È una storia lunga, quella del taglio dei parlamentari.
In molti e da molto tempo, infatti, sostengono che l’Italia ne abbia troppi e che questi siano un costo, o meglio uno spreco di denaro pubblico prelevato direttamente dalle tasche dei cittadini.
Il sì alla riforma costituzionale era passato con 553 voti favorevoli, 14 contrari e 2 astenuti. A favore le forze di maggioranza (M5s, Pd, Italia Viva, Leu) e le forze di opposizione (Forza Italia, Lega, Fratelli d’Italia), anche se con alcuni distinguo personali al loro interno, più alcuni deputati del gruppo Misto. Contrari al taglio erano stati, invece, +Europa (3 deputati) e Noi con l’Italia (4 deputati). Avevano, infine, votato in dissenso il deputato grillino Andrea Colletti, mentre si era astenuta la dem Angela Schirò.
Il taglio dei parlamentari è stato uno dei cavalli di battagli del Movimento 5 Stelle, finito al centro delle accuse alla fine del governo gialloverde ed ora, precisamente domenica 29 marzo 2020, gli italiani saranno chiamati ad esprimersi sul tema tramite un referendum.
Ecco come si quantificherebbe il taglio: i deputati passerebbero da 630 a 400, mentre i senatori da 315 a 200; si aggiungono, a questi, il taglio dei seggi dei deputati (da 12 a 8) e quello dei senatori (da 6 a 4) eletti all’estero.
È una vicenda che ricorda e si collega a quella del finanziamento pubblico per i partiti (qui l’intervista a Montanari fatta dallo stesso autore ma per WSI). E se siamo tornati a parlarne proprio con Alessandro Montanari, giornalista euroscettico ed autore tv (sue le trasmissioni “Lultimaparola” (Rai2) e “La Gabbia” (La7) ed oggi su Rete 4 a “Stasera Italia”), autore di un libro che fin dal titolo ha fatto molto parlare di sé: “Euroinomani”, edito da Uno Editori.
Montanari, il taglio dei parlamentari, secondo lei, è un tema analogo al finanziamento pubblico ai partiti?
“Sì e no. La riduzione, più o meno contenuta, di un Parlamento che conta quasi mille onorevoli non si può classificare di per sé come un attacco alla democrazia, quale io, come noto, considero l’abolizione totale del finanziamento pubblico ai partiti. Al contrario c’è chi la giustifica con l’esigenza di velocizzare i tempi d’azione della macchina parlamentare che tuttavia, nel nostro sistema, dipendono dal meccanismo del bicameralismo perfetto e non certo dal numero complessivo dei parlamentari. Dunque in questo caso sarei cauto a scomodare categorie come l’attacco alla democrazia, se non fosse che a promuovere queste leggi sono gli stessi – e mi riferisco ovviamente al Movimento5Cinquestelle – che hanno fatto della retorica anti-casta una sballata, contraddittoria e controproducente bandiera del cosiddetto populismo. A proposito, preciso di essere stato un forte sostenitore, sebbene probabilmente ingenuo, del Governo populista-sovranista.”
“Sballata, contraddittoria e controproducente”. Perché questi tre aggettivi così forti?
“Sballata e contradditoria perché la battaglia contro la casta finisce sempre per ottenere lo stesso esito: ridimensionare, oltre agli emolumenti e ai privilegi, la forza stessa della politica, che infatti retrocede, ritirandosi in fortini di volta in volta più piccoli e delimitati. E siccome gli spazi abbandonati dalla politica sono destinati ad essere occupati da altri, ecco che da Mani Pulite in poi la politica ci appare soverchiata occasionalmente dal potere giudiziario e, in modo assai più costante e strutturale, dal potere economico e finanziario.”
Questo ha qualcosa a che vedere con la contrapposizione tra popolo ed élite che lei descrive in Euroinomani?
“Credo di sì. O meglio, in questo caso parlerei di un cortocircuito logico di quello schema perché, curiosamente, in tutti i referendum contro i privilegi della politica, le élite votano o voterebbero esattamente come vota il popolo, maldestramente aizzato contro sé stesso dai movimenti populisti.”
È questa la contraddizione? Che popolo ed elite la pensino nello stesso modo?
“Non vi sembra strano che il popolo e le oligarchie economico-finanziarie individuino un nemico comune? Avendo interessi divergenti, come possono avere un nemico comune? E non vi sembra strano che élite e popolo si alleino contro la politica, che resta pur sempre la legittima rappresentante del nostro voto democratico? A me sembra molto strano. Ma le dirò che mi sembra abbastanza chiaro chi, tra popolo ed élite, stia recitando la parte del pollo.”
Ha detto anche che la battaglia contro la Casta è una battaglia politica controproducente. Perché?
“Ormai questa non è più un’opinione, ma quasi un dato empirico. In poco più di un anno di governo con la Lega, il Movimento5Stelle è effettivamente riuscito a mantenere quasi tutte le sue promesse elettorali, in particolare quelle contro la Casta della politica. Ha eliminato i vitalizi, si è autoridotto gli stipendi, ha rinunciato platealmente alle buonuscite dovute a ex deputati e a ex senatori e ha anche fatto questa legge per tagliare il numero complessivo dei parlamentari. Non solo. Mentre “toglieva” alla Casta, con l’altra mano ha anche “dato” al popolo, introducendo il reddito di cittadinanza. Eppure i consensi del Movimento5Stelle sono in picchiata, precipitati dal 34 per cento del 4 marzo 2018, quando le promesse erano ancora promesse, al 14-15 per cento di cui lo accreditano i sondaggi adesso che quasi tutte le promesse sono state mantenute. Ecco perché dico che la battaglia contro la Casta è stata controproducente: perché non ha prodotto consenso, ma lo ha eroso. E come mai il popolo non ringrazia ed anzi punisce?”
Già, perché?
“Perché è stata smascherata un’illusione. Questi provvedimenti anti-Casta, infatti, sono la risposta ad una generica sete di vendetta contro il Potere, o meglio contro una rappresentazione fuorviante del Potere, ma non potevano migliorare le condizioni materiali del popolo-elettore. Ed infatti non le hanno migliorate. In compenso però questi provvedimenti hanno parecchio rallegrato le élite economico-finanziarie, che oggi si trovano a confrontarsi con un contro-potere politico ancor più debole e influenzabile, o perfino comprabile, con la semplice promessa di finanziamenti o carriere future. E tutto questo, va detto, è oggi completamente legittimo e legale.”
I sostenitori della riforma dicono che il taglio dei parlamentari ridurrà la spesa pubblica, anche se solo dello 0,007%…
“Mi fido dei tuoi numeri. In ogni caso è palese che si tratta di risparmi irrisori sebbene dotati di una loro forza simbolica, esemplare, direi pedagogica. Invece di tagliare le unghie ai poteri finanziari e ai giganti dell’economia globale si tagliano le unghie ai rappresentanti democratici del popolo. Temo che con ciò si stabilisca un principio importante, che verrà usato in futuro anche per altri scopi. Così come il taglio dei vitalizi, che è un diritto acquisito dei parlamentari, verrà probabilmente utilizzato per giustificare il taglio dei diritti acquisiti dei pensionati, questo taglio dei parlamentari afferma il principio che c’è una quota di democrazia inutile ed eccessivamente dispendiosa, che è doveroso tagliare, come se costo pubblico equivalesse sempre e comunque a spreco pubblico. E così si apre l’asta al rialzo. Chi mi dice, infatti, che alla sinistra o alla destra dei grillini non possa sorgere un altro movimento, ancora più scioccamente oltranzista, che dica che i parlamentari restano sempre troppi? Se la retorica anticasta funziona così bene come ipnosi collettiva, ci sarà sempre qualcuno che prometterà di più. E voi chi votereste: chi vi promette di tagliare 100 parlamentari, chi vi promette tagliarne 200 o chi vi promette di tagliarne 500 o addirittura 600?”
Qualora al referendum vincessero i “no” ed il taglio dei parlamentari non si concretizzasse, lo si potrebbe leggere come un segnale di cambio di visione dei cittadini?
“Non credo proprio che vincerà il “no”, anche se prevedo un’affluenza sotto le attese e poco entusiasta per il “sì”. Magari mi sbaglio ma questo sarebbe già un segnale importante. In fondo non si passa da una posizione alla posizione opposta senza passaggi intermedi. E poi non è facile ammettere di essere stati vittime, sebbene certamente in buona fede, di un raggiro politico.”
Voterà no?
“Sì, probabilmente andrò a votare “no”, ma consapevole di perdere e dell’irrilevanza del mio voto. Tuttavia non mi sfugge l’importanza di chiacchierate eretiche e libere come questa, della quale ti ringrazio. Prima questi ragionamenti nemmeno si potevano fare. Erano inconcepibili e impronunciabili e al solo provarci si veniva sommersi da sospetti e sgradevoli allusioni. Forse perché, a farli, erano perlopiù deputati e senatori effettivamente interessati alla difesa, materiale e corporativa, del proprio futuro. Questo mi rende abbastanza ottimista. La sbornia anti-casta passerà. E a farla passare sarà, paradossalmente, la delusione per la compiuta realizzazione di tutte le sue promesse.”
Ma, dopo questa presa d’atto, cosa succederà?
“Dopo questa presa d’atto non dovremo certo autoflagellarci, ma metterci a ricostruire, magari partendo dalla presa d’atto di ciò che ha comportato privare la politica del finanziamento pubblico per renderla dipendente dai finanziamenti dei privati. Questo processo di smantellamento dei nostri diritti di cittadini e lavoratori non può essere una semplice coincidenza cronologica e infatti non è un caso che questo processo di “riforme strutturali” sia stato spinto e sostenuto soprattutto dai grandi gruppi del capitalismo globale che evidentemente ci preferiscono economicamente ricattabili e politicamente innocui.”
3 pensieri riguardo “Tagliare la Casta, così il popolo fa il gioco delle elite”