Caro-bollette: prezzi al dettaglio +38,5 miliardi

Aumenti di luce e gas ricadono sui prodotti.
Da imprese e commercianti costi a cascata sui consumatori.

Prezzi al dettaglio a gennaio in aumento di 38,5 miliardi di euro per le famiglie.

A riportare la notizia è “Tgcom24” che, citando il report di Assoutenti sulla base dei dati Istat in merito all’inflazione, fa notare come i prodotti abbiano risentito dei costi di luce e gas che son o letteralmente schizzati.

Com’è normale che accada, senza un intervento dello Stato, imprese e commercianti hanno scaricato a cascato i costi sui consumatori.

Italia ultima in Europa per numero di figli

A rischio il ricambio generazionale.
E lo Stato cosa fa per aiutare?

In continuo calo la natalità in Italia, tanto da collocarci all’ultimo posto in Europa.

A lanciare l’allarma, come riporta “Notizie.it”, è Gian Carlo Blangiardo, presidente dell’Istat, che ospite di “Buongiorno” a “Sky TG24” ha dichiarato quanto di seguito:

Riguardo il tema della natalità è evidente che stiamo vivendo un momento critico: nel 2020 abbiamo avuto 405mila nati, nel 2021 il bilancio finale sta per uscire, saremo certamente al di sotto ancora di questo valore. Un Paese con 60 milioni di abitanti non può avere meno di 400mila nati, perché vuol dire veramente non avviare il processo di ricambio generazionale.

Dallo Stato, però, gli aiuti per per contrastare questo problema sono pochi o nulli, con la disoccupazione elevata ed i giovani costretti a rimanere in casa dei genitori senza la possibilità di farsi una famiglia, senza considerare i forti aumenti inerenti a tasse ed imposte (approfondimento al link), a fronte di un PIL che cresce tra gli ultimi in Europa e dei salari che sono addirittura decresciuti diminuendo il potere d’acquisto (immagini sotto).

La Polonia, per esempio, ha attuato delle politiche per incentivare sia le nascite (500 zloty al mese per ogni figlio, che facendo n paragone sarebbe circa come ricevere 250 euro in Italia, fino al compimento dei 18 anni) che la permanenza dei giovani senza che siano costretti ad andare all’estero (esentasse per le aziende fino ai 26 anni – approfondimento al link).

Italia: occupazione sotto media Ue anche per laureati

Circa 5% in meno.
Divario soprattutto nei giovani.

La soglia occupazionale italiana è sotto la media Ue.

A riportarlo il dato è l’Istat nel suo report “Ritorni occupazionali dell’istruzione anno 2020”, indicando più recisamente che tra i diplomati la media occupazionale Ue è pari al 75,7% mentre in Italia si ferma al 70,5%.

Non va meglio ai laureati, che nella media Ue hanno una soglia occupazionale dell’85,5% ed in Italia solo dell’80,8%.

Il report evidenzia inoltre come la differenza nella soglia occupazionale si accentui tra le giovani generazioni, indipendentemente dal livello di istruzione, e diventi addirittura massima per chi è appena uscito dal percorso formativo.

Record di povertà degli ultimi 15 anni

I dati preliminari Istat evidenziano un incremento della povertà assoluta sia per famiglie che per individui.
Nel 2019 si erano registrati dei miglioramenti, ma ora si torna ai dati del 2005.

Il 2019 aveva fatto registrare dei miglioramenti in merito alla povertà assoluta, dopo 4 anni consecutivi di aumento.

Le stime preliminari dell’Istat per il 2020, però, evidenziano che l’incidenza della povertà assoluta sia tornata a salire; e lo fa sia in termini familiari che individuali.

A livello familiare la soglia passa dal 6,4% al 7,7% che equivale ad un numero di famiglie superiore ai 2 milioni; a livello individuale, invece, si passa dal 7,7% del 2019 all’attuale 9,4%, che in numeri significa circa 5,6 milioni di individui.

La povertà assoluta torna dunque a raggiungere i livelli negativi del 2005.

Spostando lo sguardo sulla spesa per consumi, vediamo che anche in questo caso nel 2020 si è registrato un drastico calo.

Come dice l’Istat, nel 2020 la spesa media mensile è infatti tornata ai livelli del 2000, toccando quota 2.328 euro che equivale ad un -9,1% rispetto al 2019.

A rimanere stabili sono solo le spese alimentari e quelle inerenti all’abitazione; risultano in diminuzione le spese per tutti gli altri beni e servizi che calano addirittura del 19,2%.

Fermo anche il mercato dell’auto (approfondimento al link).

Economia sommersa ed illegale: per l’Istat vale l’11,9% del Pil

In calo rispetto al passato, sono ancora 211 i miliardi di euro che sfuggono al fisco.

L’11,9% del Pil.

Questo è quanto valgono, stando ai dati Istat, l’economia sommersa e le attività illegali.

Benché il dato risulti in calo rispetto al passato, la quota è ancora alta; più precisamente, stima sempre l’Istituto di statistica, si parla di 211 miliardi di euro.

L’anno di analisi è il 2018 che, rispetto al 2017, presenta un calo di 3 miliardi di euro. Il trend viene dunque confermato in discesa dopo il picco registrato nel 2014 e che valeva il 13% del Pil.

Nel dettaglio, l’economia sommersa ammonta a 192 miliardi di euro mentre le attività illegali a 19 miliardi di euro.