FederTerziario: “Superare contrapposizioni ideologiche per nuova rappresentanza micro e piccole imprese”

Se ne è parlato alla presentazione del libro “La Rappresentanza delle Imprese Minori” di Enrico Tezza.

“Accantonare posizioni precostituite e autoreferenziali che troppe volte hanno impedito al diritto del lavoro e alle relazioni industriali di creare sinergie costruttive ed emanare norme in grado di rispondere alle reali esigenze del mercato del lavoro”. Le parole di Alessandro Franco, segretario generale di FederTerziario e autore della prefazione del libro “La Rappresentanza delle Imprese Minori. Importanza delle Imprese e ruolo della Rappresentanza” di Enrico Tezza, edito da Franco Angeli,  prospettano una nuova era della rappresentanza che metta al centro l’analisi scientifica della realtà produttiva italiana, costituita nella stragrande maggioranza dalle imprese cosiddette “minori” – quindi micro e piccole – che hanno subìto una sorta di marginalizzazione nel dibattito politico – sindacale che la Confederazione, ormai da trent’anni, cerca di ribaltare, evidenziando ai tavoli governativi l’esigenza di  collocarle al centro dei processi decisionali. Se ne discuterà oggi pomeriggio, nella sala convegni dell’Universitas Mercatorum, nel corso di un convegno, moderato da Emanuela D’Aversa, responsabile ufficio relazioni industriali FederTerziario, per la presentazione del libro

Universitas Mercatorum è ben lieta di ospitare questo importante dibattito che mette al centro le micro e piccole imprese, pilastri importanti del nostro sistema economico – ha precisato il Rettore dell’Ateneo, il professor Giovanni CannataSolo attraverso un approccio inclusivo che tenga conto del valore delle diversità, possiamo costruire un quadro normativo che risponda meglio alle esigenze del mercato del lavoro contemporaneo. Le micro e piccole imprese devono essere riconosciute per il loro ruolo cruciale e devono avere una voce forte e chiara nei processi decisionali che influenzano il loro futuro. Questo libro di Enrico Tezza rappresenta un passo interessante in questa direzione, offrendo un’analisi approfondita e proposte concrete per una rappresentanza più efficace e giusta”.

Un processo condiviso che necessita di sviluppare un dibattito politico sindacale che oggi risulta decisivo di fronte ai continui processi transizionali che le imprese sono costrette ad affrontare, considerando lo scenario della competitività globale. “Di fronte ai cambiamenti del lavoro – spiega il professore Enrico Tezza, autore del libro -, viene ricercata una prospettiva innovativa capace di superare il corporativismo della rappresentanza, inteso come un sistema di rappresentanza di interessi riconosciuto dallo Stato che assegna un monopolio della rappresentanza alle organizzazioni maggiormente rappresentative in cambio del sostegno politico”. In quest’ottica, il volume “si colloca – prosegue il professore – all’interno della dottrina aziendale italiana rivolta alla imprese minori, aggregati imprenditoriali di lavoratori autonomi, micro imprese fino a 10 unità e piccole imprese fino a 50 unità, per ricercare una politica di rappresentanza coerente con i loro bisogni”. Un lavoro compiuto attraverso l’utilizzo dei manuali dell’ILO (International Labour Organization), per approfondire “le funzioni sindacali primarie di una organizzazione imprenditoriale – conclude Tezza –, come le relazioni industriali e la contrattazione e quelle secondarie, come la strategia associativa e la governance”.

A chiudere i lavori ci sarà Nicola Patrizi, presidente FederTerziario, che nel suo intervento evidenzierà il raggio d’azione necessario per un’adeguata protezione delle imprese minori. “Abbiamo chiesto al governo – precisa il presidente Patrizi –, di impegnarsi per agire nei tavoli europei dove si pianificano le politiche economiche che poi inevitabilmente incidono sull’azione delle nostre aziende, un’azione che deve chiaramente legarsi anche a una diffusa opera di sburocratizzazione che semplifichi la vita produttiva. Inoltre, siamo in prima linea per superare le difficoltà legate alla rappresentanza delle imprese minori in quanto la piccola dimensione si traduce nella difficoltà di avere peso nella definizione delle proposte alla politica”.

FederTerziario sull’IA: “Dalle pmi la via per coniugare produttività e occupazione ma serve personale qualificato”

Un’impresa su due tra quelle che hanno preso in considerazione l’utilizzo di tecnologie di IA si ferma per mancanza di competenze.
Le infrastrutture digitali possono aiutare anche nella prevenzione degli incidenti sul lavoro, ma servono personale qualificato e investimenti.

Le medie e piccole imprese, adeguatamente supportate da formazione e investimenti, possono ancora fornire un approccio all’IA che sia in grado di tutelare lavoro e produttività, altrimenti le nuove tecnologie rischiano di avere un impatto negativo sull’occupazione: secondo uno studio dell’FMI per la metà dei posti di lavoro esposti (il 60% del totale) potrebbe portare a conseguenze negative per assunzioni e salari.

Le piccole e medie imprese possono costituire un importante valore guida per l’integrazione dell’intelligenza artificiale nel mercato del lavoro che, seppur potendo agire in termini di miglioramento della produttività, deve sempre fare riferimento alla presenza di un lavoratore – spiega Nicola Patrizi, presidente FederTerziario – e, in questo senso, è indispensabile considerare la centralità della formazione per affrontare questa nuova sfida”.

Si tratta ancora di scenari e prospettive di medio-lungo periodo che però cominciano a pretendere una attenta riflessione: in Italia, secondo i dati Istat, il 5% di imprese con 10 addetti e più utilizzano tecnologie di IA, contro la media dell’8% nell’Ue27. Nel dettaglio sono soprattutto le grandi imprese (24% del totale) a utilizzare almeno una tecnologia di IA, mentre è più basso il dato delle aziende con 50-99 addetti che si fermano al 5,6%, peraltro in controtendenza (9,4% nel 2022).

A preoccupare è la mancanza di competenze che incide anche sul futuro dell’applicazione dell’intelligenza artificiale e sul ruolo che potrebbe avere nel
mondo del lavoro e della sicurezza. Dice l’Istat che tra i principali ostacoli all’applicazione dell’IA, considerando le imprese che hanno preso in considerazione l’utilizzo di tecnologie senza averle ancora avviate (4,4% in totale, 15,4% tra le grandi), c’è, al primo posto, la mancanza di competenze (55,1%).

Il sistema non produce personale qualificato per le imprese – prosegue il presidente Patrizi – e lo dicono le richieste delle imprese che ricercano profili adeguati a ricoprire i posti che impongono le nuove sfide, tra cui l’IA e non solo. L’Italia si trova nella morsa della denatalizzazione, con una previsione di circa 8 milioni di persone in meno entro il 2050, e un capitale umano ridotto che, conseguentemente, dobbiamo cercare di valorizzare al massimo. Per farlo serve una strategia con politiche attive del lavoro in grado di formare i nuovi lavoratori ma anche coloro che rischiano di uscire dal mercato a seguito delle transizioni in atto”.

Uno degli aspetti che potrà combinare competenze e potenzialità dell’IA è costituito dalla sicurezza sul lavoro, considerando che nel 2023 sono state ancora più di un migliaio le denunce di incidenti mortali sul posto di lavoro registrate dall’Inail.

Ne ha parlato, in uno degli appuntamenti FederTerziario, Riccardo D’Angelo, esperto strumenti di intelligenza artificiale volti a prevenire gli infortuni su luoghi di lavoro.

L’intelligenza artificiale, percepita in questo momento dall’opinione pubblica come qualcosa di invasivo, di pericoloso, può contribuire a evitare gli incidenti sul lavoro – spiega D’Angelo -. Lasciando per un momento da parte i temi legati alla privacy del singolo lavoratore, esiste la possibilità di vedere in tempo reale chi, come e quando sta effettuando delle attività potenzialmente pericolose, non indossando ad esempio i dispositivi di protezione. Crediamo che questo tipo di infrastrutture digitali possano aiutare a prevenire in maniera significativa gli incidenti sul lavoro”.

FederTerziario, siglato il CCNL per dipendenti delle imprese di restauro dei beni culturali

Contratto firmato dall’organismo datoriale, UGL Costruzioni e Associazione Restauratori d’Italia: iniziativa esclusiva per gli operatori del comparto rispetto ad altre tipologie contrattualistiche che ne prevedono l’inserimento nell’edilizia.
Priorità agli adeguamenti salariali per compensare la perdita del potere d’acquisto e formazione continua.

Si occupano di salvaguardare il valore culturale dello sterminato patrimonio storico e artistico italiano: sono oltre 3.500 imprese che impiegano circa 9mila addetti, con una base imprenditoriale a vocazione femminile (circa il 60%).

A questa ampia fascia di professionisti operanti in Italia (dati Infocamere-Movimprese) si rivolge FederTerziario con la stipula del CCNL per i dipendenti delle imprese di restauro di beni culturali – con decorrenza dal 6 marzo 2024 al 5 marzo 2027 – che è stato firmato ieri dal Presidente e dal Segretario generale dell’organismo datoriale, Nicola Patrizi e Alessandro Franco, dalla Federazione Nazionale UGL Costruzioni, rappresentata dal Segretario nazionale Egidio Sangue, e dall’Associazione Restauratori d’Italia, alla presenza del Presidente Kristian Schneider.

Di rilievo l’assistenza tecnica di ANCL – Associazione Nazionale dei Consulenti del Lavoro, col Presidente Nazionale, Dario Montanaro.

Questo contratto consolida la nostra visione del lavoro nei beni culturali: da sempre abbiamo privilegiato il ruolo specifico delle figure professionali del restauratore di beni culturali e dei tecnici del restauro e degli altri operatori del comparto della conservazione – dichiara Nicola Patrizi, presidente FederTerziario – con un intervento contrattuale specialistico che si differenzia rispetto ad altre tipologie impiegate in maniera più generica sulle lavorazioni di tipo edile e artigianale sul patrimonio costruito”.

Un’azione che si concretizza nella definizione di alcune prerogative specifiche nell’ambito di un settore complesso, come quello della restaurazione-conservazione, e in continuo mutamento per le disposizioni legislative in ambito nazionale ed europeo, nonché per la necessità di formazione continua anche in rapporto alle costanti evoluzioni tecnologiche.

Il rinnovo contrattuale – evidenzia Egidio Sangue, Segretario nazionale UGL Costruzioni costituisce un ulteriore rafforzamento e perfezionamento dell’autonomia delle imprese e dei professionisti che operano nel settore. Nello specifico, si prevede un adeguato aumento retributivo, si ampliano le tutele anche in materia di previdenza sanitaria e di formazione necessaria al mantenimento delle competenze in un settore che rappresenta una delle eccellenze italiane che valorizza l’unico e immenso patrimonio nazionale”.

Il contratto nazionale si avvale del supporto e della firma dell’Associazione Restauratori d’Italia, che dal 1985, anno della fondazione, è impegnata in prima linea per tutelare e qualificare la professione di restauratore dei beni culturali.

Il CCNL per i dipendenti delle imprese di restauro – spiega il presidente Kristian Schneider – conferma il suo ruolo di riferimento per il settore dei BBCC. Rappresenta infatti il primo contratto specifico per la conservazione ed il restauro del patrimonio culturale giungendo così alla sua 4° edizione. In passato tale documento è stato spesso oggetto di critiche, per essere poi però ampiamente imitato da altri settori che, fino a pochi anni addietro, negavano non solo la necessità della sua peculiarità ma persino la ratio specifica che definisce compiutamente le figure professionali operanti nel settore del restauro”.

L’edizione del CCNL siglata recupera “la perdita di potere d’acquisto – conclude il presidente – subita negli anni garantendo retribuzioni e tutele ai dipendenti, e, grazie alla collaborazione con FondItalia, mette a disposizione un’offerta di formazione professionale continua specifica. È bene infine segnalare come il nuovo contratto debba considerarsi un’eccellenza anche in merito all’ambito della sicurezza sui luoghi di lavoro, soprattutto se confrontato con le proposte alternative che solo negli ultimi anni hanno scelto di interessarsi al settore del restauro”.

FederTerziario: confermati Patrizi presidente e Franco segretario generale

Il Congresso Confederale ha eletto anche il nuovo vicepresidente Maurizio Renna.
FederTerziario chiude un quinquennio di grandi risultati e si prepara a un futuro da protagonista ai tavoli governativi su PNRR e temi strategici per il Paese

Un’elezione nel segno della continuità del lavoro svolto con prospettiva sugli importanti appuntamenti che attendono l’Italia nei prossimi cinque anni. Si è tenuto stamattina, a Roma, il Congresso Confederale di FederTerziario che ha festeggiato i trent’anni dalla sua costituzione rinnovando tutti gli organi confederali. La Confederazione nasce in Veneto nel 1993 e, dopo pochi anni, per l’iniziativa di un gruppo di professionisti pugliesi inizia a ramificarsi anche nel meridione. Oggi, con oltre 80mila associati, è un autorevole riferimento nei tavoli istituzionali delle micro, piccole e medie imprese del Paese.

Nicola Patrizi, che vanta una consolidata esperienza nell’attività di consulenza per le imprese con specializzazioni nelle politiche di coesione, è stato confermato presidente, carica che ricopre dal 2018. Riconfermato anche il segretario generale Alessandro Franco, esperto di contrattazione collettiva e politiche sindacali. Il Congresso ha eletto il nuovo vicepresidenteMaurizio Renna, dottore commercialista, già presidente di FederTerziario Lecce.

Si chiude un quinquennio di grande crescita per FederTerziario, scandito da un costante supporto alle oltre 80mila micro, piccole e medie imprese distribuite su tutto il territorio nazionale, nove federazioni di categoria, e oltre 80 sedi territoriali che costituiscono le antenne per intercettare le esigenze del tessuto produttivo. Una storia suggellata da numeri di rilievo sul fronte dei CCNL (23 in settori economici strategici per il Paese) e da una costante attenzione al tema della formazione, al lifelong learnig e allo sviluppo sostenibile. Il prossimo quinquennio vedrà la Confederazione impegnata su alcuni dei temi più delicati che riguardano il Paese, tra cui anche l’impegno per superare il mismatch tra domanda e offerta di lavoro già avviato con un’innovativa best practice nel settore turistico e in procinto di essere estesa ad altri settori economici.

Ci aspettano altri cinque anni – spiega Nicola Patrizi – e le sfide saranno ancora più importanti perché ci troviamo di fronte a un’accelerazione senza precedenti tra la gestione dell’intelligenza artificiale e un mercato del lavoro ormai sempre più complesso. Come FederTerziario la nostra priorità sarà anche quella di promuovere l’innovazione per le imprese e di guidare i nostri associati in questo percorso difficile e ricco di opportunità. Sentiamo questa responsabilità della riconferma, anche considerando il peso di una storia importante che impone un ringraziamento a una persona come Francesco Franco che ha avuto l’intuizione e la credibilità per poter creare questa macchina che noi continuiamo a condurre grazie a quella esperienza”.

Negli ultimi mesi, tra i diversi tavoli governativi a cui FederTerziario ha partecipato da protagonista sul fronte della sicurezza, dell’istruzione, della formazione e del lavoro, hanno assunto particolare rilievo anche gli incontri della Cabina di Regia per il PNRR con l’obiettivo di contribuire alle politiche di investimento e sviluppo e dare voce alle PMI e alle microimprese.

Sono felice di aver ricevuto nuovamente la fiducia dei delegati regionali e provinciali – evidenzia Alessandro Franco – e sento la responsabilità di questo rinnovato incarico. Come FederTerziario continueremo a lavorare per portare alla ribalta del dibattito politico le peculiarità e le esigenze delle aziende che rappresentiamo e che negli ultimi quarant’anni sono state spesso poco considerate dal legislatore. Siamo forti di una diffusione sempre più capillare e di adesioni che dimostrano come il percorso intrapreso abbia dato dei risultati, pertanto ci prepariamo a questo prossimo quinquennio con la consapevolezza che la nostra missione di rappresentanza si dovrà certamente misurare anche con le grandi sfide del futuro tra IA e responsabilità sociale”.

FederTerziario ha lavorato per supportare le aziende a migliorare il clima aziendale ed i processi interni di compartecipazione, anche tramite la costituzione dell’Organismo Paritetico Formasicuro e degli Enti Bilaterali Enbisit, Ebintur e il Fondo di Assistenza Sanitaria Integrativa, Previlavoro Italia. Inoltre, grazie alle numerose convenzioni sottoscritte, continua a garantire alle imprese associate la fruizione dei servizi necessari allo svolgimento dell’attività d’impresa o all’adeguamento a specifiche normative, attivando sportelli operativi per assisterle nell’individuazione di strumenti di finanza agevolata e di accesso facilitato al credito.

“Pur venendo da diversi anni di lavoro in FederTerziario – spiega Maurizio Renna -, sono lusingato dal ricoprire una carica istituzionale all’interno dell’Ufficio di Presidenza della Confederazione. Spero di poter portare la mia esperienza in ambito associativo, la mia professionalità e le mie conoscenze da dottore commercialista anche per costruire delle proposte a livello istituzionale, soprattutto in questo momento che vede nell’agenda politica una particolare attenzione alla riforma fiscale”.

Fitto al convegno FederTerziario: “PNRR fondamentale per digitalizzazione e transizione energetica piccole e medie imprese”

Convegno promosso da FederTerziario: le imprese più piccole valgono il 97,4% del tessuto produttivo nazionale.
Ricetta per lo sviluppo: ‘small first’, progetti regionali calibrati sul fabbisogno e crescita capitale umano locale.

Il PNRR sarà fondamentale anche per supportare le micro, piccole e medie imprese nei processi di digitalizzazione e di transizione energetica. È quanto emerge dalle parole del Ministro per gli Affari Europei, il Sud, le Politiche di Coesione e il PNNR, Raffaele Fitto, impegnato a Bruxelles in vista di un importante Consiglio europeo, in un videomessaggio inviato al convegno La rappresentanza delle micro e piccole imprese e il ruolo delle associazioni” promosso da FederTerziario con il patrocino di FondItalia che si è tenuto oggi all’Ara Pacis.

Il richiamo principale – sottolinea il Ministro per gli Affari Europei – è rivolto al piano nazionale di ripresa e resilienza, uno strumento fondamentale per il nostro Paese che ci impegna fortemente sulla prospettiva futura per la grande dimensione finanziaria che lo caratterizza e perché gran parte di queste risorse non sono a fondo perduto, ma gravano sul futuro del nostro Paese. Il piano nasce infatti per assicurare la ripresa ma soprattutto la resilienza. Quindi è necessario avere la capacità di immaginare, sul fronte della spesa, una scelta che sia di qualità e che accompagni una crescita indispensabile per poter rientrare da questo debito che costituisce uno degli elementi di principale riflessione nell’ambito dellattuazione”. Poi il focus sulla fase di rimodulazione avviata nei mesi scorsi con la “ridefinizione di oltre 21 miliardi di euro dal punto di vista finanziario” e anche “degli obiettivi del Piano”. Si tratta di “unazione che abbiamo realizzato già nella fase iniziale sia per quanto riguarda la terza e la quarta rata”, spiega il Ministro Fitto, che sono “due rate che il nostro Governo ha ottenuto incassando appunto l’importo a noi assegnato e abbiamo già presentato la richiesta di pagamento per la quinta rata, avendo già raggiunto tutti gli obiettivi”. La fase dell’attuazione sarà fondamentale per il mondo delle imprese: “La revisione – aggiunge – prevede un importante intervento indirizzato verso il mondo delle imprese e, in particolare, su quei temi che sono collegati anche alle transizioni necessarie per creare le condizioni per innovare e rafforzare le nostre aziende, sul fronte della digitalizzazione e della politica della transizione energetica”. Aspetti che riguardano da vicino, dichiara il Ministro degli Affari europei, le grandi e medie aziende ma anche le realtà di piccola dimensione. Considerazioni che trovano conferma nel costante confronto avviato: “Nella cabina di regia ridefinita a inizio legislatura con il primo decreto PNRR abbiamo coinvolto direttamente le organizzazioni di categoria e le parti sociali per un confronto anche sulle scelte che portiamo avanti” e quindi “la fase di attuazione del PNRR è anche una verifica costante e quotidiana dell’attuazione e della realizzazione del piano”.

Il futuro del Paese passerà dalla capacità di attuare gli interventi del PNRR e della Politica di Coesione e dai processi di formazione e istruzione nell’ottica di un mercato del lavoro caratterizzato dalla “transizione delle competenze” nel quadro di un adeguamento della rappresentatività che metta al centro delle politiche pubbliche le micro, piccole e medie imprese che costituiscono il 97,4% del tessuto produttivo nazionale. L’eventosi è sviluppato in due panel dedicati all’evoluzione del mercato del lavoro e rappresentanza delle imprese minori e nuova governance politiche di coesione e opportunità per le imprese alla presenza di attori istituzionali, esponenti governativi e parlamentari di primo piano.

Abbiamo voluto offrire una lettura coordinata dell’attuale momento con vista sui prossimi anni – evidenzia Nicola Patrizi, presidente di FederTerziario -, ragionando sulla necessità di combinare il ruolo dell’associazione, anche dal punto di vista delle relazioni industriali, con gli aspetti attuativi delle politiche economiche del governo, toccando anche il ruolo della Zona Economica Sociale che sarà una grande opportunità per le imprese. Servirà una Pubblica Amministrazione efficiente e capace, in grado di intercettare tempistiche ed esigenze anche nell’ottica del PNRR e delle Politiche di Coesione, perché si dovranno trasformare queste opportunità in risultati effettivi, a fronte di sfide ormai irrinunciabili a partire da un mercato del lavoro che richiede nuove professionalità ancora da formare e i dipendenti da aggiornare”.

Ad aprire l’evento, l’intervento di Alessandro Franco, segretario generale di FederTerziario, per evidenziare, nell’ambito del grande tema della rappresentatività, come, nel corso degli ultimi trent’anni, “il legislatore e la prassi amministrativa abbiano utilizzato norme e circolari – ben 14 – per orientare l’applicazione dei CCNL ad un unico e solo sistema che ha soddisfatto le esigenze delle grandi aziende con sistemi di relazioni industriali ‘su misura’, che rinviano ai ‘contratti collettivi stipulati dalle organizzazioni sindacali dei lavoratori e dei datori di lavoro comparativamente più rappresentative’. Il criterio cosiddetto della maggiore rappresentatività comparata non ha evidentemente funzionato, generando oltre un migliaio di CCNL, il doppio rispetto al 2012, con oltre la metà di lavoratori (54%) a cui sono applicati, secondo il CNEL, dei contratti scaduti. “Occorre guardare – prosegue Alessandro Franco – alla qualità e al contenuto della contrattazione collettiva anche perché i sistemi di rappresentanza delle imprese ‘minori’, almeno considerate tali in quanto poste ai margini del dibattito e dell’agenda politica negli ultimi decenni, vanno invece supportati e tutelati”.  

La sfida che una Confederazione come FederTerziario ha già attivato da anni è proprio quella di ricalibrare il peso specifico delle imprese nell’ambito delle decisioni politiche, procedendo parallelamente in un accompagnamento quotidiano perché non tutti gli strumenti contrattuali si possono adattare a un tessuto così ampio e variegato che invece necessita di un’attenzione precisa. “Le piccole e piccolissime imprese – sottolinea Maurizio Sacconi, già Ministro del Lavoro –, che costituiscono grande parte del flessibile tessuto produttivo italiano, hanno bisogno di una rappresentanza che affermi nelle politiche pubbliche il criterio ‘small first’. Regole e servizi statuali corrispondenti alla microdimensione risultano nondimeno utili alla grande impresa mentre non vale il contrario. Poi, attraverso strumenti sussidiari come gli enti bilaterali, le parti rappresentative delle piccole imprese e dei lavoratori possono aggiungere servizi utili anche alla coesione sociale”.

Imprese che proprio nel territorio dovranno rintracciare quel supporto logistico e strutturale necessario alla crescita. E sul fronte delle opportunità concesse alle Regioni, bisognerà operare con una strategia precisa. “Nei molti studi sullargomento – precisa a titolo personale Renato Loiero, Consigliere per il bilancio del Presidente del Consiglio dei Ministri – è stato approfondito come lefficacia delle politiche di coesione dipenda sia dallammontare delle risorse e dal numero di progetti finanziabili, ma anche e soprattutto dalla qualità dei progetti promossi sulla base di un adeguato fabbisogno, e da un contesto istituzionale e territoriale ben allineato e con una attività regolatoria e organizzativa efficaci e stabili nel tempo, da cui ne potrà discendere una governance anche duratura. Le infrastrutture e la logistica, il capitale umano e i settori emergenti (energia, sanità…) sono i fattori che determinano le potenzialità di un territorio”. Inoltre, aggiunge il Consigliere Loiero, se da un lato è “opportuno investire in settori complementari rispetto ai punti di forza di unarea, daltro canto è necessario favorire nelle regioni la formazione di un capitale territoriale che funga da volano ad un processo di crescita endogena di lungo periodo”. 

Ed è anche in questo passaggio che tornano in gioco gli organismi datoriali, proprio nell’ottica di arricchire il capitale umano, contribuendo alla messa in campo di una strategia unitaria dei processi di istruzione e formazione per preparare lavoratori adeguati a un mercato del lavoro sempre più dominato da nuove professionalità e con richiesta di competenze in crescita. “Alle associazioni datoriali – aggiunge Egidio Sangue, direttore di FondItalia – va riconosciuto anche il merito di promuovere, con grande forza ed in maniera spesso esclusiva, la formazione e l’aggiornamento di tanti lavoratori ogni anno per tramite dei Fondi Interprofessionali”. A questo proposito, proprio FondItalia, promosso da FederTerziario, nel 2023 “ha consentito – prosegue Sangue – la realizzazione di percorsi formativi per oltre 34 mila lavoratori provenienti, per l’80%, da medie, piccole e micro imprese, proprio grazie al lavoro costante delle reti di rappresentanza che si sono fatte carico, in maniera capillare, di raccoglierne le esigenze, animarne la domanda, rappresentandole spesso anche in contesti di mercato ed istituzionali.  Evidenza che ha rafforzato nuovamente la nostra già profonda convinzione che le associazioni datoriali debbano rappresentare uno dei pilastri fondamentali – insieme ai Fondi, le rappresentanze dei lavoratori e gli interlocutori istituzionali – per un efficace e fattivo sistema per le politiche attive”.