“E’ nei corridoi degli ospedali, che si capisce davvero cos’è la vita”.
Con queste parole di Andre Agassi vogliamo introdurre il racconto che ci arriva da un gruppo di personale sanitario che, tramite le loro testimonianze, vogliono farvi toccare con mano il “dietro le quinte”.
“Non siamo preparati ad affrontare emergenze di questo genere. Questo è quanto.
E non lo siamo perché, con i tagli fatti alla Sanità negli ultimi anni, sono stati chiusi ospedali, sono stati accorpati reparti, è stato ridimensionato il personale.
Con il taglio del personale si è persa la specializzazione perchè, gioco forza, ci si deve adattare a fare il di tutto un po’; ma se si perde specializzazione, si perde qualità.”
Il personale sanitario che ci scrive ci dà poi altre informazioni.
“Il periodo combacia con il picco stagionale dell’influenza ed il conseguente aumento dei decessi; non possiamo dire che il numero delle vittime sia dovuto esclusivamente al coronavirus ma di sicuro stiamo affrontando un’emergenza con delle armi non adeguate: è un virus più aggressivo che porta le persone ad avere maggior bisogno di ricovero ospedaliero rispetto al solito e, se non possiamo offrire un servizio all’altezza, è normale che le conseguenze diventino tragiche.”
Continuano poi:
“Gli appalti si fanno ogni 3 mesi; con la stessa periodicità cambiano quindi protocolli e presidi e questo porta a problemi come l’incremento del rischio di fare errori da parte degli addetti ai lavori o la mancanza di assitenza per i macchinari.
Lo stesso vale per le agenzie di pulizia: anche in questo caso gli appalti si regolano in base ai minuti da dedicare alla pulizia per ogni singolo letto o ambulatorio e sono sempre meno, ma così facendo si perde qualità sotto il punto di vista igienico della struttura.
Quest’ultimo punto va a sommarsi al problema dell’accorpamento di più reparti in uno, visto inizialmente: il paziente medico si deve “mescolare” con quello chirurgico comportando, specie nei periodi di sovraccarico, il rischio di contagio tra i pazienti di un reparto e l’altro.
Il personale sanitario che ci scrive conclude poi con un grido d’aiuto:
“Non vuole essere una polemica verso nessuno, speriamo solo che questo momento difficile ci serva da lezione per il futuro: si fa presto a dire “affidiamoci alla scienza”, quando negli ospedali non ci sono neanche le mascherine per il personale.”
(Si ringraziano per le testimonianze A.B., C.F. e M.R. che ci scrivono dall’Italia).