Federterziario sui fondi interprofessionali: “Misure più adatte a micro e pmi”

Su 240 mln per la formazione dei cassaintegrati, impegnato solo il 4%.

La formazione prevista per i cassaintegrati non ha raggiunto l’obiettivo sperato“. Le parole di Alessandro Franco, segretario generale di FederTerziario, l’organismo datoriale che rappresenta circa 90mila imprese associate, principalmente micro, piccole e medie, si focalizzano sui dati riportati nel XXIV Rapporto dell’Istituto nazionale per l’analisi delle politiche pubbliche (INAPP) che evidenziano come a fronte di 240 milioni disponibili nel biennio 2022-2023, ne sono stati effettivamente impegnati poco più di 11 milioni, pari a circa il 4% del totale.

Questo dato – spiega Alessandro Francodimostra la difficoltà nell’utilizzare questa misura rispetto alla platea dei potenziali destinatari, soprattutto per le imprese di minori dimensioni, dove il vincolo della contemporaneità tra periodo di sospensione dell’attività lavorativa e avvio della formazione diventa di difficile applicabilità”.

Nell’ottica di un miglioramento della gestione dei Fondi restano da dirimere anche le questioni legate alle risorse destinate e al cosiddetto “prelievo forzoso” effettuato dall’INPS che di fatto decurta ulteriormente le linee di finanziamento destinate ai Fondi.

Sarebbe auspicabile – spiega Francoinnalzare il tetto dello 0,30% per portare l’Italia ai livelli di altri paesi europei, come la Francia, o quantomeno eliminare il ‘prelievo forzoso’ perché le sole risorse versate dalle imprese sulle trattenute dei contributi non consentono ai Fondi Interprofessionali che non hanno ricevuto start-up, tra i quali FondItalia, di mettere a bando risorse in favore di determinate categorie di lavoratori. Inoltre, considerando la sottocapitalizzazione delle MPMI, l’aumento delle risorse economiche disponibili permetterebbe alle imprese di essere più produttive e maggiormente competitive sul mercato anche per affrontare la transizione digitale e green“.

La fruizione della formazione nelle micro, piccole e medie imprese assume coordinate decisamente differenti rispetto alla grande imprese e senza correttivi adeguati si rischia di creare elementi di criticità anche sul fronte della concorrenza. Occorrono stanziamenti aggiuntivi e una revisione dell’utilizzo dei Fondi dedicati. A tal proposito bisognerebbe rivedere l’applicazione della disciplina relativa agli aiuti di stato che oggi comporta disparità di trattamento fra MPMI e Grandi imprese, creando una distorsione del sistema, in contraddizione con l’assunto normativo introdotto proprio al fine di non alterare la concorrenza.   

“Oggi, le nostre MPMI – aggiunge il segretario generale rischiano di essere escluse dai mercati, di subire pesanti riduzioni di fatturato o addirittura di dover cessare lattività perché troppo deboli, con poche competenze tecniche e spesso sottocapitalizzate. Un contesto economico fortemente polarizzato da imprese di grandi dimensioni, soprattutto internazionali, più capaci di sostenere investimenti in tecnologie e di supportare la crescita delle competenze interne, rischia di limitare gli spazi per le piccole imprese“. 

Resta fondamentale, quindi, il “ruolo sociale” dei fondi interprofessionali, che hanno già dimostrato di poter essere decisivi per consentire a lavoratori e imprese l’acquisizione e l’adeguamento di competenze determinanti per riuscire a consolidare la propria competitività nel sistema produttivo globale.

Riteniamo strategicamente importante che venga data ai fondi la possibilità di formare anche il datore di lavoro delle imprese che occupano fino a 15 dipendenti – conclude il segretario generale , da un lato, per facilitare e rendere sempre più immediato l’accesso alla formazione, anche attraverso percorsi individuali e personalizzati, in coerenza con le specifiche esigenze, dall’altro, perché formare gli imprenditori vuol dire anche consentire loro di trasferire la cultura della formazione, della sicurezza e delle transizioni”.

Referendum, FederTerziario: “Sul lavoro non si torni alle vecchie rigidità, le MPMI italiane chiedono professionalità e fidelizzazione del personale”

In vista dei referendum la posizione dell’organismo datoriale che rappresenta oltre 90mila micro, piccole e medie imprese su tutto il territorio nazionale.

Licenziamenti, contratti a termine, appalti e responsabilità in materia di sicurezza: l’8 e il 9 giugno gli italiani saranno chiamati a esprimersi su quattro quesiti referendari per abrogare alcuni passaggi normativi legati a tematiche del diritto del lavoro e su un altro che riguarda la cittadinanza. FederTerziario prende spunto dal referendum per chiedere alla politica lo sforzo di uno sguardo sul futuro che superi posizioni anacronistiche di fronte a un mercato lavoro che ormai è sempre più dinamico, esigente e globalizzato.

Il diritto del lavoro purtroppo da anni subisce modifiche continue più legate alle ideologie che alle reali esigenze del mondo produttivo che negli ultimi 10 anni, cioè dall’entrata in vigore del cosiddetto Jobs Act spiega Alessandro Franco Segretario Generale FederTerziario, è totalmente cambiato e avrebbe bisogno di una revisione organica capace di cogliere le nuove frontiere del mondo del lavoro e non certo dell’abrogazione di singole norme che, ormai da anni, garantiscono un discreto equilibrio tra la flessibilità che richiede il mercato e le tutele che vanno garantite ai lavoratori”.

La posizione di FederTerziario si concentra in particolare modo sulle micro, piccole e medie imprese che costituiscono il 99% del sistema produttivo nazionale.

Si può anche discutere su eventuali cambiamenti normativi – prosegue Francoma un’abrogazione tout court che ci riporta indietro nel tempo non è davvero utile a nessuno. Oggi le MPMI non hanno nessun interesse a licenziamenti facili, anzi hanno fame di manodopera e professionalità che sono difficili da reperire, così come non hanno interesse ad implementare la precarietà dei rapporti di lavoro, ma a fidelizzare il personale anche perché ogni nuova assunzione richiede un investimento in tempo, risorse e formazione che incide pesantemente sulla vita di un’impresa, soprattutto se di piccole dimensioni“.

Al centro dell’impegno dell’organismo datoriale permane la volontà di cambiare il paradigma di riferimento dei rapporti tra lavoratori e imprese, superando vecchie rigidità formali che proprio i promotori dell’iniziativa referendaria vorrebbero reintrodurre per i contratti a termine.

Si tratta di rigidità che non solo non impatterebbero positivamente sull’equità sociale – aggiunge l’esponente di FederTerziario, ma appesantirebbero una burocrazia che già si sostanzia in una pletora di adempimenti che più che implementati andrebbero razionalizzati. Sul fronte dei licenziamenti, sebbene le norme possano essere migliorate anche alla luce di alcune sentenze della Corte Costituzionale, riteniamo che sia più utile ragionare su eventuali modifiche al testo vigente, coinvolgendo tutti gli stakeholders del mondo del lavoro, piuttosto che abrogare una disciplina che ha dimostrato di essere funzionale al contesto produttivo e che non ha mai generato l’emorragia di licenziamenti che, quando è entrata in vigore, si paventava“.

Sul fronte della sicurezza sul lavoro, oggetto di uno dei quesiti referendari che chiede di ampliare la responsabilità dell’azienda committente in relazione all’eventuale infortunio subito dal lavoratore dipendente di un’impresa appaltatrice o subappaltatrice, FederTerziario, di recente impegnata sui tavoli ministeriali proprio sul fronte della sicurezza, conduce ormai da anni un impegno che promuove un’azione organica su molteplici fronti: formazione, prevenzione, agevolazioni e semplificazioni. Ad esempio estendendo il raggio d’azione della formazione finanziata anche ai datori di lavoro per le imprese con meno di 15 dipendenti.

Per ciò che riguarda il quesito sugli appalti – precisa Alessandro Franco -, riteniamo che anche in questo caso la formale estensione della responsabilità del committente, sempre da dimostrarsi nelle opportune sedi, non porterebbe alcun vantaggio in tema di sicurezza. Si continuano ad introdurre norme, ad appesantire le pene, ma purtroppo in Italia si muore ancora troppo a causa del lavoro. Allora crediamo che anche in questo caso vada rivisto l’approccio al problema, puntando su controlli mirati ed efficaci, su investimenti in prevenzione, su sistemi premianti per le imprese virtuose che investono in sicurezza, su strumenti finanziari che aiutino, soprattutto le micro e piccole imprese, a rinnovarsi e a digitalizzarsi“.

Sull’ultimo quesito, che propone di far passare da 10 a 5 il periodo di residenza legale in Italia necessario per presentare la richiesta di cittadinanza, la posizione dell’organismo confederale è positiva, anche nell’ottica, seppur indiretta, delle esigenze del mercato del lavoro.

In ordine al quesito sulla cittadinanza – conclude Franco, pur essendo parzialmente al di fuori dell’attività confederale e conseguentemente un tema più legato al sentire di ciascuno di noi, riteniamo che in un periodo in cui il calo demografico rischia di mettere in crisi la sostenibilità dell’intero sistema previdenziale, rivedere le politiche migratorie e garantire i diritti legati alla cittadinanza in tempi più ragionevoli, possa migliorare l’integrazione di tutti coloro che già contribuiscono al benessere economico e al bisogno di manodopera del nostro Paese“.

Formazione, FederTerziario: “Per 8 pmi su 10 formazione è priorità ma il Sud è ancora in ritardo”

L’organismo datoriale evidenzia i punti critici del sistema formativo nazionale emersi da uno studio del Politecnico di Milano a cui ha contributo e dalle rilevazioni Istat

Per l’80% delle pmi la formazione è una priorità, anche se solo per il 51% rientra nella strategia aziendale. Sono alcuni dei dati emersi dalla ricerca “Lo stato dell’arte della formazione finanziata nelle PMI: analisi e proposte” realizzata dall’Osservatorio Innovazione Digitale nelle PMI, promosso dalla School of Management del Politecnico di Milano, con il sostegno e la partecipazione, tra gli altri, di Federterziario. Numeri che l’organismo datoriale ha approfondito, con dati Istat pubblicati nel 2024, per evidenziare alcuni punti critici del sistema formativo nazionale, a partire dalla disparità tra le aree geografiche del Paese: in termini di partecipazione ad attività formative, formali e non formali, ci sono oltre 11 punti percentuali che separano il Nord-est dal Sud (39,7% e 28,3% rispettivamente).

Sappiamo quanto la formazione continua – spiega Alessandro Franco, segretario generale FederTerziario – sia determinante nell’accrescere la competitività delle aziende in un mercato sempre più animato dalla globalità, dall’innovazione e dalla necessità di sapersi adeguare a cambiamenti continui e sempre più frenetici, come quelli derivanti dall’introduzione di nuove tecnologie e dall’automazione, che possono rendere rapidamente obsolete alcune competenze. Per questo siamo soprattutto convinti che investire in formazione sia indispensabile per sviluppare le competenze rispondenti alle reali esigenze presenti e future, sia dei settori tradizionali che di quelli innovativi. È un fattore noto anche a molte imprese che considerano la formazione effettivamente una priorità: secondo i dati emersi dalla ricerca infatti il 51% ritiene la formazione una priorità e fa già parte della loro strategia aziendale, cui si aggiunge il 31% che la ritiene una priorità pur non facendola rientrare in un’attività programmatica vera e propria dell’impresa. Però i dati regionali ci ricordano quanto sia indispensabile continuare a promuoverne la diffusione, attraverso campagne informative, incentivi e opzioni di finanziamento che contribuiscano a rendere più equilibrata la distribuzione sul territorio nazionale“.

Un impegno che l’organismo datoriale si è intestato tramite un’intensa attività di promozione e sensibilizzazione territoriale: i dati diffusi a febbraio da FondItalia – il Fondo Interprofessionale promosso FederTerziario e Ugl – hanno evidenziato numeri in controtendenza rispetto ai dati nazionali. Infatti, in relazione all’Avviso Femi 2025.01, sono stati registrati 120 progetti per un valore complessivo di oltre 2 milioni di euro che, pur vedendo primeggiare la Lombardia, fanno emergere anche le buone performance di Sardegna e Puglia. Un impegno da sviluppare ancora più intensamente visto che il 54% delle pmi, secondo lo studio del Politecnico, finanzia le attività di formazione con risorse interne ed esterne, il 32% con risorse interne, e solo il 10% con risorse esterne come i fondi interprofessionali.

Un altro capitolo al centro dell’azione dell’organismo datoriale riguarda il rapporto generale tra sistema dell’istruzione e della formazione e mercato del lavoro che subisce, peraltro, anche il fenomeno della crisi demografica. Secondo lo studio del Politecnico, il 56% delle pmi intervistate non ha attivato alcun programma di reclutamento, solo il 24% l’ha fatto con la scuola secondaria di secondo grado, il 22% con l’università, il 21% con gli istituti tecnologici superiori. Per le micro, piccole e medie imprese italiane – realtà che contribuiscono all’85% del pil nazionale – è una ulteriore sfida che secondo FederTerziario si affronta con la “transizione delle competenze”, un processo che deve includere l’istruzione, la formazione e il lavoro puntando su processi continui che tengano conto dei percorsi innovativi.

Bisogna valorizzare il sistema dell’istruzione e della formazione nell’ottica del mercato del lavoro – conclude Francoperché l’Italia resta tra i primi posti a livello europeo per numero di neet, soprattutto a causa della quota presente nelle regioni meridionali, cui deve aggiungersi il disallineamento tra domanda e offerta di lavoro per mancanza delle competenze richieste che, solo nel 2023, è costato all’Italia 44 miliardi di euro, pari al 2,5% del PIL nazionale. Bisogna investire, pertanto, non solo per la riqualificazione del personale ancora impiegato, ma anche per formare quelle figure professionali in uscita dal sistema scolastico che possono poi trovare adeguata corrispondenza nel mercato del lavoro, attraverso percorsi d’istruzione e formazione più ibridi, flessibili e personalizzati, capaci di sfruttare anche tecnologie innovative come il microlearning e le certificazioni agili”.

Turismo, FederTerziario: “Potenziare AI, digitalizzazione e green nel futuro delle MPMI”

Al convegno FederTerziario a BTM i numeri dell’ISNART: per 7 imprese ricettive su 10 fondamentale nuovo personale qualificato con competenze green, social e digitali.

Il futuro del turismo passerà dalle sfide digitali e green che il mercato globale e le normative, ormai in maniera sempre più stringente, impongono alle micro, piccole e medie imprese, che da oltre 30 anni hanno in FederTerziario un riferimento nazionale.

Concetti emersi in occasione dell’evento “Competenze e competitività: Nuove prospettive e linee di finanziamento per le aziende del settore turistico”, organizzato dall’organismo datoriale, che si è svolto nel pomeriggio di oggi nell’ambito di BTM, alla presenza di esponenti del mondo istituzionale, universitario, associativo e imprenditoriale. Le riflessioni sono state accompagnate dai dati presentati dall’Istituto Nazionale Ricerche Turistiche con Titty Gentile, project manager area qualificazione imprese e territori dell’ISNART, che ha evidenziato appunto come 7 imprese ricettive su 10 ritengano fondamentale l’inserimento di personale qualificato con competenze principali green, social e digitali.

“A partire dallo scorso anno – spiega Nicola Patrizi, presidente di FederTerziario – l’organismo datoriale ha lanciato un programma interno finalizzato alla promozione dell’innovazione presso le aziende aderenti, stabilendo contatti diretti con le imprese che esprimono innovazione o che sono interessate a raccogliere le sfide e le opportunità dell’intelligenza artificiale applicata. Per supportare questo processo sono in corso di definizione importanti accordi con istituzioni, centri di competenza e hub dell’innovazione per facilitare i percorsi di riorganizzazione, ricerca e sviluppo basati sull’AI”.

Andando nel dettaglio dell’ambito turistico, aggiunge il presidente Patrizi, FederTerziario “ha aderito all’Associazione Turismo AI che promuove l’intelligenza artificiale proprio nel settore turistico”. Un’azione sostenuta dai fatti: sempre secondo una ricerca dell’ISNART, l’evoluzione del sistema organizzativo delle imprese ricettive prevede l’utilizzo dell’intelligenza artificiale per la gestione delle prenotazioni, per i servizi alla clientela e per la gestione delle procedure di sicurezza, mentre le aree in cui si prevedono investimenti nel prossimo triennio sono quelle dell’innovazione organizzativa e gestionale, dell’efficientamento energetico, delle modalità di relazione con i clienti e di sviluppo nuovi servizi.

Proprio negli ultimi cinque anni, il settore del turismo ha vissuto una profonda
trasformazione, affrontando sfide significative che hanno cambiato radicalmente il lavoro e le relazioni umane. L’industria turistica, abituata a interagire globalmente, ha dovuto fare i conti con un cambiamento epocale costringendo tutti gli operatori a ripensare le proprie strategie e a trovare nuove soluzioni, ma allo stesso tempo consolidando la consapevolezza del valore del comparto e l’opportunità di rafforzare la collaborazione tra i vari attori della filiera. “In questo contesto, il nostro obiettivo – spiega Enzo Carella, Presidente FederTerziario Turismo – è quello di favorire un confronto aperto a tutte le parti della filiera, per affrontare il cambiamento sociale e tecnologico, valorizzare le competenze e il capitale umano e creare maggior valore per le imprese associate”.

Elementi di riflessione che consolidano l’ormai trentennale azione di FederTerziario sull’importanza delle competenze per il consolidamento e la crescita della competitività di un settore così strategico per l’economia del Paese e che attualmente, seppur in crescita, lascia emergere ancora diverse criticità. Secondo i dati del sistema informativo Excelsior, il turismo, con ICT (tecnologie dell’informazione e della comunicazione) e servizi avanzati, sta trainando l’occupazione in Italia – dal 16 al 22% – anche se resta una carenza di personale dovuta soprattutto alla difficoltà di intercettare lavoratori qualificati.

Una vera sfida di aggiornamento che inciderà soprattutto tra le imprese con meno di dieci dipendenti: secondo Excelsior sono loro ad assorbire un terzo delle assunzioni programmate e, complessivamente, l’80% della domanda di lavoro proviene da imprese con meno di 250 dipendenti.

E sugli strumenti digitali si orientano le possibilità di attrarre un pezzo importante dei flussi turistici, anche nell’ambito del cosiddetto “silver tourism”. La rappresentazione sociale della terza età “sta cambiando – spiega la professoressa Letizia Carrara, Docente di Sociologia e Sociologia del Territorio all’Università di Bari – e così anche le autorappresentazioni dei soggetti anziani che avanzano sempre più richieste diverse che eccedono i soli bisogni sanitari a favore di quelli culturali e di svago.

Il turismo rappresenta una delle possibili risposte. Gli strumenti digitali costituiscono un differenziato e utile strumento per potenziare le proposte che il settore turistico è in grado di offrire”. Attenzione però: “Sarebbe un errore – conclude la docente – trattare gli anziani come un corpus monolitico e quindi si presentano come più che opportune ricerche quanti-qualitative”.

Nel corso del convegno, grazie anche alla presenza dell’Assessore allo Sviluppo
Economico della Regione Puglia Alessandro Delli Noci, sono stati illustrati gli strumenti di finanza agevolata a disposizione delle aziende del settore, dando spazio anche al racconto e all’esperienza di Vera Gigante, titolare di un’impresa che si è concretizzata grazie al Bando NIDI per le nuove iniziative d’impresa.

Un processo che è stato accompagnato dall’ufficio credito di FederTerziario e che oggi racconta la storia di una donna imprenditrice che testimonia l’attenzione dell’organismo datoriale anche al tema dell’imprenditoria femminile.

“Ci rende orgogliosi – ha concluso il Segretario Generale Alessandro Franco – contribuire ogni giorno a sensibilizzare le aziende associate sui temi delle competenze e della formazione continua, quali strumenti di crescita della competitività e come valore sociale, così come siamo fieri di affiancare gli aspiranti imprenditori nella nascita di nuove attività che contribuiscono allo sviluppo economico dei territori e dell’intero comparto
turistico”.

E i numeri presentati da Mauro Buscicchio, Direttore Generale Banca Popolare Pugliese, sulla base di elaborazioni e stime su dati IPRES, Pugliapromozione Agenzia Regionale del Turismo, confermano che il turismo continua ad avere un impatto decisivo sul PIL della Regione Puglia: tra l’8,6 e il 9,1% nel 2024, un risultato in continua crescita.

Manovra, le proposte di FederTerziario: “Fiscalità di vantaggio aree interne, rafforzare misure di sostegno al reddito e investire su formazione piccoli imprenditori”

Espresse perplessità sul controllo di Stato nelle imprese che percepiscono più di 100mila euro annui di contributi pubblici. Riflessioni di Mallardo al Presidente del Consiglio dei ministri e delegazione governativa.

Un contributo articolato, per proporre adempimenti e nuove misure, è stato presentato da FederTerziario per rivedere alcuni punti strategici della manovra di bilancio che in questi giorni è in discussione alla Commissione Bilancio alla Camera. Particolare attenzione, nell’analisi generale della manovra, è stata prestata al mondo della micro, piccola e media imprenditoria, rappresentate dalla Confederazione che attualmente associa oltre 90mila aziende.

Pur apprezzando una serie di norme – sottolinea Alessandro Franco, segretario Generale di FederTerziarioquale la conferma della detassazione di premi di produttività, la possibilità di destinare risorse del piano GOL ad attività formative organizzate dall’impresa, lo sviluppo di welfare per il lavoro autonomo e l’imprenditoria femminile, riteniamo che la manovra manchi di interventi strutturali capaci di sostenere al meglio le MPMI che, in questa fase di transizione, avrebbero più che mai necessità di interventi e fonti di finanziamento ad esse dedicate”.

L’organismo datoriale ha evidenziato, nello specifico, sei articoli specifici che riguardano il cuneo fiscale, i premi produttività, i fringe benefit, la conferma bonus assunzioni nuovo personale, gli interventi a sostegno dello sviluppo del settore turistico e le misure di potenziamento dei controlli di finanza pubblica.

La riforma prevista del cuneo fiscale – evidenzia il dott. Giuseppe Mallardo – mira a mantenere inalterati i benefici attuali per i redditi fino a 35mila euro, come FederTerziario, quindi, abbiamo proposto un aumento delle percentuali per i redditi fino ai 20mila euro per contribuire a un allineamento della retribuzione delle esigenze economiche attuali. In quest’ottica, cioè per rafforzare la capacità di spesa di lavoratori e lavoratrici, si è definita anche una proposta che riguarda l’innalzamento e la stabilizzazione delle soglie dei fringe benefit che hanno specificatamente una finalità sociale a 4.000 e 3.000 euro rispettivamente per i dipendenti con e senza figli a condizione, quindi, che gli stessi siano utilizzati per l’acquisto di servizi e prestazioni di natura sociale, sanitaria e assistenziale o di cura”.

Al vaglio del documento redatto dall’Ufficio Relazioni Industriali di FederTerziario, nell’ambito della proroga dei premi produttivi per il triennio 2025/2027, l’innalzamento dei limiti da 3mila a 4mila e fino a 5mila se l’azienda adotta modelli di partecipazione diretta dei lavoratori nella gestione organizzativa. Altre correzioni delle misure all’esame parlamentare riguardano la conferma del bonus di assunzione del nuovo personale che, secondo FederTerziario, dovrebbe prevedere la revisione dei parametri di qualificazione delle imprese artigiane, magari introducendo maggiore flessibilità o esenzioni per quanto riguarda le assunzioni – dato che i nuovi assunti rischiano di far uscire le imprese dalla qualifica di impresa artigiana – o, in alternativa, offrendo incentivi specifici dedicati alle piccole e medie imprese che intendono espandersi senza rischiare di perdere la propria identità artigianale. Grande attenzione viene posta anche in relazione allo sviluppo del settore turistico e all’introduzione di una “fiscalità di vantaggio” per le aree interne chiedendo: per il primo, un confronto con i principali stakeholder del comparto stante la previsione, entro sessanta giorni dall’entrata in vigore della legge di bilancio, di un decreto di natura regolamentare, per stabilire criteri, condizioni e modalità per la concessione di agevolazioni finanziarie a sostegno degli investimenti privati e per la realizzazione di interventi ad essi complementari e funzionali; per il secondo, agevolazioni contributive e fiscali per i datori di lavoro privati che assumano in aree interne, insulari e di montagna, al fine favorire un riequilibrio tra aree interne e centrali e favorirne la rinascita, anche in ottica di delocalizzazione e destagionalizzazione dei flussi turistici.

Sul fronte della finanza pubblica – aggiunge Mallardoesprimo le nostre perplessità sulle misure di potenziamento dei controlli che prevederebbero la presenza di un rappresentante del MEF all’interno dell’organo di controllo delle imprese che percepiscono, anche in modo indiretto e sotto qualsiasi forma, contributi da parte dello Stato di entità significativa, stabilito, in sede di prima applicazione, a partire da 100mila euro annui. Chiediamo di eliminare questa disposizione per garantire l’autonomia delle società che interpretano il provvedimento come un’ingerenza nella propria sfera gestionale, oltre che per questioni di natura economica, visto che il compenso del revisore nominato dal MEF sarebbe interamente a carico delle imprese coinvolte“.

L’ampio capitolo dedicato all’inserimento delle nuove misure si concentra su diversi fronti: proroga e semplificazione del piano di transizione 5.0, introduzione della cedolare secca per le locazioni di immobili commerciali classificati nella categoria catastale di negozi e botteghe, lo stralcio dei carichi fino a 5mila euro affidati all’agente della riscossione fino al 31 dicembre 2022, la revisione del sistema di ammortamenti fiscali dei beni strumentali, riportare l’aliquota della ritenuta d’acconto dei bonifici delle ristrutturazioni dall’11% all’8%. Centralità, inoltre, al capitolo della formazione, da sempre riferimento dell’azione di FederTerziario.

Riteniamo essenziale la modifica dell’articolo 118 della legge 388/2000 – conclude Mallardoper estendere il raggio della formazione finanziata anche ai datori di lavoro per le imprese con meno di 15 dipendenti. Credendo nella centralità che le nuove competenze possono avere per i lavoratori e soprattutto per le imprese che assumono, anche nell’ottica dell’attuale mismatch tra domanda e offerta di lavoro, chiediamo inoltre che l’attività di formazione possa essere estesa anche a disoccupati e inoccupati, prospettando così la possibilità di formare anticipatamente le risorse umane che le aziende intendono assumere“.