Stellantis: cambi ai vertici italiani

Pastore nuovo managing director Brand Premium.
Bressan nuovo marketing officier.

Francesco Pastore è il nuovo managing director dei Brand Premium di Stellantis Italia, e Stefano Bressan è il nuovo marketing officer di Stellantis in Italia.

Pastore, 49 anni, guiderà la strategia e lo sviluppo dei marchi premium portando innovazione e crescita sostenibile, spiega una nota del gruppo automobilistico. Come riporta Reuters, subentra al posto di Raffaele Russo, che ha assunto un nuovo incarico all’interno della struttura europea di Stellantis.

Bressan, 42 anni, è entrato, nel 2010, nel gruppo Fiat. In Stellantis ha lanciato e guidato l’evoluzione digitale dell’e-commerce, per poi approdare, nel 2024, al marchio italiano Alfa Romeo come responsabile del marketing.

Stellantis: azionisti Usa fanno causa dopo i risultati deludenti

L’accusa è di aver occultato l’aumento delle scorte ed altre debolezze.
L’azione legale riguarda anche il Ceo Carlos Tavares e la Cfo Natalie Knight.

Stellantis è stata citata in giudizio da alcuni azionisti negli Stati Uniti secondo i quali la casa automobilistica li avrebbe ingannati nascondendo l’aumento delle scorte e altre debolezze, prima di pubblicare risultati deludenti che hanno fatto scendere il prezzo del titolo.

La denuncia, depositata ieri presso il tribunale federale di Manhattan, sostiene che Stellantis avrebbe gonfiato artificialmente il prezzo del titolo per gran parte del 2024 facendo valutazioni “eccessivamente positive” su scorte, potere di determinazione dei prezzi, nuovi prodotti e margine operativo.

Gli azionisti hanno detto che la verità è emersa il 25 luglio, quando Stellantis ha comunicato che l’utile operativo adjusted del primo semestre è sceso del 40% a 8,46 miliardi di euro, sotto gli 8,85 miliardi di euro previsti dagli analisti.

In una dichiarazione inviata via e-mail a Reuters, Stellantis ha dichiarato quanto di seguito:

Questa causa è priva di fondamento e la società intende difendersi vigorosamente“.

Il gruppo, nato nel 2021 dalla fusione di Fiat Chrysler e della francese Psa con i suoi 14 marchi che comprendono, tra i vari, Alfa Romeo, Citroen, Dodge, Jeep, Maserati, Opel, Peugeot e Ram, inoltre, ha detto che il margine di utile operativo adjusted è sceso al di sotto del suo obiettivo a doppia cifra per l’intero anno.

Il titolo quotato negli Stati Uniti è sceso di 1,94 dollari, pari al 9,9%, a 17,66 dollari nelle due sedute successive all’annuncio.

L’azione legale riguarda anche il Ceo Carlos Tavares e la Cfo Natalie Knight.

Stellantis: incentivi all’esodo per chiudere gli stabilimenti in Italia

Trasferimento della produzione al’estero e stabilimenti chiusi o riqualificati.
86mila lavoratori coinvolti.

Dipendenti Stellantis in pensione fino a 4 anni prima.

Un incentivo all’esodo che il gruppo automobilistico franco-italiano ha messo a punto per svecchiare le maestranze (più una scusa, dato che gli incentivi partono dai 35 anni), ma soprattutto per chiudere gli stabilimenti in Italia.

In assenza dei contratti di espansione, non più rinnovati da quest’anno dal governo, la multinazionale dell’automobile, che porta in grembo anche i marchi italiani Fiat, Alfa Romeo, Lancia e Maserati, ha deciso di fare da per conto suo.

Il prossimo 2 aprile si aprirà un tavolo tecnico fra governo e Stellantis per discutere del futuro degli stabilimenti in Italia, ma l’accordo coi sindacati per mandare in pensione migliaia di dipendenti a partire da 63 anni di età è già stato siglato con tutte le maggiori sigle sindacali.

Al di là del futuro dell’assetto produttivo di un segmento importante come l’automotive, vediamo come si svolgeranno gli esodi volontari dei lavoratori di Melfi, Mirafiori, Pomigliano e Cassino.

L’intesa raggiunta fra Stellantis ed i sindacati riguarda tutti i dipendenti prossimi alla pensione e quelli che intendano intraprendere nuovi percorsi professionali al di fuori del gruppo.

L’obiettivo dell’accordo, come spiega Stellantis, è quello di seguito:

Definire il quadro di riferimento per le intese che saranno realizzate nelle prossime settimane nelle diverse realtà aziendali finalizzate ad adeguare i livelli occupazionali ai cambiamenti dei processi aziendali proponendo ai lavoratori soluzioni condivise”.

Tradotto, come riporta InvestireOggi: la produzione sarà gradualmente trasferita all’estero e gli stabilimenti chiusi o riqualificati.

In altre parole, la produzione di automobili in Italia, dopo più di un secolo, andrà a sparire.

In un contesto sempre più competitivo e di costi elevati da sostenere per la manodopera, la risposta del gruppo automobilistico, pur in assenza degli incentivi previsti fino al 2023 dai contratti di espansione, è la delocalizzazione verso Paesi a basso costo del lavoro.

Interessati al bonus sarebbero, secondo le prime stime sindacali, circa 17mila dipendenti, ovvero circa il 20% della forza lavoro del gruppo Stellantis che in Italia impiega circa 86mila lavoratori.

Non è detto che tutti aderiscano all’esodo volontario, ma le premesse e le attese sono favorevoli, soprattutto fra coloro ai quali mancano pochi anni per raggiungere il diritto alla pensione.

Nel dettaglio, l’incentivo offerto da Stellantis è promettente.

Coloro che matureranno i requisiti entro i prossimi 4 anni, riceveranno per i primi 2 anni un importo tale da raggiungere insieme alla Naspi il 90% della retribuzione, mentre per i successivi 2 anni sarà corrisposto un importo pari al 70% della retribuzione più un’ulteriore somma equivalente ai contributi previdenziali da versare nei 24 mesi mancanti.

Per i lavoratori ai quali mancano più di 4 anni alla pensione verranno proposte altre forme di incentivo per lasciare l’azienda in base all’età:

– fra i 35 e i 39 anni, 12 mensilità più 20 mila euro;

– fra i 40 e i 44 anni, 18 mensilità più 20 mila euro;

– fra i 45 e i 49 anni, 24 mensilità più 30 mila euro;

– fra i 50 e i 54 anni, 30 mensilità più 30 mila euro;

– dai 55 anni in su, 33 mensilità più 30 mila euro.

Coloro che, invece, hanno già maturato i requisiti per andare in pensione potranno beneficiare di un bonus pari a 6 mensilità.

Insomma, scivolo dorato per i dipendenti Stellantis prossimi alla pensione. Per chi è più lontano dal ritiro, bonus fino a 80 mila euro.

Per Stellantis, l’importante è chiudere la produzione in Italia.

Accordo multimiliardario tra Stellantis e Sixt

La società di noleggio auto potrà acquistare fino a 250.000 veicoli entro il 2026.
Possibili anche ulteriori collaborazioni.

Stellantis e Sixt annunciano di avere raggiunto un accordo multimiliardario, in base al quale il fornitore di servizi premium di mobilità potrebbe acquistare fino a 250.000 veicoli per la sua flotta di noleggio in Europa ed in Nord America nei prossimi tre anni.

Le prime consegne avverranno già nel corso del primo trimestre del 2024 e proseguiranno durante l’anno.

I clienti Sixt, si legge in una nota, potranno beneficiare di un’ampia gamma di veicoli dei brand Stellantis, tra cui Alfa Romeo, Chrysler, Citroën, Dodge, Ds Automobiles, Fiat, Jeep, Lancia, Opel, Peugeot, Ram, Vauxhall e Maserati.

La fornitura a Sixt comprenderà un’ampia gamma di segmenti, dalle city car ai Suv, ai furgoni e minivan (compresi quelli a 7 e 9 posti), oltre a una vasta scelta di tipologie di motorizzazione (inclusi i veicoli elettrici a batteria) dotati delle più recenti innovazioni nel software e nell’infotainment.

Inoltre, Stellantis e Sixt valuteranno potenziali opportunità di partnership in altre aree del mondo, con il supporto di Mobilisights, la società di data as a service (DaaS) di Stellantis che fornisce e sviluppa pacchetti di dati per la creazione e la concessione in licenza di prodotti, applicazioni e servizi innovativi business-to-business che saranno messi a disposizione di Sixt.

Carlos Tavares, Ceo di Stellantis, stando a quanto riporta Ansa ha dichiarato quanto di seguito:

Grazie all’importante accordo stipulato oggi con Sixt manteniamo il nostro impegno di offrire ai clienti una mobilità pulita, sicura ed economicamente accessibile, avvalendoci di veicoli e tecnologie all’avanguardia. Con i nostri brand iconici, offriamo vetture che soddisfano ogni esigenza, prezzo e stile di vita. Questa partnership con Sixt consente agli attuali e potenziali clienti dei nostri brand di beneficiare delle tecnologie più avanzate in termini di propulsioni e connettività del veicolo, oltre ad un comfort di alto livello. Questo accordo rappresenta un ottimo banco di prova e ci permetterà di proseguire nella nostra trasformazione in un’azienda tecnologica di mobilità sostenibile”.

Gli fa eco Konstantin Sixt, Co-Ceo di Sixt:

Questa collaborazione, con un partner completo e all’avanguardia, rafforza la promessa di voler offrire ai nostri clienti la migliore soluzione per soddisfare tutte le loro esigenze di mobilità e ci consente di accelerare la nostra strategia ‘Expect Better’, dopo aver registrato una crescita globale del fatturato di quasi il 20% nei primi nove mesi del 2023. Questa ambizione riguarda sia i paesi europei sia gli Stati Uniti, il più grande mercato del noleggio al mondo e il più importante mercato per la crescita della nostra azienda”.

Stellantis: sempre meno made in Italy

Il baricentro della produzione è ormai in Polonia.
Elettrico in Spagna. Investimenti in Algeria e Turchia.

C’è sempre meno made in Italy nei piani di Stellantis.

Come riporta Il Sole 24 Ore, il numero di vetture prodotte nel Bel Paese dal megagruppo franco-italo-americano è, purtroppo, in costante calo.

Tychy, in Polonia, sarà la sede dove prenderà vita la Fiat 600, ovvero l’auto che Fiat non può permettersi di sbagliare.

E lo stesso vale per il prossimo suv compatto firmato Alfa Romeo, che verrà appunto prodotto in Polonia, Paese ormai diventato il nuovo baricentro produttivo e nel quale sta andando in scena anche la produzione della nuova Jeep Jeepster elettrica, anche nota come JJ o 516 per il nome del progetto interno.

Come visto poco tempo fa, Stellantis ha investito 200 milioni in Algeria (approfondimento al link) mentre la Fiat Tipo, una di quelle che insieme all’Alfa Romeo Giulia di rappresentanza (approfondimento al link) il Governo Meloni ha scelto nella svolta del parco macchine delle auto blu (approfondimento al link) cercando di usare solo marchi Made in Italy, sarà prodotta in Turchia.

Nel 2024, invece, sarà lanciata la nuova generazione elettrificata nella fabbrica ex Opel di Saragozza, in Spagna.

Sempre in merito al futuro dell’elettrico, a Melfi saranno costruite le medie di domani dei marchi Opel, Ds e Lancia: tutti però considerati modelli di nicchia, non quindi produzioni in grande scala.

A restare in Italia saranno inoltre la Fiat 500 elettrica, prodotta a Mirafiori, l’Alfa Romeo Tonale e la gemella Dodge Hornet, entrambe prodotte a Pomigliano.

Resta poi la produzione di vetture datate come la Jeep Renegade, superata dalla Jeep Avenger che verrà prodotta sempre a Tychy, in Polonia.