Elettrico: anche Nikola vicina al fallimento

L’azienda produttrice di camion elettrici ha liquidità solo fino ad aprile 2025.
Dai 464,7 milioni del 2023 è passata ai 198,3 milioni del 2024.

Nikola Corporation, costruttore di camion elettrici e a idrogeno che aveva anche stretto una joint-venture con Iveco, secondo fonti vicine all’azienda sta valutando la possibilità di dichiarare fallimento.

Nikola ha affrontato un periodo tumultuoso, oscillando tra essere una stella nascente del mercato azionario ed un’impresa segnata da scandali.

Attualmente, come riporta InsideEVs Italy, sta collaborando con uno studio legale e consulenti finanziari per preparare un’eventuale richiesta di protezione ai sensi delle leggi americane che consentirebbe di riorganizzarsi e proteggersi dai creditori.

Secondo quanto diffuso dall’agenzia Bloomberg, le difficoltà finanziarie di Nikola sono state accentuate dalla diminuzione delle riserve di cassa, scese a 198,3 milioni di dollari alla fine di settembre 2024, rispetto ai 464,7 milioni di dollari di fine 2023.

Nonostante gli sforzi per raccogliere fondi attraverso offerte di debito e azioni per un totale di 300 milioni di dollari, la stabilità finanziaria dell’azienda rimane incerta.

Nikola ha prodotto oltre 80 camion, ma ha registrato una perdita netta di quasi 200 milioni di dollari e dispone di liquidità sufficiente solo fino ad aprile 2025.

Camion elettrici: Nikola verso il delisting

Le azioni nel Nasdaq sono inferiori a un dollaro da 30 giorni.
Crollo generale dell’elettrico.

Dal boom dell’estate 2020 all’ipotesi di delisting forzato.

È una metamorfosi veloce, quella di Nikola, produttore di camion elettrici che rischia di essere cancellato dal Nasdaq.

L’azienda con sede a Phoenix, che per quattro anni è stata anche partner di Iveco, ha reso noto che il 24 maggio ha ricevuto un avviso di delisting perché il prezzo delle sue azioni è stato inferiore a un dollaro negli ultimi 30 giorni.

Ora il produttore di veicoli elettrici ha tempo fino al 20 novembre per conformarsi alla regola del prezzo minimo del Nasdaq, che richiede che il prezzo delle azioni sia superiore a 1 dollaro per 10 giorni lavorativi consecutivi.

In caso contrario, come riporta Il Sole 24 Ore, il titolo sarà delistato.

Dicevamo della veloce metamorfosi finanziaria di questa società: le azioni di Nikola raggiungevano i 65,90 dollari.

Nel 2020, quando la SPAC era guidata da Trevor Milton, co-fondatore ed ex Ceo della società, poi incriminato per frode sui titoli federali.

Oggi il titolo oscilla poco sopra i 50 centesimi, e l’emorragia è proseguita con la notizia del possibile delisting.

C’è da dire che il caso Nikola è abbastanza indicativo di un settore, quello dei produttori “nativi” di veicoli elettrici, che Tesla a parte si è un po’ scontrato con la realtà dei fatti: un mercato sopravvalutato dalle scelte politiche e che ora ne sta pagando le conseguenze.

Lordstown Motors, altro produttore americano di auto elettriche, ha ricevuto un avviso analogo di delisting nelle scorse settimane.

Avviso che, insieme al mancato accordo con Foxconn, hanno spinto Lordstown a emettere un frazionamento azionario.

Molte di queste società sono state attratte, negli ultimi tre anni, dal capitale a cui possono accedere attraverso i mercati pubblici.

L’uso della Spac come strumento finanziario è sembrato funzionare, almeno all’inizio, mentre ora sembra arrivato l’inverno finanziario per aziende come Nikola e altre Spac come Arrival, Bird e Canoo.

Nikola ha lavorato per raccogliere più fondi emettendo più azioni, e sta esortando gli azionisti a votare per una proposta che le consentirebbe di aumentare il numero di azioni ordinarie della sua società.

L’approvazione di questa proposta richiede il voto favorevole di oltre il 50% delle sue azioni in circolazione.

Altro caso emblematico è quello di Rivian, produttore di suv e pick-up elettrici che approdò a Wall Street nel novembre 2021 facendo registrare un incredibile +38% nel giorno del debutto: il titolo viaggiava oltre i 120 dollari, meno di due anni fa, ed era entrato nell’empireo dei big dell’Auto: oggi oscilla poco sopra i 15.