Volkswagen-Sindacati: storico accordo. Piano da 10 mld di risparmi

Riduzione dei costi del personale del 20%.
In Germania VW coprirà il sussidio per le auto elettriche tolto dal governo.

Volkswagen ha annunciato di aver raggiunto un accordo sul piano di risparmi “più completo” della sua storia, che riguarderà i principali marchi del gruppo, con una riduzione dei costi del personale del 20%, ma senza licenziamenti forzati.

Si prevede che le misure adottate aumenteranno l’utile dell’azienda di 4 miliardi di euro già l’anno prossimo, con la direzione che spera che i ricavi saliranno a 10 miliardi di euro nel 2026, stando a quanto riporta Autoblog.

L’amministratore delegato del principale marchio Volkswagen, Thomas Schaefer, ha annunciato l’intenzione di realizzare risparmi in estate dopo lunghe trattative con il comitato aziendale dell’azienda.

Secondo la sua presidente, Daniela Cavallo, l’accordo raggiunto rafforzerà la competitività a lungo termine senza danneggiare unilateralmente i dipendenti.

Cavallo ha aggiunto che non sono previsti tagli agli stipendi e che la maggior parte dei risparmi riguarderà aree non direttamente legate al personale.

Oltre ai materiali e ai costi fissi, il piano del gruppo tedesco coprirà le vendite e lo sviluppo del prodotto, con il tempo di sviluppo per i nuovi modelli ridotto a 36 mesi.

Allo stesso tempo, la Volkswagen ha annunciato che pagherà il sussidio a tutti i clienti idonei all’acquisto di un’auto elettrica, a condizione che abbiano effettuato l’ordine entro il 15 dicembre.

L’annuncio dell’azienda è arrivato poche ore dopo che il governo tedesco ha sospeso i bonus per i veicoli elettrificati.

La decisione dell’azienda si applicherà ai clienti privati in Germania che hanno ordinato un veicolo della serie ID idoneo prima del 15 dicembre.

Le auto elettriche consegnate e immatricolate quest’anno riceveranno l’intero sussidio fino a 6.750 euro.

Volkswagen verso tagli e delocalizzazioni

Prevista la riduzione tra i 4.000 ed i 6.000 posti.
Pesano le scelte Ue: aumento tassi di interesse e costi energetici, relazioni commerciali rovinate.

Ridurre i costi di produzione anche attraverso la delocalizzazione delle fabbriche fuori dalla Germania.

Sarebbe il piano di ristrutturazione di Volkswagen voluto dal ceo Thomas Schäfer che, come riferito dal quotidiano economico Handelsblatt, ha dichiarato quanto di seguito:

Dobbiamo migliorare la nostra competitività aziendale, velocizzare la nostra produzione, siamo ancora troppo lenti e complicati”.

Volkswagen, secondo il Ceo, è ancora indietro sull’elettrico e questo pesa anche in Borsa: il titolo VW da dicembre 2023 ha perso il 14%, lunedì è stato quotato poco oltre i 104 euro quando ad inizio anno viaggiava sopra i 140 euro.

Nel 2021, quando venne annunciato il nuovo piano per le auto elettriche, le azioni schizzarono oltre i 240 euro, ma da allora sono cambiate tante cose, in particolare l’aumento esponenziale dei costi energetici.

Su quest’ultimo punto, però, va detto che proprio pochi giorni fa il governo tedesco ha posto al minimo europeo le tariffe energetiche per l’industria al fine di salvare competitività e posti di lavoro (approfondimento al link).

Venerdì i vertici del colosso automobilistico di Wolfsburg, sempre secondo Handelsblatt, dovrebbero ratificare il nuovo piano industriale e sarà fondamentale il via libera del capo del consiglio di fabbrica, Daniela Cavallo.

Italiana di seconda generazione, figlia di calabresi ex operai Vw, Cavallo, 48 anni, è la prima donna alla guida del consiglio di fabbrica della Vw, che rappresenta circa 662mila lavoratori.

Non è quindi sbagliato definirla l’italiana più influente di Germania: siede da due anni sulla poltrona una volta occupata da Bernd Osterloh, a lungo definito da media ed esperti del settore “l’uomo più potente della Volkswagen”.

Cavallo, come Osterloh, ricopre un ruolo delicato: rappresenta i sindacati nel consiglio di amministrazione dell’azienda a partecipazione statale del land della Bassa Sassonia, che detiene una quota di circa il 12%.

La firma di Cavallo sul piano di ristrutturazione sarà determinante ma, come riporta Avvenire, prima dovrà confrontarsi con il potente sindacato IG Metall: il piano di ristrutturazione dovrebbe prevedere tagli tra i 4.000 ed i 6.000 posti di lavoro e dovrebbero riguardare tutti i livelli, dall’operaio allo specializzato, dagli ingegneri all’amministrazione.

Con la riduzione anche dei costi di produzione si dovrebbe arrivare a diminuire i costi complessivi di circa 10 miliardi di euro.

Il piano dovrebbe essere realizzato entro 36 massimo 50 mesi e tra le misure da adottare c’è anche un incremento delle delocalizzazioni degli stabilimenti industriali.

La produzione e le attività presenti in Germania potrebbero essere trasferite in altri Paesi europei in grado di gestire meglio l’approvvigionamento energetico, come ad esempio quelli dell‘Europa sud-occidentale o le zone costiere del nord Europa, dotate di impianti di rigassificazione e terminal per l’accesso facilitato ad esempio al gas liquefatto.

Possibili candidati sarebbero Spagna e Portogallo, così come il Belgio o altri Stati in cui sono presenti altri stabilimenti del gruppo.

Dal 2012 al 2022 i veicoli prodotti all’estero dai colossi tedeschi come Volkswagen, Mercedes-Benz, Bmw e Opel sono passati da 8,6 milioni a oltre 10 milioni e, secondo la confindustria tedesca (Bdi), la quota di veicoli prodotti all’estero è destinata a salire.

Il settore automotive, secondo l’ultimo rilevamento dell’Ufficio di statistica di Wiesbaden di settembre 2023, in un anno ha subito un calo produttivo del 9%.

Molteplici i fattori, a partire dall’aumento dei prezzi dell’energia, dei tassi di interesse, ma anche dalla flessione degli scambi con i principali mercati di esportazione della Germania, a partire dalla Cina.

Insomma, le scelte fatte dall’Ue stanno hanno causato i problemi appena citati e stanno mettendo fortemente in crisi la propria industria.