Italia, tutto chiuso…o quasi. Gli sbarchi non si fermano

L’Italia è zona rossa.
Si chiude tutto per decreto, tranne Borsa e sbarchi.

L’Italia dichiara lo stato d’emergenza, siamo sul filo dello shutdown (approfondimento al link) ed il governo, per decreto, chiude tutto.

O meglio, quasi tutto.

Chiudono le scuole, i cinema, i musei, le attività sportive, i negozi e le attività commerciali. Le persone devono rispettare determinati standard di sicurezza: vietati i contatti ravvicinati, le uscite di casa senza motivo o in compagnia di altre persone.

Non chiude, invece, la Borsa (approfondimento al link), lasciandoci facili prede di speculatori.

Come se già questo non fosse abbastanza disarmante, scopriamo che anche gli sbarchi rimangono aperti.

Per farla breve, la storia è questa: tra l’1 ed il 2 febbraio il direttore dei Centri africani per il controllo delle malattie, John Nkengason, e la Società internazionale per le malattie infettive danno l’allarme dell’alto rischio di contagio da coronavirus in Africa (approfondimento al link). Ciò nonostante, gli sbarchi continuano ininterrottamente fino alla fine di febbraio, sottoponendo quindi la popolazione italiana ad un rischio sanitario (ricordiamo che il coronavirus ha un periodo di incubazione pari a 2 settimane, nelle quali si è asintomatici ma contagiosi).

L’Italia entra in crisi da coronavirus fino a diventare zona rossa; Romania, Nigeria e via via altri Stati chiudono le frontiere agli italiani, ormai diventati gli untori del mondo. Gli sbarchi si interrompono per circa un paio di settimane.

Ecco però che, in data giovedì 12 marzo, ne sbarcano 57; ed in data venerdì 13 marzo altri 128 (fonte: Ministero degli Interni).

È dunque palese che il business dell’immigrazione non si ferma e che mentre il governo, da una parte, fa decreti tramite i quali elargisce 500/600 euro a partite iva e liberi professionisti (è possibile mantenere una famiglia con una tale somma senza lavorare?) obbligati dallo Stato stesso alla sospensione delle attività, dall’altra continua a sopportare il costo di circa 1.100 euro al mese per ogni immigrato.

Autore: Francesco Puppato

Vive in Polonia dove si occupa di Controllo di Gestione per gli stabilimenti polacchi di una holding italiana; parla quattro lingue (italiano, inglese, polacco e francese) ed ha precedentemente lavorato nel dipartimento finanziario della Holding Orange1. Laureato in "Economia Aziendale" con indirizzo in "Management ed Organizzazione", ha poi conseguito i Master in "Gestione delle Risorse Umane ed Organizzazione del Lavoro", "Controllo di Gestione" e "Diritto Bancario". È "Coach certificato" e vanta corsi in "Business Plan", "Project Management secondo gli standard internazionali" e "Tempi e Metodi". Inoltre, ha il "patentino Bloomberg", l'"Europass Mobilità" e l'"ECDL". Dal 2015 al 2020 ha curato la rubrica "About economy and Social Equity"  per la rivista "Economia - ecaroundworld", dal 2017 al 2019 ha collaborato con "Wall Street Italia", nel 2019 con "Economista.info" mentre dal 2020 collabora con "Wall Street Cina", "Gazzetta Italia" e "Polonia Oggi", dal 2021 con "RisorseUmane-HR". Founder di "General Magazine".

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