uno scenario di politica economica e di investimento che, a partire appunto dalla revisione del sistema di istruzione, formazione e lavoro per procedere verso una filiera strategica unitaria, incida inoltre sulla questione della denatalità – nel 2050 ci saranno 3,5 milioni di lavoratori in meno a fronte del 60% di forza lavoro – e sullo stimolo alla capitalizzazione delle imprese.

Sarà opportuno incidere – prosegue Patrizisulle riqualificazioni del personale ancora impiegato, valutando anche l’impatto che le nuove tecnologie avranno in alcuni settori produttivi e poi e lavorare per il recupero della forza lavoro nell’ambito di quel 30% che accoglie come trend, ormai stabile, disoccupati e inattivi che non possiamo permetterci di sostenere solo con politiche passive. Decisivo lo stimolo alla capitalizzazione delle MPMI per consentire di sostenere investimenti in innovazione o di prodotto/processo per restare competitive sul mercato globale, considerando che oggi le micro e piccole imprese hanno scarso accesso ai finanziamenti per l’innovazione“.

In campo ci sono le risorse economiche messe a disposizione dalla politica di Coesione e dal Pnrr che andranno spesi in maniera adeguata, creando le condizioni migliori dal momento che attualmente i livelli di spesa reale restano bassi anche a causa dei numerosi vincoli amministrativi e burocratici per le imprese di piccola dimensione, come peraltro testimoniato dai fondi di Industria 5.0: su 6 miliardi stanziati, richieste per meno di mezzo miliardo. Allo stesso tempo bisogna riprogrammare i fondi della politica di coesione (2021/2027) – in larga parte ancora non impegnate – e che risultano decisive per le Politiche attive del lavoro che necessitano di strategie nuove per incidere sulla filiera istruzione-formazione-lavoro.

Riteniamo essenziale – conclude il presidente FederTerziariopuntare sull’educazione finanziaria, non solo per gli imprenditori, ma nell’ambito dei percorsi di istruzione e formazione al fine di creare competenze idonee e la conoscenza degli strumenti disponibili alternativi al mercato bancario, fondamentali per la capitalizzazione e gli investimenti. Resta poi il grande dilemma della pubblica amministrazione che è la cinta di trasmissione per la reale messa a terra degli strumenti finanziari messi a disposizione dall’Europa. Il settore pubblico non forma e non aggiorna il proprio personale ormai da anni e quindi la carenza di competenze inficia la messa a terra di qualsiasi politica“.

Turismo, FederTerziario: “Potenziare AI, digitalizzazione e green nel futuro delle MPMI”

Al convegno FederTerziario a BTM i numeri dell’ISNART: per 7 imprese ricettive su 10 fondamentale nuovo personale qualificato con competenze green, social e digitali.

Il futuro del turismo passerà dalle sfide digitali e green che il mercato globale e le normative, ormai in maniera sempre più stringente, impongono alle micro, piccole e medie imprese, che da oltre 30 anni hanno in FederTerziario un riferimento nazionale.

Concetti emersi in occasione dell’evento “Competenze e competitività: Nuove prospettive e linee di finanziamento per le aziende del settore turistico”, organizzato dall’organismo datoriale, che si è svolto nel pomeriggio di oggi nell’ambito di BTM, alla presenza di esponenti del mondo istituzionale, universitario, associativo e imprenditoriale. Le riflessioni sono state accompagnate dai dati presentati dall’Istituto Nazionale Ricerche Turistiche con Titty Gentile, project manager area qualificazione imprese e territori dell’ISNART, che ha evidenziato appunto come 7 imprese ricettive su 10 ritengano fondamentale l’inserimento di personale qualificato con competenze principali green, social e digitali.

“A partire dallo scorso anno – spiega Nicola Patrizi, presidente di FederTerziario – l’organismo datoriale ha lanciato un programma interno finalizzato alla promozione dell’innovazione presso le aziende aderenti, stabilendo contatti diretti con le imprese che esprimono innovazione o che sono interessate a raccogliere le sfide e le opportunità dell’intelligenza artificiale applicata. Per supportare questo processo sono in corso di definizione importanti accordi con istituzioni, centri di competenza e hub dell’innovazione per facilitare i percorsi di riorganizzazione, ricerca e sviluppo basati sull’AI”.

Andando nel dettaglio dell’ambito turistico, aggiunge il presidente Patrizi, FederTerziario “ha aderito all’Associazione Turismo AI che promuove l’intelligenza artificiale proprio nel settore turistico”. Un’azione sostenuta dai fatti: sempre secondo una ricerca dell’ISNART, l’evoluzione del sistema organizzativo delle imprese ricettive prevede l’utilizzo dell’intelligenza artificiale per la gestione delle prenotazioni, per i servizi alla clientela e per la gestione delle procedure di sicurezza, mentre le aree in cui si prevedono investimenti nel prossimo triennio sono quelle dell’innovazione organizzativa e gestionale, dell’efficientamento energetico, delle modalità di relazione con i clienti e di sviluppo nuovi servizi.

Proprio negli ultimi cinque anni, il settore del turismo ha vissuto una profonda
trasformazione, affrontando sfide significative che hanno cambiato radicalmente il lavoro e le relazioni umane. L’industria turistica, abituata a interagire globalmente, ha dovuto fare i conti con un cambiamento epocale costringendo tutti gli operatori a ripensare le proprie strategie e a trovare nuove soluzioni, ma allo stesso tempo consolidando la consapevolezza del valore del comparto e l’opportunità di rafforzare la collaborazione tra i vari attori della filiera. “In questo contesto, il nostro obiettivo – spiega Enzo Carella, Presidente FederTerziario Turismo – è quello di favorire un confronto aperto a tutte le parti della filiera, per affrontare il cambiamento sociale e tecnologico, valorizzare le competenze e il capitale umano e creare maggior valore per le imprese associate”.

Elementi di riflessione che consolidano l’ormai trentennale azione di FederTerziario sull’importanza delle competenze per il consolidamento e la crescita della competitività di un settore così strategico per l’economia del Paese e che attualmente, seppur in crescita, lascia emergere ancora diverse criticità. Secondo i dati del sistema informativo Excelsior, il turismo, con ICT (tecnologie dell’informazione e della comunicazione) e servizi avanzati, sta trainando l’occupazione in Italia – dal 16 al 22% – anche se resta una carenza di personale dovuta soprattutto alla difficoltà di intercettare lavoratori qualificati.

Una vera sfida di aggiornamento che inciderà soprattutto tra le imprese con meno di dieci dipendenti: secondo Excelsior sono loro ad assorbire un terzo delle assunzioni programmate e, complessivamente, l’80% della domanda di lavoro proviene da imprese con meno di 250 dipendenti.

E sugli strumenti digitali si orientano le possibilità di attrarre un pezzo importante dei flussi turistici, anche nell’ambito del cosiddetto “silver tourism”. La rappresentazione sociale della terza età “sta cambiando – spiega la professoressa Letizia Carrara, Docente di Sociologia e Sociologia del Territorio all’Università di Bari – e così anche le autorappresentazioni dei soggetti anziani che avanzano sempre più richieste diverse che eccedono i soli bisogni sanitari a favore di quelli culturali e di svago.

Il turismo rappresenta una delle possibili risposte. Gli strumenti digitali costituiscono un differenziato e utile strumento per potenziare le proposte che il settore turistico è in grado di offrire”. Attenzione però: “Sarebbe un errore – conclude la docente – trattare gli anziani come un corpus monolitico e quindi si presentano come più che opportune ricerche quanti-qualitative”.

Nel corso del convegno, grazie anche alla presenza dell’Assessore allo Sviluppo
Economico della Regione Puglia Alessandro Delli Noci, sono stati illustrati gli strumenti di finanza agevolata a disposizione delle aziende del settore, dando spazio anche al racconto e all’esperienza di Vera Gigante, titolare di un’impresa che si è concretizzata grazie al Bando NIDI per le nuove iniziative d’impresa.

Un processo che è stato accompagnato dall’ufficio credito di FederTerziario e che oggi racconta la storia di una donna imprenditrice che testimonia l’attenzione dell’organismo datoriale anche al tema dell’imprenditoria femminile.

“Ci rende orgogliosi – ha concluso il Segretario Generale Alessandro Franco – contribuire ogni giorno a sensibilizzare le aziende associate sui temi delle competenze e della formazione continua, quali strumenti di crescita della competitività e come valore sociale, così come siamo fieri di affiancare gli aspiranti imprenditori nella nascita di nuove attività che contribuiscono allo sviluppo economico dei territori e dell’intero comparto
turistico”.

E i numeri presentati da Mauro Buscicchio, Direttore Generale Banca Popolare Pugliese, sulla base di elaborazioni e stime su dati IPRES, Pugliapromozione Agenzia Regionale del Turismo, confermano che il turismo continua ad avere un impatto decisivo sul PIL della Regione Puglia: tra l’8,6 e il 9,1% nel 2024, un risultato in continua crescita.

Nasce l’Osservatorio sulle micro, piccole e medie imprese di FederTerziario e Universitas Mercatorum

Sottoscritto l’accordo tra l’organismo datoriale e l’università telematica delle camere di commercio per la creazione dell’Osservatorio sulle dinamiche sociali, economiche e giuridiche riguardanti prevalentemente il mercato del lavoro e le micro e PMI.

Un nuovo attore si presenta sulla scena economica nazionale per contribuire all’analisi dei fenomeni relativi alle micro, piccole e medie imprese che costituiscono per numerosità circa il 99% della struttura imprenditoriale nazionale. È l’Osservatorio sulle dinamiche sociali, economiche e giuridiche riguardanti prevalentemente il mercato del lavoro e le micro e PMI che è stato costituito da FederTerziario, che attualmente associa oltre 90mila aziende, e dall’Universitas Mercatorum, l’università telematica delle Camere di Commercio.

È un progetto articolato – spiega Nicola Patrizi, presidente FederTerziario finalizzato a individuare e analizzare le tendenze e le sfide del mercato del lavoro in relazione ai cambiamenti dei modelli di gestione e di organizzazione delle micro, piccole e medie imprese alla luce delle frenetiche innovazioni tecnologiche. Lavoreremo anche per raccogliere esempi di buone pratiche ed elaborare relazioni o studi su argomenti di attualità“.

L’azione dell’Osservatorio sarà supportata da ricerche condotte sul campo, col contributo di partnership istituzionali e scientifiche, seguendo un modello aperto e modulare. Si opererà, pertanto, per partecipare al dibattito nazionale col coinvolgimento di istituzioni, realtà socioprofessionali, società civile e mondo accademico tramite la programmazione e l’organizzazione di eventi pubblici.

A specificare il coinvolgimento di Universitas Mercatorum è il Magnifico Rettore della Universitas Mercatorum Prof. Giovanni Cannata: L’iniziativa si inquadra nell’ambito delle attività di terza missione dell’Ateneo e si può considerare come una naturale evoluzione di una partnership che conta diversi anni di collaborazioni sfociate in partecipazioni reciproche in progetti competitivi di ateneo, finanziamenti di borse di dottorato e ora nella creazione di questo osservatorio LAMP“.

In quest’ottica l’Osservatorio si colloca come riferimento per diversi soggetti, considerando che “le esigenze delle piccole e medie imprese del settore – aggiunge il Magnifico Rettore coincidono, quasi sempre, con quelle dei loro lavoratori con i quali lavorano fianco a fianco. LAMP vuol rappresentare un faro che si accende e focalizza l’attenzione di studiosi, ricercatori, esperti, corpi intermedi ed operatori sulle dinamiche dell’economia nazionale studiate ed analizzate sia dal lato delle PMI che dei lavoratori, al fine di realizzare studi scientifici e sviluppare momenti di diffusione e confronto con la società civile“. In conclusione una riflessione su un lavoro con vista su un futuro sempre più complesso: “Sempre più significative sfide attendono questi interconnessi attori sociali ed economici, come ad esempio quelle dettate dalle nuove tecnologie, si pensi all’euforia che caratterizza le prime applicazioni dell’AI, della sostenibilità, dell’applicazione dell’ESG e dell’economia circolare: bisogna chiedersi ad esempio quale impatto avrà l’applicazione della Direttiva sulla Due Diligence per le grandi imprese e su quelle della loro rete di subfornitura, composta prevalentemente da imprese minori“.

Una questione di grande rilevanza che l’Osservatorio si troverà ad affrontare, nell’ambito più ampio, appunto, delle sfide imposte dalle nuove tecnologie nel mondo del lavoro e dalla globalizzazione dei mercati.

Considerando anche il ruolo di FederTerziario nella rappresentanza delle micro, piccole e medie imprese – conclude Patrizi, l’Osservatorio rientra nella strategia di promuovere il dialogo nazionale ed europeo sui temi che riguardano da vicino i nostri associati. Nello specifico, risulta fondamentale anche per studiare le più recenti dinamiche del mercato del lavoro, così come i modelli di impresa che stanno attraversando una profonda trasformazione a livello di strutture, meccanismi e relazioni“.

Rispondere alla competizione globale anche con l’ausilio degli strumenti della ricerca sarà un valore aggiunto che l’Osservatorio potrà offrire alle imprese, a partire da cross-innovation e cross-fertilization, grazie a forme studiate di formazione in tutte le sue più moderne forme (digitale, learning by doing, ecc.) e di ricerca/azione, finalizzate a incentivare le collaborazioni tra tessuto imprenditoriale, realtà accademiche, territori e società civile, passando inoltre per lo sviluppo della scienza aperta e per la produzione e disseminazione di ricerche e col coinvolgimento proattivo dei cittadini e delle istituzioni nella ricerca. Determinante, inoltre, lo sviluppo della sostenibilità ambientale, della inclusione e del contrasto alle diseguaglianze.

Sostegno all’occupazione: quale ruolo per i fondi interprofessionali?

Nella sola Regione Lazio mancano all’appello 500mila professionalità.
Dal 2010, FondItalia ha erogato oltre 107 milioni di euro nella formazione dei lavoratori.

«I Fondi paritari per la formazione dei lavoratori avrebbero bisogno di una legislazione speciale e specifica. Inoltre, la somma dello 0,3% a favore delle attività di formazione dovrebbe non solo essere restituita ai Fondi integralmente, ma altresì aumentata, portandola almeno allo 0,5% partendo dalla considerazione che in Francia, questa percentuale, è all’1%». Con queste parole di Francesco Franco, direttore di FondItalia (Fondo Formazione Italia) si è aperto il convegno sulle “politiche a sostegno dell’economia” ultimo atto del road show di presentazione del Rapporto FondItalia che, dopo le tappe di Bari, Milano, Torino, Palermo e Napoli, si è concluso oggi a Roma nelle sale del MAXXI, Museo delle Arti del XXI Secolo. L’evento ha rappresentato un momento di confronto e analisi tra imprese, parti sociali, società e istituzioni sulle trasformazioni in corso nel campo delle politiche per l’occupazione e la formazione professionale.

La formazione offerta da FondItalia ha visto, nel periodo 2010/2023, più di 7.500 progetti approvati e finanziati, per un importo totale di oltre 107 milioni di euro di contributi approvati, l’adesione di 830mila lavoratori e di quasi 150mila imprese provenienti da tutti i comparti, soprattutto microimprese (fino a 9 dipendenti) che rappresentano il 91% del totale, a cui si aggiunge l’8% di piccole imprese, con un numero di dipendenti compreso tra i 10 e 49.

Il Fondo, che in questi 15 anni di attività è cresciuto costantemente, si è confermato il punto di riferimento per le microimprese (da 1 a 9 dipendenti), che costituiscono il 91% delle imprese aderenti, in prevalenza localizzate nel Sud e nelle Isole (64%), il Rapporto 2024 conferma, rispetto al Rapporto 2022, questa crescita (due punti percentuali). Le microimprese si confermano il principale bacino di adesioni per il Fondo, confermando la bontà di alcune politiche adottate da FondItalia, come la possibilità per le imprese di tali dimensioni di aggregare le proprie risorse in Conti di Rete, facilitandone l’ingresso nel “sistema Fondi” e l’accesso alle risorse per la formazione continua.

Al centro del dibattito la questione degli aiuti di Stato a sostegno della formazione, con particolare riferimento alle iniziative già avviate attraverso le prime due edizioni del Fondo Nuove Competenze. Uno strumento, nato con l’obiettivo di supportare le imprese italiane nella riqualificazione e nell’aggiornamento delle competenze dei lavoratori, che ha erogato significativi finanziamenti nelle sue prime due edizioni. Nel 2021, il FNC ha investito circa 730 milioni di euro, finanziando oltre 200mila ore di formazione a beneficio di circa 300mila lavoratori in tutta Italia. La seconda edizione, conclusasi nel 2023, ha visto una partecipazione ancora più ampia, con un incremento del 25% delle aziende beneficiarie e un ulteriore aumento del monte ore formativo, raggiungendo nuovi settori e profili professionali.

Ad aprire i lavori, la vicepresidente del Parlamento Europeo, Antonella Sberna che, in un contributo video inviato agli organizzatori del Convegno, ha rimarcato l’importanza dei Fondi per la formazione nell’ottica delle «transizioni epocali che, come Europa, dobbiamo affrontare e che richiedono uno sforzo congiunto per garantire nuove competenze e un continuo aggiornamento dei lavoratori. Per questo la formazione continua rappresenta un pilastro fondamentale per rafforzare la competitività delle nostre imprese da un lato e garantire un’occupazione di qualità dall’altra. La sinergia tra le istituzioni europee, quelle nazionali e le organizzazioni è fondamentale perché, tutti insieme, possiamo costruire un futuro in cui ogni lavoratore, ogni lavoratrice abbia gli strumenti per crescere professionalmente e nel frattempo contribuire alla competitività del nostro Paese e dell’Europa intera».

Anche Roberta Angelilli, vicepresidente della Regione Lazio e assessore allo Sviluppo economico, ha puntato l’attenzione sull’importanza della formazione in quanto, ha detto, «non si possono pensare le attività produttive, le imprese, l’artigianato, tutto il sistema economico senza un adeguato aggiornamento professionale. Mai come oggi, la formazione professionale è un’emergenza perché ci troviamo di fronte a un mondo in continua evoluzione. Pensiamo a tutto il tema della transizione energetica, dell’innovazione, della digitalizzazione, della ricerca che ormai non sono soltanto una questione che riguarda poche imprese, o aree territoriali specifiche, ma riguarda tutti, nessuno escluso. Pensiamo all’artigianato. Qualcuno può pensare che l’artigianato sia fuori dalla necessità delle competenze, dell’innovazione, perché magari è artigianato tradizionale, addirittura artistico. Assolutamente no. C’è il grandissimo tema del “passaggio delle competenze”. Nella nostra regione, se non si garantisce un passaggio di competenze per un settore che rappresenta il 16% delle attività produttive, il rischio di chiusura delle attività è molto alto. Parliamo di microimprese che stanno lavorando bene, che anche nel periodo Covid hanno resistito e che sono assolutamente performanti, ma senza un passaggio di competenze adeguato il rischio di chiusura è molto elevato. La formazione e l’aggiornamento delle competenze, è dunque evidente, sono la priorità, perché le imprese e i lavoratori hanno bisogno di una formazione continua, che sia super aggiornata e che si allinei a quelle che sono le esigenze del mercato. Faccio un esempio, nel Lazio ci sono quasi 600.000 imprese, ma mancano all’appello circa mezzo milione di figure professionali. Alcune di queste non sono proprio disponibili o sono carenti, altre invece necessitano di un aggiornamento che non è sempre disponibile. Quindi un sistema produttivo per essere e per rimanere competitivo ha bisogno tantissimo della ricerca, dell’innovazione, ma soprattutto della formazione, dell’aggiornamento delle competenze».

«I Fondi interprofessionali hanno un ruolo cruciale nel riuscire a trattenere e magari ad attrarre quelli che vengono definiti “i talenti”, che spesso e volentieri fuggono dal nostro Paese – ha detto Dario Montanari, presidente dell’Associazione Nazionale dei Consulenti del Lavoro -. Bisogna riflettere sull’importanza della formazione dei lavoratori in un’ottica di gestione del capitale umano, perché il problema del mantenimento dell’occupazione, della reputazione aziendale, della condizione di utilizzo e tante volte di realizzo e sviluppo nell’attività imprenditoriale è possibile solamente grazie alle risorse umane. Oggi è il capitale umano, se vogliamo usare questa definizione, che permette di fare impresa sia essa produttiva o di servizi».

L’impatto dei Fondi paritari riconosciuti dal ministero del Lavoro è stato rilevante, non solo in termini quantitativi, ma anche qualitativi: la formazione finanziata ha permesso ai lavoratori di acquisire competenze specialistiche nei campi della digitalizzazione, della sostenibilità ambientale e delle nuove tecnologie produttive, contribuendo a migliorare la competitività delle imprese e a prepararle ai cambiamenti del mercato. Con il recente decreto del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali del 9 luglio 2024, sono state introdotte nuove linee guida che influenzeranno la struttura e i criteri di accesso alla terza edizione del Fondo Nuove Competenze.

Per Elvio Mauri, direttore di FondImpresa vi è la necessità di «migliorare il rapporto tra Regioni e Regioni e Regioni e Stato nella formazione. Ci sono aziende, anche grandi, che si trovano spesso spaesate perché gli iter burocratici e di accesso alla formazione dei dipendenti differiscono enormemente da una regione con l’altra. E, capite bene, che per un’azienda che ha sedi diversificate in tutto il territorio nazionale la formazione diventa più una complicanza che un valore aggiunto. I Fondi interprofessionali sono andati perché le regioni facevano fatica a finanziare il funzionamento delle professionalizzazioni. È chiaro che serve una certa unicità, una legislazione certa e univoca perché l’attività dei Fondi abbia davvero un ritorno sull’economia del Paese».

«Oggi, come oggi, i Fondi rappresentano oltre 9,5 milioni di lavoratori e 740 mila imprese. I flussi finanziari garantiti dai Fondi professionali, annualmente, sono dei 400 milioni contro i 140 milioni di tutto il Fondo Sociale Europeo delle regioni che si rivolgono, mediamente, a circa circa un milione di lavoratori ogni anno – ha sottolineato Egidio Sangue, direttore di FondItalia – Quindi abbiamo una struttura consolidata nel tempo che ha garantito risultati consentiti da una legislazione che non esiste. Di fatto, i Fondi professionali, oltre alla norma istitutiva, sono stati volta in volta regolamentati da circolari e da pareri; sostanzialmente, non esiste una normativa univoca e chiara. Quindi il tema è: il lavoro lo sappiamo fare, il sistema ha funzionato, e sta funzionando, molto bene; abbiamo una grande capacità di spesa. Quello di cui ha bisogno è di una serie di regole che lo inquadrino in un sistema più istituzionalizzato, rimuovendo alcuni orpelli inutili che ostacolano il pieno funzionamento dei Fondi».

«I Fondi paritari sono nati per sostenere delle carenze e, una volta tanto, in Italia abbiamo realizzato qualcosa di alternativo che ha trovato una sua funzionalità – ha detto Luca Malcotti, segretario organizzativo Confederale UGL -. Ci troviamo di fronte, come ci hanno raccontato le testimonianze e i dati presentati, a un’esperienza di successo. Quello che ci dobbiamo porre come obiettivo nei prossimi anni è di andare ancora di più in profondità in questa capacità di rilevare e certificare le competenze perché è questo che manca al sistema della formazione».

Per Nicola Patrizi, presidente di FederTerziario, «I fondi interprofessionali rappresentano l’unico ambiente che può fare incontrare domanda e offerta di lavoro, unendo le esigenze dell’impresa con lavoratori formati o in formazione. In tal senso occorre un riposizionamento strategico, anche cambiando la normativa, per pensare a un sistema unitario. È sufficiente pensare alle transizioni che stanno travolgendo alcuni settori industriali e produttivi con il massacro dell’automotive. Ci sono dei lavoratori con competenze che possono essere riutilizzate da altre aziende. Serve un sistema che identifichi le competenze dei lavoratori di un’azienda in crisi per rimetterli sul mercato del lavoro ed essere così impiegati da altre aziende che ne beneficeranno, anche pensando a ulteriori interventi formativi, così da agganciare al tessuto produttivo una forza lavoro che altrimenti è sostanzialmente destinata alla cassa integrazione».

«Il tema della spendibilità delle competenze – ha detto ancora Egidio Sangue, direttore di FondItalia – non è solo importante, ma anche finalizzato a garantire all’impresa, attraverso un meccanismo di attestazione delle competenze già pregresse che l’individuo ha maturato nel corso della vita, una fotografia delle competenze presenti sia in impresa sia all’esterno. Questo elemento consente la programmazione nella formazione delle competenze carenti all’interno di un’organizzazione. Il tema che noi poniamo e che portiamo avanti da due anni, da quando abbiamo lanciato il servizio C+, è quello di innescare un meccanismo virtuoso in cui ovviamente lavoratori e imprese diventano soggetti attivi nella richiesta di formazione».

FederTerziario nel board della Joint Italian Arab Chamber of Commerce

Patrizi: “Grande opportunità per investimenti e promozione delle imprese”.

FederTerziario amplia ulteriormente gli orizzonti della sua azione di supporto agli associati con l’ingresso nel board della Joint Italian Arab Chamber of Commerce che garantirà ulteriori possibilità di rafforzare legami e piani di crescita con i Paesi arabi. Prospettive evidenziate da Nicola Patrizi, presidente dell’organismo datoriale, che ha partecipato all’assemblea generale che si è tenuta oggi a Roma.

La parte araba ha chiaramente espresso la volontà di rafforzare i rapporti attraverso le parole dell’Ambasciatrice della Lega Araba in Italia, Enas Mekkawy – precisa il presidente Patrizi -, e noi siamo pronti, anche con la componente italiana della Camera, per promuovere decisi investimenti in un’area ormai strategica nell’ottica dell’economia mondiale“.

L’ingresso di FederTerziario nel Board dell’organizzazione, con cui peraltro aveva già in passato collaborato per un progetto di cooperazione internazionale con Tunisia, Libano, Palestina, Grecia e Cipro, apre scenari inediti anche per gli associati dell’organismo datoriale.

Vogliamo fare da tramite per offrire ai nostri associati delle opportunità di investimento e promozione, ma anche per attivare possibili collaborazioni imprenditoriali – conclude Patrizi, soprattutto in paesi come l’Arabia Saudita che ormai sono un riferimento internazionale. Parliamo, inoltre, di occasioni di progettualità condivise da sviluppare e di iniziative B2B“.

Nella giornata di oggi, l’Assemblea Generale ha nominato il nuovo board per il quadriennio 2024-2028, che a sua volta ha nominato all’unanimità Pietro Paolo Rampino nuovo Presidente con poteri esecutivi. La nomina di Rampino, già Vicepresidente, conferisce ulteriore impulso all’attività camerale nel segno della continuità di azione. Discusso, inoltre, il Piano Strategico 2024-2028 che vedrà la JIACC assumere un ruolo sempre più centrale nell’assistenza e supporto operativo, consulenziale e di business development ai propri associati impegnati nello sviluppo di progetti di internazionalizzazione presso i mercati arabi e viceversa. L’approvazione del nuovo Piano Strategico è programmata il prossimo mese di gennaio.