Ricercatori studiano come produrre idrogeno verde a basso costo

Ci sta lavorando un team di scienziati delle università polacche di Danzica e Torun.
Un processo di elettrolisi più efficiente ridurrebbe i costi di produzione.

Un team di scienziati dell’Università Tecnica di Danzica (PG) e dell’Università Nicolaus Copernicus (UMK) di Toruń sta collaborando per sviluppare metodi economici di produzione di idrogeno verde.

L’obiettivo principale è rendere l’elettrolisi dell’acqua più efficiente e accessibile, riducendo i costi associati alla produzione di questo combustibile pulito.

L’elettrolisi, che comporta la scissione dell’acqua in idrogeno e ossigeno utilizzando elettricità, è attualmente una delle tecniche più promettenti per ottenere idrogeno verde.

Tuttavia, i costi elevati dei catalizzatori e dell’energia necessaria rappresentano ostacoli significativi.

Il team di ricerca, come riporta Polonia Oggi, sta esplorando l’uso di materiali alternativi e processi innovativi per abbattere queste barriere economiche.

Uno degli approcci in esame riguarda l’impiego di catalizzatori a base di metalli non preziosi, che potrebbero sostituire quelli tradizionali più costosi come il platino.

Inoltre, si stanno studiando metodi per integrare fonti di energia rinnovabile, come l’energia solare ed eolica, nel processo di elettrolisi, al fine di ridurre ulteriormente i costi operativi e l’impatto ambientale.

Questa iniziativa rappresenta un passo significativo verso la transizione energetica della Polonia, promuovendo l’adozione di tecnologie sostenibili e la riduzione delle emissioni di gas serra.

La collaborazione tra istituzioni accademiche e l’industria potrebbe accelerare l’implementazione di soluzioni innovative nel mercato, contribuendo a soddisfare la crescente domanda di energia pulita a livello nazionale ed europeo.

Il progetto ha anche il potenziale per rafforzare la posizione della Polonia nel settore emergente dell’idrogeno verde, creando opportunità economiche e occupazionali nel campo delle tecnologie verdi.

Portogallo: premier Costa si dimette per errore giudiziario

Errore di trascrizione della procura.
Costa, che si è sempre dichiarato innocente, aveva nel frattempo dato le dimissioni.

È un clamoroso errore giudiziario quello che ha travolto il primo ministro del Portogallo, Antonio Costa, accusato erroneamente di corruzione.

Nel mirino della magistratura, infatti, il premier portoghese ci è finito per un caso di omonimia che lo ha portato alle dimissioni lo scorso 7 novembre.

Come riporta Adnkronos, il vero sospetto di aver commesso reati di corruzione, in seguito a una intercettazione telefonica, è in realtà il suo ministro dell’Economia Antonio Costa Silva.

La procura portoghese ha ammesso di aver ”sbagliato la trascrizione del nome” dell’indagato, mentre il premier si è sempre dichiarato innocente ma ormai ha presentato le dimissioni al presidente Marcelo Rebelo de Sousa e convocato elezioni anticipate alle quali, aveva detto, non ha intenzione di ricandidarsi.

Il quotidiano portoghese Publico scrive:

Il Pubblico ministero ha riconosciuto l’errore”.

Al centro dello scandalo vi sono le concessioni per le miniere di litio nel nord del Portogallo, un progetto per un impianto per l’idrogeno verde e un centro dati nella città costiera di Sines.

All’inizio del mese la polizia portoghese ha fatto irruzione in diversi edifici privati e pubblici, fra cui i ministeri dell’Ambiente e delle Infrastrutture e la sede del comune di Sines, nell’ambito di un’ampia indagine per corruzione e traffico di influenze.

La procura ha quindi disposto l’arresto del capo dello staff di Costa, Victor Esaria, dell sindaco di Sines e di altre tre persone.

Fra i sospettati vi sono anche il ministro delle Infrastrutture, Joao Galamba, e il capo dell’agenzia portoghese per l’Ambiente.

Secondo le accuse, i sospettati usavano il nome del primo ministro nei loro traffici illeciti.

Più volte ministro, 62enne ed ex sindaco di Lisbona, Costa guida il Portogallo dal 2015; attualmente governava con la maggioranza assoluta del suo partito socialista in Parlamento, un’eccezione in un’Europa con i parlamenti sempre più frammentati.