Innovazione e Formazione Continua: le basi per un Made in Italy competitivo e sostenibile

Un convegno al Senato della Repubblica ha messo in luce le difficoltà del Sistema Paese a reperire le professionalità necessarie a mantenere elevati gli standard qualitativi del Paese.

Con i suoi 600 miliardi di euro, l’export Made in Italy vale da solo un terzo del PIL italiano. Secondo i dati diffusi dall’Agenzia governativa per la promozione all’estero (ICE), nel 2022 l’aumento delle esportazioni del nostro Paese sono aumentate del 20% rispetto al 2021 quando erano stati raggiunti i 516 miliardi di euro che avevano segnato un +7,9% rispetto al 2019. Il Made in Italy, dunque, vince e convince, ma rischia un brusco rallentamento dovuto a una situazione endemica del nostro Paese: la mancanza di maestranze e professionalità qualificate. I dati di Banca d’Italia, Unioncamere e Istat, infatti, sono concordi nell’affermare che, ogni anno, il mercato del lavoro lascia per strada oltre 140mila posti ad alta professionalizzazione a cui vanno aggiunti gli oltre tre milioni di NEET, giovani che non seguono nessun percorso scolastico e che non lavorano.

Queste tematiche e come affrontarle sono state oggetto del convegno organizzato da Expo Training in collaborazione con FondItalia (Fondo Formazione Italia) che si è tenuto oggi pomeriggio nella Sala Capitolare del Senato della Repubblica dedicato all’innovazione e alla formazione continua come fondamenta per un Made in Italy competitivo e sostenibile. L’evento, che ha visto la partecipazione di Paola Frassinetti, sottosegretaria al ministero dell’Istruzione e del merito, Tiziana Nisini, vicepresidente commissione Lavoro della Camera dei Deputati, Antonello Giannelli, presidente dell’ANP (Associazione Nazionale Dirigenti Pubblici), Egidio Sangue, direttore di FondItalia, Nicola Patrizi, presidente di FederTerziario e Carlo Barberis, presidente di Expo Training, ha posto l’accento sull’importanza di sviluppare nuove competenze e realizzare investimenti mirati per mantenere l’eccellenza del Made in Italy sui mercati internazionali attraverso una preparazione scolastica adeguata.

Nell’introduzione dei lavori, Valentina Aprea, esperta in politiche della formazione e lavoro, ha introdotto il dibattito, evidenziando «il rischio che i 300mila posti ad alto valore aggiunto, che verranno creati dal PNRR nel solo 2024 per accompagnare le transizioni digitali, ambientali ed energetiche, non siano coperti da tecnologi per mancanza di profili professionali adeguati».

Ad aprire gli interventi, la sottosegretaria al ministero dell’Istruzione e del meritoPaola Frassinetti, che ha parlato dell’istituzione del Liceo del Made in Italy che, dall’anno prossimo, sarà parte integrante dell’offerta scolastica italiana, che, ha detto, «rappresenta un’opportunità in più per gli studenti italiani. La storia del liceo del Made in Italy –ha continuato– è un’idea nata sei anni fa e che, già dalla sua ideazione, non aveva nessuna intenzione di sostituire i percorsi scolastici esistenti né andrà a toccare i settori specifici quali moda, agroalimentare, pelletteria. Si tratta, invece, di un istituto voluto per tutelare e promuovere il marchio italiano nel mondo. Si studieranno materie scolastiche, dalla storia dell’arte alla geografia economica, passando per la filosofia e il marketing territoriale, che inquadrano le potenzialità del prodotto italiano nei diversi territori con delle conoscenze specifiche che devono a essere approfondite per renderlo sempre più eccellente». Tiziana Nisini, vicepresidente della commissione Lavoro della Camera, ha posto l’accento soprattutto sui giovani: «I problemi delle competenze sono tanti –ha detto– e la mancanza di valorizzazione del capitale umano, lavoratori e studenti, ci ha portato alla situazione di oggi nella quale, lo sappiamo tutti, siamo in deficit di competenze. Soprattutto ai giovani dobbiamo rivolgerci perché abbiamo riscontrato un forte disorientamento scolastico. È stata da poco introdotta la figura dei “docenti tutor” per aiutare i ragazzi nella fase di studio e nel passaggio da un percorso formativo a un altro che ha ottenuto un’ampia partecipazione da parte dei docenti, dimostrando di amare la scuola, la buona scuola, e i nostri ragazzi che, non dimentichiamolo, sono svegli e intelligenti e hanno tanta voglia di porsi al centro della società».

Antonello Giannelli, presidente di ANP, l’Associazione nazionale dei dirigenti pubblici, ha puntato l’attenzione sulla «eccellente qualità dei tecnici e degli scienziati italiani. È vero che agli italiani piace mangiare bene, leggere bene, vestirsi bene e che tutti questi ambiti sono ben riconosciuti da tutti –ha spiegato-, ma è altrettanto vero che sanno realizzare apparecchi di altissima tecnologia e che la ricerca scientifica, la robotica, la meccatronica italiane sono eccellenza in tutto il mondo. L’intenzione del ministero di riordinare gli istituti tecnici è molto positiva perché significa riportare il livello scolastico tecnico ad una qualità superiore. L’idea che le materie umanistiche siano più auliche e formanti di quelle tecnico scientifiche è sbagliatissima. Non si tratta di preparazioni scolastiche in contrasto, e nemmeno in contrasto, ma complementari: utili le une per le altre perché dobbiamo ripartire da qui per rilanciare l’Italia e l’economia di questo Paese».

Egidio Sangue, direttore di FondItalia, ha introdotto il tema della formazione continua dei lavoratori precisando che «il Made in Italy si basa sul capitale umano. Potrebbe sembrare una banalità, ma è il lavoratore che crea la bellezza della nostra economiaAnche in questo ambito –ha precisato Sangue– rileviamo un’esigenza molto forte di sviluppare competenze pertinenti e realizzare investimenti mirati allo scopo di  mantenere alta l’eccellenza del Made in Italy nei mercati internazionali, da sempre icona di stile e qualità ambite in tutto il mondo. Per farlo sono necessari percorsi formativi dedicati per le persone già occupate e che, in tal modo, possono fornire il loro contributo per realizzare e valorizzare le produzioni italiane nel mondo. Parliamo di competenze economiche e di mercato per indagare il funzionamento dei settori produttivi tipici dell’Italia e consentire l’analisi dei contesti storico-geografici e artistici in cui nascono e si sviluppano le eccellenze italiane; competenze di marketing per valorizzare i diversi settori produttivi tenendo conto delle differenti vocazioni delle aree territoriali; competenze imprenditoriali, di tipo organizzativo e gestionale; ed infine, le competenze linguistiche, che ovviamente acquistano un ruolo di primo piano».

Per Nicola Patrizi, presidente di FederTerziario, la ricetta va ricercata nell’incontro tra domanda e offerta di lavoro: «In uno scenario di grande transizione globale –ha detto-, crediamo che l’investimento nella formazione e nell’accrescimento delle competenze che supportino lo sviluppo della sostenibilità e delle innovazioni rappresentino degli elementi imprescindibili per imprenditori e dipendenti già attivi ma anche per coloro che sono in procinto di accedere al mercato del lavoro. È un impegno che dobbiamo prendere anche per sanare la frattura tra offerta e domanda di lavoro e offrire alle imprese italiane profili professionali in grado di gestire le sfide globali. In questa ottica, tramite il Pnrr con le risorse aggiuntive di repower, l’UE prevede importanti risorse per la formazione che devono essere messe in campo in modo costruttivo, soprattutto per le Aziende, per migliorare le competenze nel settore energetico».

In conclusione, Carlo Barberis, presidente di Expo Training, nel presentare la prossima fiera del 7 novembre a Milano, ha commentato che «le problematiche emerse, sono alla base di quanto andremo a presentare durante Expo Training di novembre. È necessario prendere coscienza che la formazione è esistenziale per il nostro Paese, e per il Made in Italy in particolare, e che sia sostenuta con forza da tutti gli attori, pubblici e privati, perché la cultura, la preparazione, la formazione, lo abbiamo capito oggi durante questi lavori, sono alla base della nostra competitività in Europa e nel Mondo».

La formazione continua motore di sviluppo del patrimonio italiano

A Napoli, la presentazione dell’accordo tra gli Stati Generali del Patrimonio Italiano e FondItalia per sostenere i beni materiali e immateriali del Paese

È stato presentato oggi, mercoledì 20 settembre, nella Sala del capitolo del Complesso Monumentale di San Domenico Maggiore, il protocollo di intesa siglato tra gli Stati Generali del Patrimonio Italiano e FondItalia durante la seconda tappa del road show nazionale (la prima si è svolta a Torino lo scorso mese di aprile) e che toccherà anche le città di Bari e Roma. La valorizzazione del patrimonio nazionale, l’avvio di processi di rinascita dei mestieri e delle maestranze, l’accesso e la mobilità per le professioni legate al patrimonio, al turismo, ai beni culturali, al cinema sono alcune delle finalità contenute nel protocollo presentato questa mattina nato, come si legge nel documento, «dalla necessità di favorire lo sviluppo e l’approfondimento di rilievo negli ambiti della cultura, dell’arte, dell’architettura, dell’economia, dell’occupazione e dell’innovazione». La partnership, pertanto,  articolata in una serie di attività di ricerca, formazione, innovazione e divulgazione, prevedrà la realizzazione di iniziative volte a favorire lo sviluppo di alcuni ambiti/settori del tessuto economico e culturale italiano, favorendo l’inserimento occupazionalel’incremento e la certificazione di competenze professionali negli ambiti connessi al patrimonio«Il nostri impegno è quello di promuovere e sostenere le attività formative a favore di lavoro e occupazione in uno dei settori strategici per l’economia italiana, che è rappresentato dal variegato patrimonio, materiale e immateriale, di cui il Paese è ricco» è il commento di Egidio Sangue, direttore e vicepresidente di FondItalia.

L’appuntamento di Napoli, come detto, è il secondo di una serie di incontri finalizzati a far dialogare gli Enti promotori con le istituzioni locali. Un incontro di confronto e di discussione sulle opportunità per collegare i beni e il patrimonio culturale con la formazione, il lavoro e l’occupazione alla presenza dei protagonisti del mondo della formazione e del lavoro di Napoli e della Campania. «Siamo molto orgogliosi di aver stipulato questo protocollo con gli Stati Generali del Patrimonio per la valorizzazione delle competenze che ruotano attorno al patrimonio nazionale – è il commento di Francesco Franco, presidente di FondItalia . Oggi presentiamo le nostre iniziative a Napoli in questo appuntamento che si propone come occasione di confronto, discussione e incontro sulle necessarie opportunità per congiungere i beni e il patrimonio culturale con la formazione, il lavoro e l’occupazione».Per Ivan Drogo Inglesepresidente dell’ente Stati Generali del Patrimonio «con il nostro ente abbiamo dato seguito alla previsione contenuta nel Codice dei Beni Culturali, ovvero che la valorizzazione del patrimonio può avvenire anche per iniziativa privata. A questo principio di base, grazie all’accordo con FondItalia, siamo soddisfatti di poter unire quello della formazione rivolta al lavoro e all’occupazione».Il road show di presentazione dell’accordo è promosso dagli Stati Generali del Patrimonio Italiano e da FondItaliacon  la collaborazione di FederTerziario, in rappresentanza di oltre 90mila imprese italiane, e UGL – Unione generale del lavoro, organizzazione sindacale che conta 1,8 milioni di iscritti. Per Nicola Patrizi e Alessandro Franco, presidente e segretario generale di Federterziario «occorre creare un circuito del “bello” che serva a promuovere le grandi risorse artistiche e culturali nazionali attraverso una combinata azione di formazione e sensibilizzazione per stimolare il coinvolgimento dei giovani nell’essere protagonisti e custodi del Made in Italy in tutte le sue forme».In Campania, FondItalia è ben radicata grazie alle 19.800 imprese aderenti per un totale di oltre 99.500 mila lavoratori. Le province con il maggior numero di adesioni sono quelle di Napoli (con 7.190 imprese aderenti, il 36% del totale), Salerno (con 5.441 imprese aderenti, il 27% del totale) e Caserta (con 4.333 imprese aderenti, il 22% del totale). Ad oggi, hanno beneficiato di attività formative finanziate dal Fondo 2.377 imprese e 17.422 lavoratori, per un totale di contributi di oltre 10 milioni di euro. Napoli la città con il maggior numero di imprese coinvolte in progetti formativi (592 imprese aderenti, il 25% del totale).