Italia: si cerca una seconda casa automobilistica

Bassi rendimenti e pochi investimenti in Italia.
Aiuti pubblici da decenni ma sede fiscale e produzione trasferiti all’estero.

Stellantis, forse per la prima volta sin dai tempi FIAT, potrebbe avere un competitor in Italia.

Il gruppo non riesce a rendere quanto dovrebbe rispetto alla concorrenza, non investe quanto serve in Italia ed assorbe aiuti pubblici dalla notte dei tempi (con FIAT) salvo poi trasferire sede fiscale e produzioni all’estero.

Non è una novità, infatti, che dopo aver spostato le sedi amministrative e fiscali tra Londra ed Amsterdam, anche le produzioni stiano sempre più migrando verso Paesi esteri ed addirittura extra-europei come, ad esempio, l’Algeria (approfondimento al link).

Questo non andrebbe molto bene al governo ed ora quei tempi, pare, stiano per finire. O almeno è quanto si desume dalle parole del ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso.

Come riporta Ansa, infatti, il ministro ha dichiarato quanto di seguito

Ho preso il dossier automotive fin dall’inizio della legislatura, ora vedo che anche gli esperti di economia, gli opinionisti e certamente i sindacati ritengono giusta questa valutazione. Siamo in campo e abbiamo contatti, interlocuzioni, ormai da almeno 8-9 mesi con alcune case automobilistiche che potrebbero nei loro progetti di sviluppo internazionale, che riguardano l’Europa, insediarsi anche in Italia. Il nostro progetto sull’automotive è chiaro: riteniamo che per sostenere la nostra importante filiera dell’indotto, la vera nostra grande forza fatta da una pluralità di imprese, è necessario un mercato interno che produca almeno 1,3 milioni veicoli: questo è l’obiettivo che ci poniamo da qui a qualche anno per garantire nella transizione energetica verso l’elettrico che l’indotto possa sostenere i livelli produttivi e occupazionali. Vogliamo aprire il mercato ad altri produttori e quindi sappiamo che accanto a Stellantis, che è una importante multinazionale che deve investire nel nostro Paese in modelli innovativi, in ricerca e nell’elettrico per l’auto del futuro, sarà necessario comunque un’altra casa automobilistica: questo percorso non si inventa in pochi mesi, siamo al lavoro per una seconda casa automobilistica da 8 mesi circa e pensiamo che l’obiettivo si possa raggiungere in un tempo congruo. Una volta l’Italia aveva due case automobilistiche, poi fu venduta l’Alfa Romeo – ha proseguito – ma invece di vederla a un partner internazionale, l’allora sinistra al governo, che aveva anche la presidenza dell’Iri, preferì venderla al produttore locale, chiudendo il mercato. Noi invece vogliamo aprire il mercato“.

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Autore: Francesco Puppato

Vive in Polonia dove ricopre il ruolo di Lead Finance Controlling per una multinazionale del tabacco; precedentemente è stato Senior Controller, Supervisore del reparto logistico e BMW Task Force Manager per una holding italiana operante nel settore dell'automotive e prima ancora responsabile del Controllo di Gestione per gli stabilimenti polacchi di una holding italiana del settore del bianco, partendo dal dipartimento finanziario di una multinazioanle italiana attiva nel settore dei motori elettrici. Laureato in "Economia Aziendale" con indirizzo in "Management ed Organizzazione", parla quattro lingue (italiano, inglese, polacco e francese) ed ha poi conseguito 12 Master e 6 certificazioni. Dal 2015 al 2020 ha curato la rubrica "About economy and Social Equity"  per la rivista "Economia - ecaroundworld", dal 2017 al 2019 ha collaborato con "Wall Street Italia", nel 2019 con "Economista.info" mentre dal 2020 collabora con "Wall Street Cina", "Gazzetta Italia" e "Polonia Oggi", dal 2021 con "RisorseUmane-HR". Founder di "General Magazine".

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