FondItalia: Stanziati 8 milioni per formazione lavoratori e spendibilità competenze maturate

Aperto il nuovo Avviso FEMI e partecipazione al Fondo Nuove Competenze – 3° edizione.
Nel 2024, circa 900 i Progetti approvati per oltre 800mila ore di formazione.

Sono stati circa 42mila i lavoratori che hanno beneficiato, nel corso di quest’anno, di percorsi formativi per migliorare le proprie competenze, per un totale di oltre 3.200 imprese coinvolte. Questi i numeri 2024 dell’attività di FondItalia, Fondo Interprofessionale per la formazione continua che, per il 2025, ha già messo a disposizione otto milioni di euro (con l’impegno, come di consueto, di deliberare incrementi periodici delle risorse sulla base dei trasferimenti INPS che si renderanno disponibili nel corso dell’anno) per progetti di formazione legati soprattutto alle tematiche “green” e “tecnologiche”, che, secondo i dati dell’analisi annuale di Excelsior-Unioncamere “Previsioni dei fabbisogni occupazionali e professionali in Italia”, dovranno avere i quasi 4 milioni i lavoratori che serviranno alle imprese -pubbliche e private- entro il 2028.

«I Fondi interprofessionali lo ripetono ormai da anni –sottolinea Francesco Franco, presidente di FondItalia-: la formazione costante e di qualità dei lavoratori in impresa va considerato uno strumento improrogabile per il sistema economico del Paese. La necessità urgente è quella di aumentare le risorse economiche a disposizione per la formazione, così da consentire la realizzazione di percorsi altamente qualificati per imprese e lavoratori e la messa in trasparenza delle competenze maturate, così da facilitare l’incontro domanda-offerta». A dicembre 2024, FondItalia ha approvato poco meno di 16 milioni di euro che hanno permesso di finanziare circa 900 Progetti formativi rivolti a 42mila lavoratori di 3.200 imprese aderenti, per un totale di 872mila ore di formazione.

Per il 2025, con la pubblicazione dell’Avviso FEMI 2025.01 per il finanziamento di attività di formazione continua a favore delle Imprese aderenti al Fondo e ai Conti di Rete, FondItalia ha incrementato la dotazione economica iniziale a otto milioni di euro (+1 milione di euro rispetto al I Sportello dell’Avviso FEMI 2024.01). L’Avviso, con procedura a Sportello, interviene su alcune tematiche specifiche, quali: aggiornamento e mantenimento delle competenze; adozione di nuovi modelli di gestione aziendale (risorse umane, qualità, tecniche di produzione) ed amministrazione, sviluppo delle abilità personali, introduzione di elementi di innovazione tecnologica e digitale, incremento della conoscenza del contesto lavorativo e delle competenze linguistiche, supporto all’internazionalizzazione e green economy.

Quattro gli assi formativi: Progetti formativi aziendali, in linea con le esigenze espresse da una sola impresa; Progetti formativi interaziendali, ossia un progetto formativo in linea con le esigenze formative espresse da più imprese, e Progetti formativi individuali finanziabili mediante voucher, ossia la partecipazione a percorsi a scelta individuale di alta formazione o specialistica, erogata da specifici Enti erogatori in linea con le esigenze espresse da una o più imprese. Previsto anche il quarto asse – Asse FNC – per il finanziamento di Progetti formativi che intenderanno avvalersi dell’intervento del Fondo Nuove Competenze – Competenze per le Innovazioni, lo strumento di politica attiva giunto al suo terzo anno di vita, finanziato con 730 milioni di euro dal PN Giovani, Donne e Lavoro (FSE+ 2021/2027) che, in questa edizione, si concentra su transizione digitale, sostenibilità ed economia circolare, green e welfare aziendale, offrendo finanziamenti per adattare le competenze dei lavoratori alle nuove sfide produttive. Il Fondo Nuove Competenze rimborsa il costo delle ore di lavoro destinate alla frequenza di percorsi formativi (costo orario finanziato per un indicativo 60% della quota retributiva e per il 100% della quota contributiva) in aziende disponibili a stipulare un accordo sindacale che preveda una rimodulazione dell’orario di lavoro dei dipendenti, destinando una parte delle ore alla formazione, mentre FondItalia concorrerà -per tutte le imprese aderenti al Fondo- all’accesso alla misura, al finanziamento dell’intervento formativo e all’attestazione delle competenze acquisite mediante la formazione.

Come nel precedente Avviso, anche nell’Avviso FEMI 2025.01 è riconosciuta la premialità (anche economica) prevista dal Fondo per tutte le imprese beneficiarie di Progetto che vorranno avvalersi dell’applicazione C+, lo strumento sviluppato, su commissione di FondItalia, in coerenza con le indicazioni contenute nel DL 13/2013 e DM del 5 gennaio 2021 ed in continuo aggiornamento, che utilizza l’architettura ed i descrittori dell’Atlante del Lavoro e delle Qualificazioni per la messa in trasparenza, l’attestazione e la validazione delle competenze in possesso del lavoratore prima e dopo la partecipazione al corso di formazione frequentato, consentendo – di fatto – comparazioni esplicative anche in merito all’efficacia della formazione svolta.

«Anche per il 2025 abbiamo previsto la pubblicazione di un unico Avviso FEMI, articolato in sei Sportelli per consentire la programmazione a lungo termine delle attività formative spiega Egidio Sangue, direttore di FondItalia- e finalizzato a promuovere la crescita e la qualificazione professionale dei lavoratori a supporto dello sviluppo e dell’innovazione delle aziende italiane, con il fondamentale ausilio del Fondo Nuove Competenze alla sua terza edizione, un vitale investimento per l’innalzamento delle competenze dei lavoratori e la crescita del nostro tessuto produttivo».

Sostegno all’occupazione: quale ruolo per i fondi interprofessionali?

Nella sola Regione Lazio mancano all’appello 500mila professionalità.
Dal 2010, FondItalia ha erogato oltre 107 milioni di euro nella formazione dei lavoratori.

«I Fondi paritari per la formazione dei lavoratori avrebbero bisogno di una legislazione speciale e specifica. Inoltre, la somma dello 0,3% a favore delle attività di formazione dovrebbe non solo essere restituita ai Fondi integralmente, ma altresì aumentata, portandola almeno allo 0,5% partendo dalla considerazione che in Francia, questa percentuale, è all’1%». Con queste parole di Francesco Franco, direttore di FondItalia (Fondo Formazione Italia) si è aperto il convegno sulle “politiche a sostegno dell’economia” ultimo atto del road show di presentazione del Rapporto FondItalia che, dopo le tappe di Bari, Milano, Torino, Palermo e Napoli, si è concluso oggi a Roma nelle sale del MAXXI, Museo delle Arti del XXI Secolo. L’evento ha rappresentato un momento di confronto e analisi tra imprese, parti sociali, società e istituzioni sulle trasformazioni in corso nel campo delle politiche per l’occupazione e la formazione professionale.

La formazione offerta da FondItalia ha visto, nel periodo 2010/2023, più di 7.500 progetti approvati e finanziati, per un importo totale di oltre 107 milioni di euro di contributi approvati, l’adesione di 830mila lavoratori e di quasi 150mila imprese provenienti da tutti i comparti, soprattutto microimprese (fino a 9 dipendenti) che rappresentano il 91% del totale, a cui si aggiunge l’8% di piccole imprese, con un numero di dipendenti compreso tra i 10 e 49.

Il Fondo, che in questi 15 anni di attività è cresciuto costantemente, si è confermato il punto di riferimento per le microimprese (da 1 a 9 dipendenti), che costituiscono il 91% delle imprese aderenti, in prevalenza localizzate nel Sud e nelle Isole (64%), il Rapporto 2024 conferma, rispetto al Rapporto 2022, questa crescita (due punti percentuali). Le microimprese si confermano il principale bacino di adesioni per il Fondo, confermando la bontà di alcune politiche adottate da FondItalia, come la possibilità per le imprese di tali dimensioni di aggregare le proprie risorse in Conti di Rete, facilitandone l’ingresso nel “sistema Fondi” e l’accesso alle risorse per la formazione continua.

Al centro del dibattito la questione degli aiuti di Stato a sostegno della formazione, con particolare riferimento alle iniziative già avviate attraverso le prime due edizioni del Fondo Nuove Competenze. Uno strumento, nato con l’obiettivo di supportare le imprese italiane nella riqualificazione e nell’aggiornamento delle competenze dei lavoratori, che ha erogato significativi finanziamenti nelle sue prime due edizioni. Nel 2021, il FNC ha investito circa 730 milioni di euro, finanziando oltre 200mila ore di formazione a beneficio di circa 300mila lavoratori in tutta Italia. La seconda edizione, conclusasi nel 2023, ha visto una partecipazione ancora più ampia, con un incremento del 25% delle aziende beneficiarie e un ulteriore aumento del monte ore formativo, raggiungendo nuovi settori e profili professionali.

Ad aprire i lavori, la vicepresidente del Parlamento Europeo, Antonella Sberna che, in un contributo video inviato agli organizzatori del Convegno, ha rimarcato l’importanza dei Fondi per la formazione nell’ottica delle «transizioni epocali che, come Europa, dobbiamo affrontare e che richiedono uno sforzo congiunto per garantire nuove competenze e un continuo aggiornamento dei lavoratori. Per questo la formazione continua rappresenta un pilastro fondamentale per rafforzare la competitività delle nostre imprese da un lato e garantire un’occupazione di qualità dall’altra. La sinergia tra le istituzioni europee, quelle nazionali e le organizzazioni è fondamentale perché, tutti insieme, possiamo costruire un futuro in cui ogni lavoratore, ogni lavoratrice abbia gli strumenti per crescere professionalmente e nel frattempo contribuire alla competitività del nostro Paese e dell’Europa intera».

Anche Roberta Angelilli, vicepresidente della Regione Lazio e assessore allo Sviluppo economico, ha puntato l’attenzione sull’importanza della formazione in quanto, ha detto, «non si possono pensare le attività produttive, le imprese, l’artigianato, tutto il sistema economico senza un adeguato aggiornamento professionale. Mai come oggi, la formazione professionale è un’emergenza perché ci troviamo di fronte a un mondo in continua evoluzione. Pensiamo a tutto il tema della transizione energetica, dell’innovazione, della digitalizzazione, della ricerca che ormai non sono soltanto una questione che riguarda poche imprese, o aree territoriali specifiche, ma riguarda tutti, nessuno escluso. Pensiamo all’artigianato. Qualcuno può pensare che l’artigianato sia fuori dalla necessità delle competenze, dell’innovazione, perché magari è artigianato tradizionale, addirittura artistico. Assolutamente no. C’è il grandissimo tema del “passaggio delle competenze”. Nella nostra regione, se non si garantisce un passaggio di competenze per un settore che rappresenta il 16% delle attività produttive, il rischio di chiusura delle attività è molto alto. Parliamo di microimprese che stanno lavorando bene, che anche nel periodo Covid hanno resistito e che sono assolutamente performanti, ma senza un passaggio di competenze adeguato il rischio di chiusura è molto elevato. La formazione e l’aggiornamento delle competenze, è dunque evidente, sono la priorità, perché le imprese e i lavoratori hanno bisogno di una formazione continua, che sia super aggiornata e che si allinei a quelle che sono le esigenze del mercato. Faccio un esempio, nel Lazio ci sono quasi 600.000 imprese, ma mancano all’appello circa mezzo milione di figure professionali. Alcune di queste non sono proprio disponibili o sono carenti, altre invece necessitano di un aggiornamento che non è sempre disponibile. Quindi un sistema produttivo per essere e per rimanere competitivo ha bisogno tantissimo della ricerca, dell’innovazione, ma soprattutto della formazione, dell’aggiornamento delle competenze».

«I Fondi interprofessionali hanno un ruolo cruciale nel riuscire a trattenere e magari ad attrarre quelli che vengono definiti “i talenti”, che spesso e volentieri fuggono dal nostro Paese – ha detto Dario Montanari, presidente dell’Associazione Nazionale dei Consulenti del Lavoro -. Bisogna riflettere sull’importanza della formazione dei lavoratori in un’ottica di gestione del capitale umano, perché il problema del mantenimento dell’occupazione, della reputazione aziendale, della condizione di utilizzo e tante volte di realizzo e sviluppo nell’attività imprenditoriale è possibile solamente grazie alle risorse umane. Oggi è il capitale umano, se vogliamo usare questa definizione, che permette di fare impresa sia essa produttiva o di servizi».

L’impatto dei Fondi paritari riconosciuti dal ministero del Lavoro è stato rilevante, non solo in termini quantitativi, ma anche qualitativi: la formazione finanziata ha permesso ai lavoratori di acquisire competenze specialistiche nei campi della digitalizzazione, della sostenibilità ambientale e delle nuove tecnologie produttive, contribuendo a migliorare la competitività delle imprese e a prepararle ai cambiamenti del mercato. Con il recente decreto del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali del 9 luglio 2024, sono state introdotte nuove linee guida che influenzeranno la struttura e i criteri di accesso alla terza edizione del Fondo Nuove Competenze.

Per Elvio Mauri, direttore di FondImpresa vi è la necessità di «migliorare il rapporto tra Regioni e Regioni e Regioni e Stato nella formazione. Ci sono aziende, anche grandi, che si trovano spesso spaesate perché gli iter burocratici e di accesso alla formazione dei dipendenti differiscono enormemente da una regione con l’altra. E, capite bene, che per un’azienda che ha sedi diversificate in tutto il territorio nazionale la formazione diventa più una complicanza che un valore aggiunto. I Fondi interprofessionali sono andati perché le regioni facevano fatica a finanziare il funzionamento delle professionalizzazioni. È chiaro che serve una certa unicità, una legislazione certa e univoca perché l’attività dei Fondi abbia davvero un ritorno sull’economia del Paese».

«Oggi, come oggi, i Fondi rappresentano oltre 9,5 milioni di lavoratori e 740 mila imprese. I flussi finanziari garantiti dai Fondi professionali, annualmente, sono dei 400 milioni contro i 140 milioni di tutto il Fondo Sociale Europeo delle regioni che si rivolgono, mediamente, a circa circa un milione di lavoratori ogni anno – ha sottolineato Egidio Sangue, direttore di FondItalia – Quindi abbiamo una struttura consolidata nel tempo che ha garantito risultati consentiti da una legislazione che non esiste. Di fatto, i Fondi professionali, oltre alla norma istitutiva, sono stati volta in volta regolamentati da circolari e da pareri; sostanzialmente, non esiste una normativa univoca e chiara. Quindi il tema è: il lavoro lo sappiamo fare, il sistema ha funzionato, e sta funzionando, molto bene; abbiamo una grande capacità di spesa. Quello di cui ha bisogno è di una serie di regole che lo inquadrino in un sistema più istituzionalizzato, rimuovendo alcuni orpelli inutili che ostacolano il pieno funzionamento dei Fondi».

«I Fondi paritari sono nati per sostenere delle carenze e, una volta tanto, in Italia abbiamo realizzato qualcosa di alternativo che ha trovato una sua funzionalità – ha detto Luca Malcotti, segretario organizzativo Confederale UGL -. Ci troviamo di fronte, come ci hanno raccontato le testimonianze e i dati presentati, a un’esperienza di successo. Quello che ci dobbiamo porre come obiettivo nei prossimi anni è di andare ancora di più in profondità in questa capacità di rilevare e certificare le competenze perché è questo che manca al sistema della formazione».

Per Nicola Patrizi, presidente di FederTerziario, «I fondi interprofessionali rappresentano l’unico ambiente che può fare incontrare domanda e offerta di lavoro, unendo le esigenze dell’impresa con lavoratori formati o in formazione. In tal senso occorre un riposizionamento strategico, anche cambiando la normativa, per pensare a un sistema unitario. È sufficiente pensare alle transizioni che stanno travolgendo alcuni settori industriali e produttivi con il massacro dell’automotive. Ci sono dei lavoratori con competenze che possono essere riutilizzate da altre aziende. Serve un sistema che identifichi le competenze dei lavoratori di un’azienda in crisi per rimetterli sul mercato del lavoro ed essere così impiegati da altre aziende che ne beneficeranno, anche pensando a ulteriori interventi formativi, così da agganciare al tessuto produttivo una forza lavoro che altrimenti è sostanzialmente destinata alla cassa integrazione».

«Il tema della spendibilità delle competenze – ha detto ancora Egidio Sangue, direttore di FondItalia – non è solo importante, ma anche finalizzato a garantire all’impresa, attraverso un meccanismo di attestazione delle competenze già pregresse che l’individuo ha maturato nel corso della vita, una fotografia delle competenze presenti sia in impresa sia all’esterno. Questo elemento consente la programmazione nella formazione delle competenze carenti all’interno di un’organizzazione. Il tema che noi poniamo e che portiamo avanti da due anni, da quando abbiamo lanciato il servizio C+, è quello di innescare un meccanismo virtuoso in cui ovviamente lavoratori e imprese diventano soggetti attivi nella richiesta di formazione».

Lavoro: dal 2009 oltre 100 milioni nella formazione continua

I dati del Rapporto FondItalia 2024: oltre 7mila progetti finanziati per 150mila imprese e 800mila lavoratori.
I dati presentati nel corso di un roadshow per incontrare i territori.

Più di 7.500 progetti approvati e finanziati, per un importo totale di oltre 107 milioni di euro di contributi approvati, l’adesione di 830mila lavoratori e di quasi 150mila imprese provenienti da tutti i comparti, soprattutto microimprese (fino a 9 dipendenti) che rappresentano il 91% del totale, acui si aggiunge l’8% di piccole imprese, con un numero di dipendenti compreso tra i 10 e 49.

Sono questi i numeri emersi del Rapporto FondItalia 2024, che fotografa 15 anni di attività del Fondo interprofessionale promosso da UGL e FederTerziario, che sarà presentato nel corso di un roadshow di sei tappe e che toccherà le città di Bari (9 maggio), Milano (29 maggio), Torino (30 maggio), Palermo (20 giugno), Napoli (4 luglio) e Roma (3 ottobre).

«Il nostro biennale appuntamento con la presentazione del Rapporto –ha detto Francesco Franco, presidente di FondItalia– vuole significare un’occasione per animare e rinvigorire il dialogo sul territorio con le imprese che credono nella formazione dei propri dipendenti come volano per la crescita della propria organizzazione nell’attuale mercato del lavoro.

I sei appuntamenti che abbiamo programmato, dal Nord al Sud del Paese, vogliono concretizzare la nostra intenzione di dialogare con il sistema economico italiano, ma anche con le istituzioni locali, al fine di ideare e prospettare sinergie per la promozione della formazione continua nei luoghi di lavoro».

LE MICRO IMPRESE SCELGONO FONDITALIA

Il Fondo, che in questi 15 anni di attività è cresciuto costantemente, si conferma, come detto, il punto di riferimento per le microimprese (da 1 a 9 dipendenti), che costituiscono il 91% delle imprese aderenti, in prevalenza localizzate nel Sud e nelle Isole (64%), il Rapporto 2024 conferma, rispetto al Rapporto 2022, questa crescita (due punti percentuali). Le microimprese si confermano il principale bacino di adesioni per il Fondo, confermando la bontà di alcune politiche adottate da FondItalia, come la possibilità per le imprese di tali dimensioni di aggregare le proprie risorse in Conti di Rete, facilitandone l’ingresso nel “sistema Fondi” e l’accesso alle risorse per la formazione continua.

Per quanto riguarda le adesioni nelle rimanenti aree del Paese, va segnalato un leggero aumento anche per le imprese aderenti del Centro Italia (15% con un +1%) e un invariato numero nelle rimanenti aree territoriali con il 5% nel Nord Est e il 16% nel Nord Ovest.

Commercio, costruzioni e hospitalityi settori più rappresentati in FondItalia

Anche la distribuzione delle imprese aderenti al Fondomostra una sostanziale stabilità nel tempo: in evidenza, per quanto riguarda le imprese, quello del commercio all’ingrosso e al dettaglio (25%), quello delle costruzioni (14%), quello alberghiero e della ristorazione (13%) e quello delle attività manifatturiere (12%).Tra i settori più rappresentati, per quanto riguarda il numero di lavoratori, si evidenziano i medesimi, anche se con ordine e percentuali leggermente differenti: commercio all’ingrosso e al dettaglio (19%), quello delle attività manifatturiere (16%), quello alberghiero e della ristorazione (11%) e quello delle costruzioni (10%).

FondItalia attrae costantemente nuove imprese

Soprattutto grazie all’attività promozionale, svolta a livello locale soprattutto dalle Articolazione Territoriali, si conferma la capacità di FondItalia di raggiungere continuamente nuovi bacini di utenza sinora esclusi dalle opportunità della formazione finanziata: il 73% delle imprese attualmente aderenti a FondItalia, infatti, non risulta provenire da altri Fondi.

Nel periodo 2010 – 2023, i Progetti complessivamente approvati sono stati 7.589 per un totale di 107.285.150,90 euro di contributi approvati, oltre 27mila imprese e 253mila lavoratori coinvolti in attività di formazione e quasi 7 milioni di monte ore formativo.

IL BIENNIO 2022-2023

Di oltre 27 milioni e mezzo il contributo approvato ed erogato dal Fondo nel biennio 2022 – 2023, grazie ai due Avvisi FEMI pubblicati con l’obiettivo di promuovere la crescita e la qualificazione professionale dei lavoratori a supporto dello sviluppo e dell’innovazione nelle imprese. Fra le tematiche prioritarie della formazione finanziata: l’adozione di nuovi modelli di gestione aziendale, le competenze linguistiche, la green economy e il supporto all’internazionalizzazione.

Lombardia, Puglia ed Emilia-Romagna le regioni da cui proviene il maggior numero di imprese coinvolte in attività formative.

Lombardia, Puglia ed Emilia-Romagna le regioni con il maggior numero di imprese e di lavoratori che hanno beneficiato di attività formative finanziate dal Fondo nel 2022. Nel 2023, sempre Lombardia e Puglia hanno beneficiato del maggior numero di attività formative, a cui si aggiungono le Marche e il Lazio. Manifatturiero, del commercio all’ingrosso e al dettaglio e delle costruzioni i comparti di provenienza delle imprese e dei lavoratori maggiormente interessati dall’attività formativa.

Gli uomini fanno più formazione rispetto alle donne

Ancora a prevalenza maschile, così come evidenziato anche nel report 2022, la platea dei lavoratori destinatari dell’attività formativa (il 60% per entrambi gli Avvisi FEMI 2022 e 2023); percentuali spiegate, in parte, nella prevalenza delle imprese beneficiarie provenienti da settori economici connotati come “maschili” come i comparti manifatturieri e delle costruzioni. L’età media dei lavoratori destinatari di almeno un corso di formazione è compresa tra i 40 ed i 49 anni e il titolo di studio posseduto è quello di diploma di scuola media superiore.

Fondo Nuove Competenze (FNC – seconda edizione), formazione digitale di base

Lanciata nel 2022, la seconda edizione del Fondo Nuove Competenze ha visto FondItalia impegnata nel finanziamento di un nutrito pacchetto di corsi ad hoc per l’incremento di competenze digitali e green dei lavoratori per i quali le ore di lavoro fossero state rimodulate per la frequenza di percorsi di sviluppo delle competenze.

In due anni, oltre l’80% dei percorsi formativi si è concentrato sulle conoscenze digitali di base nelle aree “comunicazione e collaborazione” e “alfabetizzazione su informazioni e dati”. Il 10% dei percorsi è stato dedicato alla “transizione ecologica”, mentre il restante 9% alle “conoscenze digitali specifiche”.

«In questi quindici anni sottolinea Egidio Sangue, direttore di FondItalia– FondItalia ha svolto e continua a svolgere con il massimo rigore uno dei compiti prioritari richiesti ai Fondi interprofessionali, ossia aumentare la consapevolezza nelle imprese e nella società che la formazione continua dei lavoratori significa mantenere alta la competitività delle imprese e migliorare costantemente i livelli occupazionali dei lavoratori. Il tour di presentazione del Rapporto 2024 è la dimostrazione che FondItalia crede fortemente nelle relazioni tra impresa, società e istituzioni perché il lavoro d’investimento sull’upskill delle competenze professionali sia, oggi più che mai, prioritario in uno scenario che vede la popolazione lavorativa invecchiare e tre milioni di posti di lavoro che si libereranno nei prossimi cinque anni. Il sistema dei Fondi interprofessionali, che raggiunge annualmente oltre 930.000 imprese e circa 1,5 milioni di lavoratori-conclude Sangue– necessita, tuttavia, di alcuni interventi che ne rafforzino l’efficacia. Tra le richieste più urgenti: l’innalzamento del contributo 0,30% da destinare alla formazione continua per tramite dei Fondi; l’allargamento della platea dei destinatari a liberi professionisti, datori di lavoro responsabili di micro e piccole imprese e lavoratori autonomi; l’esclusione del ricorso delle imprese ai Fondi Interprofessionali dalla normativa europea sugli aiuti di Stato ed il coinvolgimento ed una chiara definizione delle funzioni dei Fondi Interprofessionali nell’ambito di una più ampia governance della formazione».

L’ATTIVITÀ DI RICERCA E INNOVAZIONE DI FONDITALIA

Negli ultimi anni FondItalia ha assunto un importante impegno nella definizione degli scenari sull’evoluzione futura del mondo del lavoro, avendo come orizzonte il miglioramento dell’offerta formativa per il tessuto produttivo del Paese e l’omogeneizzazione dei sistemi di formazione continua italiani con quelli europei.

Lo ha fatto istituendo l’Osservatorio FondItalia sulle trasformazioni del mondo del lavoro e della formazione continua e ratificando, nel 2021, un Accordo Quadro con il Consiglio Nazionale delle ricerche – CNR per lo svolgimento congiunto di attività di ricerca. Nell’ambito di tale accordo, il Fondo ha affidato all’Istituto di Storia dell’Europa Mediterranea del Consiglio Nazionale delle Ricerche – ISEM – CNR, attraverso una convenzione, l’esecuzione di un programma di attività di studio e ricerca sull’impatto dell’innovazione tecnologica e organizzativa sul lavoro e sul mutamento delle esigenze formative delle imprese e dei lavoratori. Alla fine del 2023,dopo due anni di sviluppo a cura di Inforjob, ha presentato, inoltre, “C+ FondItalia”, lo strumento sviluppato in coerenza con le indicazioni contenute nel D.lgs. 13/2013 e DM del 5 gennaio 2021 e che, utilizzando l’architettura ed i descrittori dell’Atlante del Lavoro e delle Qualificazioni, consente ai lavoratori di avvalersi un percorso assistito per mettere in trasparenza, attestare e validare le competenze formali, informali e non formali acquisite lungo l’arco della vita, comprese, quindi, anche quelle in esito ai percorsi formativi.

FondItalia: aperto il nuovo Avviso FEMI 2024.01

Stanziati 7 milioni di euro per la formazione dei lavoratori e la spendibilità delle competenze maturate.
Il fabbisogno occupazionale 2023-2027 richiede 3,8 milioni di lavoratori formati.

Quattro milioni i lavoratori. È questo il numero di lavoratori che servirà alle imprese italiane – pubbliche e private – entro il 2027.  Di questi, oltre il 70% servirà a sostituire gli occupati che usciranno dal mercato del lavoro. I dati, diffusi dall’analisi annuale “Previsioni dei fabbisogni occupazionali e professionali in Italia” condotta da Excelsior-Unioncamere, illustrano, inoltre, che le competenze richieste a chi subentrerà nel mondo del lavoro non saranno più specificatamente quelle di chi li ha preceduti, ma necessiteranno di ulteriori skills, tra le quali competenze tecnologiche avanzate, competenze ambientali e decisionali, conoscenza base delle nuove applicazioni di intelligenza artificiale. Considerato che il numero delle nuove leve operative non coprirà il fabbisogno delle imprese, è del tutto evidente che la formazione della forza lavoro attiva del Paese deve prepararsi alle sfide, ormai incombenti, richieste dalla competitività contemporanea, attraverso una formazione costante. Fondamentale in questo senso sarà il ruolo dei Fondi interprofessionali, che hanno già assicurato la formazione ad oltre un milione di imprese sul territorio.

 

Con la pubblicazione dell’Avviso FEMI 2024.01 per il finanziamento di attività di Formazione Continua a favore di Imprese aderenti al Fondo e ai Conti di Rete, FondItalia intende continuare a posizionarsi nel panorama dei Fondi Interprofessionali, proprio per promuovere la crescita e la qualificazione professionale dei lavoratori a supporto dello sviluppo e dell’innovazione nelle imprese. Il nuovo Avviso FEMI 2024.01 con una dotazione economica iniziale di 7 milioni di euro, con procedura a Sportello, è articolato su tre differenti assi formativi: Progetti formativi aziendali, in linea con le esigenze espresse da una sola impresa, Progetti formativi interaziendali, ossia un progetto formativo in linea con le esigenze formative espresse da più imprese, e progetti formativi individuali finanziabili mediante voucher, ossia la partecipazione a percorsi a scelta individuale di alta formazione o specialistica, erogata da specifici Enti erogatori in linea con le esigenze espresse da una o più imprese.

All’interno del nuovo Avviso FEMI 2024.01, il Fondo Paritetico Interprofessionale ha ritenuto prioritario intervenire su alcune tematiche, quali: aggiornamento mantenimento delle competenze; adozione di nuovi modelli di gestione aziendale (risorse umane, qualità, tecniche di produzione) ed amministrazione, sviluppo delle abilità personali, introduzione di elementi di innovazione tecnologica e digitale, incremento della conoscenza del contesto lavorativo e delle competenze linguistiche, supporto all’internazionalizzazione e green economy.

«Anche per il 2024 abbiamo previsto la pubblicazione di un unico Avviso FEMI, articolato in sei Sportelli per consentire la programmazione a lungo termine delle attività formative – spiega Egidio Sangue, direttore di FondItalia – e finalizzato a promuovere la crescita e la qualificazione professionale dei lavoratori a supporto dello sviluppo e dell’innovazione delle aziende italiane. Con questo nuovo Avviso cii auguriamo di poter riconfermare e anche incrementare il dato del 2023 che si è chiuso con 883 Progetti finanziati a fronte di oltre 15.600 milioni di euro spesi in attività formative a beneficio di oltre 2.700 imprese e 34.200 lavoratori».

L’Avviso ha consentito di finanziare anche i percorsi formativi delle imprese che si sono avvalse del Fondo Nuove Competenze, lo strumento di politica attiva, cofinanziato dal Fondo Sociale Europeo, destinato alle imprese che hanno stipulato accordi collettivi di rimodulazione dell’orario di lavoro destinati a percorsi di sviluppo delle competenze dei lavoratori; grazie alla sinergia di FondItalia ed FNC, pertanto, l’impresa oltre a non farsi carico dei costi per la formazione, ha ricevuto anche un rimborso per coprire il costo delle ore di lavoro destinate alla frequenza dei percorsi di sviluppo delle competenze da parte dei propri dipendenti (inclusi i contributi previdenziali e assistenziali).

«FondItalia rappresenta un riferimento importante per le imprese aderenti, soprattutto per le piccole e microimprese, promuovendo formazione di qualità e la valorizzazione delle competenze maturate mediante la formazione – sottolinea Francesco Franco, Presidente FondItalia – Per il 2024 ci siamo fortemente concentrati sull’identificazione e la messa in trasparenza delle competenze acquisite mediante la formazione svolta, per fornire alle imprese un sapiente strumento per la gestione interna delle proprie risorse e per garantire al lavoratore l’attestazione e la spendibilità delle competenze in proprio possesso al termine dei percorsi formativi seguiti».

Importante novità introdotta dall’Avviso FEMI 2024.01 è, infatti, la premialità – anche economica – prevista dal Fondo per tutte le imprese beneficiarie di Progetto che vorranno avvalersi dell’applicazione C+, lo strumento sviluppato, su commissione di FondItalia, in coerenza con le indicazioni contenute nel DL 13/2013 e DM del 5 gennaio 2021, che utilizza l’architettura e i descrittori dell’Atlante del Lavoro e delle Qualificazioni per la messa in trasparenza, l’attestazione e la validazione delle competenze in possesso del lavoratore prima e dopo la partecipazione al corso di formazione frequentato, consentendo – di fatto – comparazioni esplicative anche in merito all’efficacia della formazione svolta.

La formazione continua motore di sviluppo del patrimonio italiano

A Napoli, la presentazione dell’accordo tra gli Stati Generali del Patrimonio Italiano e FondItalia per sostenere i beni materiali e immateriali del Paese

È stato presentato oggi, mercoledì 20 settembre, nella Sala del capitolo del Complesso Monumentale di San Domenico Maggiore, il protocollo di intesa siglato tra gli Stati Generali del Patrimonio Italiano e FondItalia durante la seconda tappa del road show nazionale (la prima si è svolta a Torino lo scorso mese di aprile) e che toccherà anche le città di Bari e Roma. La valorizzazione del patrimonio nazionale, l’avvio di processi di rinascita dei mestieri e delle maestranze, l’accesso e la mobilità per le professioni legate al patrimonio, al turismo, ai beni culturali, al cinema sono alcune delle finalità contenute nel protocollo presentato questa mattina nato, come si legge nel documento, «dalla necessità di favorire lo sviluppo e l’approfondimento di rilievo negli ambiti della cultura, dell’arte, dell’architettura, dell’economia, dell’occupazione e dell’innovazione». La partnership, pertanto,  articolata in una serie di attività di ricerca, formazione, innovazione e divulgazione, prevedrà la realizzazione di iniziative volte a favorire lo sviluppo di alcuni ambiti/settori del tessuto economico e culturale italiano, favorendo l’inserimento occupazionalel’incremento e la certificazione di competenze professionali negli ambiti connessi al patrimonio«Il nostri impegno è quello di promuovere e sostenere le attività formative a favore di lavoro e occupazione in uno dei settori strategici per l’economia italiana, che è rappresentato dal variegato patrimonio, materiale e immateriale, di cui il Paese è ricco» è il commento di Egidio Sangue, direttore e vicepresidente di FondItalia.

L’appuntamento di Napoli, come detto, è il secondo di una serie di incontri finalizzati a far dialogare gli Enti promotori con le istituzioni locali. Un incontro di confronto e di discussione sulle opportunità per collegare i beni e il patrimonio culturale con la formazione, il lavoro e l’occupazione alla presenza dei protagonisti del mondo della formazione e del lavoro di Napoli e della Campania. «Siamo molto orgogliosi di aver stipulato questo protocollo con gli Stati Generali del Patrimonio per la valorizzazione delle competenze che ruotano attorno al patrimonio nazionale – è il commento di Francesco Franco, presidente di FondItalia . Oggi presentiamo le nostre iniziative a Napoli in questo appuntamento che si propone come occasione di confronto, discussione e incontro sulle necessarie opportunità per congiungere i beni e il patrimonio culturale con la formazione, il lavoro e l’occupazione».Per Ivan Drogo Inglesepresidente dell’ente Stati Generali del Patrimonio «con il nostro ente abbiamo dato seguito alla previsione contenuta nel Codice dei Beni Culturali, ovvero che la valorizzazione del patrimonio può avvenire anche per iniziativa privata. A questo principio di base, grazie all’accordo con FondItalia, siamo soddisfatti di poter unire quello della formazione rivolta al lavoro e all’occupazione».Il road show di presentazione dell’accordo è promosso dagli Stati Generali del Patrimonio Italiano e da FondItaliacon  la collaborazione di FederTerziario, in rappresentanza di oltre 90mila imprese italiane, e UGL – Unione generale del lavoro, organizzazione sindacale che conta 1,8 milioni di iscritti. Per Nicola Patrizi e Alessandro Franco, presidente e segretario generale di Federterziario «occorre creare un circuito del “bello” che serva a promuovere le grandi risorse artistiche e culturali nazionali attraverso una combinata azione di formazione e sensibilizzazione per stimolare il coinvolgimento dei giovani nell’essere protagonisti e custodi del Made in Italy in tutte le sue forme».In Campania, FondItalia è ben radicata grazie alle 19.800 imprese aderenti per un totale di oltre 99.500 mila lavoratori. Le province con il maggior numero di adesioni sono quelle di Napoli (con 7.190 imprese aderenti, il 36% del totale), Salerno (con 5.441 imprese aderenti, il 27% del totale) e Caserta (con 4.333 imprese aderenti, il 22% del totale). Ad oggi, hanno beneficiato di attività formative finanziate dal Fondo 2.377 imprese e 17.422 lavoratori, per un totale di contributi di oltre 10 milioni di euro. Napoli la città con il maggior numero di imprese coinvolte in progetti formativi (592 imprese aderenti, il 25% del totale).