Numeri in crescita e obiettivo benessere: ecco il turismo sostenibile di Ecoluxury 2024

In Italia si stimano 215 milioni di presenze turistiche ed una spesa di 62 miliardi di euro. L’effetto cicloturismo è di 7,5 milioni di viaggiatori e 9,4 miliardi di euro.

Il turismo sostenibile e di alta gamma è, anche quest’anno, protagonista di Ecoluxury Fair, la fiera internazionale che per l’edizione 2024 è stata organizzata allo Spazio Field di Palazzo Brancaccio a Roma ed è giunta al suo settimo anno. In generale, i numeri del turismo in Italia continuano a crescere: dalle ultime rilevazioni Eurispes si stimano 215 milioni di presenze ed una spesa che, tra stranieri e italiani, si attesterebbe sui 62 miliardi di euro. I visitatori dall’estero, soltanto nel mese di agosto di quest’anno, sono stati circa 40 milioni e hanno mosso un giro d’affari corrispondente a più di sei miliardi e mezzo di euro. Il turismo di alta gamma costituisce ormai un comparto consolidato, che nel nostro Paese vale un quarto della spesa turistica totale (circa 25 miliardi) e che in Europa raggiunge quota 170 miliardi di euro, con un potenziale ancora inespresso che potrebbe arrivare a 520 miliardi di euro (dati Eccia – European Cultural and Creative Industries Alliance).

A fare gli onori di casa il CEO di Viaggi dell’Elefante e patron di Ecoluxury Enrico Ducrot, che nel suo messaggio di benvenuto ha sottolineato: “Oggi tutti i processi industriali e commerciali sono strettamente connessi alla sostenibilità. Anche il mondo del turismo si sta adeguando a questo tipo di obiettivi e può avere un ruolo centrale, soprattutto se consideriamo la sua funzione di raccordo tra territorio, trasporti e produzioni artigianali, agroalimentari o enogastronomiche. Siamo davanti a transizioni molto complesse e il turismo di lusso può esserne motore propulsivo, anche come laboratorio da cui trarre le risorse per portare avanti le transizioni stesse. Parliamo di viaggi legati all’autenticità e ad un posizionamento del settore dell’alta gamma che può supportare le amministrazioni territoriali a gestire i processi ed a governare i flussi, anche di fronte a fenomeni come l’overtourism. Se da una parte, infatti, il rischio è che si venga a creare una vera e propria emergenza identitaria, dall’altra è la sinergia tra turismo, esperienze di alta gamma e Istituzioni che può riuscire a proteggere, preservare e promuovere davvero i territori”.

La sostenibilità è stata un tema centrale del Forum della fiera, durante il quale l’AD di Enit Ivana Jelinic ha posto l’accento sul fatto che, anche nell’attività di promozione, “il tema è crescente, soprattutto in alcune aree del mondo particolarmente sensibili a questi argomenti, come Nord Europa e Nord America. È chiaro quindi che sta passando un messaggio culturale forte, che ci porta ad introdurre sempre più elementi in base ai quali veniamo percepiti in maniera sostenibile. Bisogna avere una visione, ma di carattere pragmatico e non ideologico”, ha aggiunto Jelinic.

Secondo l’assessore ai Grandi Eventi, Sport, Turismo e Moda del Comune di Roma Alessandro Onorato, poi, “la nuova generazione di viaggiatori vuole abbinare la qualità alla sostenibilità. Il turismo luxury, unito a una visione responsabile dell’ambiente, rappresenta un segmento fondamentale per lo sviluppo della nostra città. È un settore in forte espansione e lo dimostrano i numeri in continua crescita della fiera Ecoluxury, che quest’anno ha il 30% in più di partecipanti stranieri. I grandi brand dell’hotellerie internazionale hanno puntato con decisione sulla nostra città, grazie a una costante interlocuzione con la nostra Giunta generando un clima di rinnovata fiducia sulle prospettive future della Capitale. Quando siamo arrivati Roma aveva un terzo dei posti letto cinque stelle di Milano, a fine mandato ne avremmo il doppio. Queste nuove aperture di lusso, oltre che attirare fasce alto spendenti di turisti e generare un’occupazione più remunerata, si traducono anche con una riqualificazione dei quartieri dove le strutture aprono per gli enormi investimenti che le grandi catene alberghiere garantiscono. Recupereremo così il fascino perso di via come via del Corso, via Veneto o piazza San Silvestro”.

Durante la discussione spazio anche alle ultime novità nel mondo del turismo del benessere, come il fenomeno “JOMO”, illustrato dall’autore e docente Alessio Carciofi: “la Joy of Missing Out è un contesto nel quale il distacco dalla frenesia digitale e il focus sul presente permettono di rigenerare corpo e mente. Queste tendenze stanno trasformando il turismo e il grande mercato del benessere. Il desiderio è quello di staccare e di riconnettersi a livello sociale, perché di fronte al grande allarme sull’isolamento, specialmente per fasce come la Generazione Z, diventa importante vivere esperienze di viaggio in cui ci si allontana dalla quotidianità e si ristabiliscono le relazioni”.

Intanto anche dal mondo del cicloturismo arrivano dati che mostrano la rapida diffusione della pratica. Se, infatti, nel 2022 sono stati 6,3 milioni i turisti che hanno utilizzato la bicicletta durante le vacanze in Italia, producendo una spesa di 7,4 miliardi di euro, il cicloturismo ha fatto un ulteriore balzo in avanti nel 2023, con 7,5 milioni di viaggiatori-ciclisti e una spesa totale di 9,4 miliardi di euro. A rimarcarlo è anche il presidente dell’osservatorio Bikeconomy, Gianluca Santilli: “Il comparto cresce del 30-35% l’anno e lo fa in modo totalmente spontaneo. Il cicloturista, poi, ha un profilo alto spendente ed è un genere di viaggiatore che ama scoprire i territori. Per rendere l’idea, gli stranieri in Italia arrivano a spendere anche 10mila dollari a settimana. È senza dubbio un comparto sano e sostenibile”.

La rivoluzione del benessere è rappresentata anche dal “Mindtrek”, ossia la combinazione tra il trekking e la meditazione. Secondo Guido Freddi, ideatore della disciplina, oltre che antropologo culturale specializzato in neuroscienze e buddhismo tibetano, “il Mindtrek è un modo di camminare nella natura a un ritmo tranquillo ma consapevole, che ci riporta nel presente attraverso l’attenzione all’ambiente, al corpo e alla mente, con il fine di risvegliare un senso di autentico benessere e integrazione tra sé e il mondo”.

Numeri dai quali emerge chiaramente quanto il turismo del benessere goda di ottima salute e sia in costante espansione. Il Global Wellness Institute stima una crescita del settore a un ritmo medio annuo del 16,6% fino al 2027, con un valore che per questo segmento di mercato è di un trilione di dollari su scala mondiale, 285 miliardi di dollari a livello europeo e, secondo il Global Wellness Economy Monitor, circa 16 miliardi di dollari in Italia, dove si è passati dai 7,5 miliardi di dollari del 2020 ai 15,7 miliardi del 2022, con un tasso annuale di crescita pari al 45%.

Paura di “essere tagliati fuori”? Forse soffrite di FOMO

È la fobia dei social network.
Come riconoscerla e come uscirne, passando alla JOMO.

Nell’attuale società iperconnessa dove regnano i social network, è un attimo sentirsi tagliati fuori.

La paura di essere in qualche modo esclusi genera senso di inadeguatezza, di non essere all’altezza, finendo magari anche in uno stato depressivo.

È bastato che i tre social networks di Mark Zuckerberg, Facebook, Instagram e Whatsapp non funzionassero per qualche ora il 4 ottobre di quest’anno, che tutti gli utenti hanno iniziato ad andare in panico.

La prima reazione è stata quella di riversarsi su Twitter cercando di capire se il problema fosse comune o inerente al singolo utente.

Questa paura, che si può definire fobia, prende il nome di FOMO: Fear Of Mising Out, ovvero appunto la paura di essere tagliati fuori.

Controllare lo smartphone appena ci si sveglia e come ultima cosa prima di andare a dormire, l’ansia di non perdere una notifica, percepire uno stato di frustrazione dai vari post, sono i sintomi della FOMO.

Lo scienziato sociale dell’Università di Oxford Andrew Przybylski, uno dei primi a studiare questa fobia, la descrive come una forma di ansia sociale che scaturisce dalla paura compulsiva di essere esclusi dalle vite degli altri.

Da sempre l’uomo ha cercato interazioni con gli altri individui, il che non è affatto un male, ma da quando abbiamo sempre in tasca lo smartphone come finestra sul mondo, questo istinto è stato esasperato fino alle sue estreme conseguenze. Ne deriva una vera e propria dipendenza dai social network che ci fa sentire quasi obbligati a controllare il telefono in continuazione per essere sempre aggiornati su tutto: addirittura 150 volte al giorno in media, stando a quanto sostengono alcuni studi.

Molto spesso, però, quello che vediamo sui social anziché aiutare il nostro livello di felicità genera un senso di sconforto, legato al fatto che le vite degli altri ci sembrano sempre più piene della nostra.

Non si parla di FOMO se l’esigenza è quella di essere aggiornati su ciò che accade nel mondo (cosa positiva), ma se questa viene vissuta in forma estrema portando, appunto, ansia di essere tagliati fuori.

Uno dei momenti più delicati è l’adolescenza dove i social network, per stare al passo con gli altri e sentirsi pari del gruppo, possono passare da utile canale di comunicazione a fonte di stress da cui è impossibile svincolarsi.

Lo stesso vale per i momenti in cui viviamo periodi di stallo e/o di insoddisfazione familiare o lavorativa o per chi ha poco autocontrollo e non riesce gestire le emozioni come dovrebbe.

I social influenzano in modo significativo questi stati d’animo perché nella storia l’uomo non è mai stato esposto a così tanti stimoli come al giorno d’oggi e la comunicazione non è mai stata così facile, economica e immediata.

Per capire se si soffre di FOMO, i sintomi sono i seguenti:

  • Ogni mattina, al risveglio, avere come primo pensiero quello di accendere il telefono;
  • Tenere gli occhi incollati allo smartphone mentre si mangia;
  • Tenere il telefono sotto mano anche quando si è ormai a letto in pigiama;
  • Sentirsi quasi obbligati a pubblicare post o stories a intervalli regolari;
  • Sentirsi inferiori agli altri quando non si ha niente di interessante da postare;
  • Temere, senza un motivo valido, di essere escluso dal gruppo dei pari;
  • Farsi prendere dal panico se non c’è campo o il telefono si spegne;
  • Avere l’impressione che gli altri siano sempre più felici, amati e di successo;
  • Rimuginare in continuazione su ciò che si vede nei social;
  • Non riuscire a liberarsi dallo scrolling compulsivo, anche se non dà alcuna soddisfazione.

Per combattere questa fobia, invece, si parla di JOMO: Joy of Missing Out, ovvero la felicità di staccare dal mondo e prendersi dei momenti per sé stessi, cosa che ormai sembra un privilegio.

Ne parla un articolo del 2018 pubblicato sul New York Times, di seguito citato:

Si può dire che io abbia avuto l’illuminazione quando, nel bel mezzo di un volo per Los Angeles – e di una giornata lavorativa newyorkese fitta di impegni – il WiFi ha smesso di funzionare. Nell’arco di pochissimo tempo sono successe due cose molto bizzarre. La prima: non sono precipitato a terra. La seconda: dopo essermi ripreso dalla rabbia e dall’implosione iniziale, ho lavorato con un’intensità e una produttività che non mostravo da secoli”.