25 novembre: il cuore che chiede amore

La giornata internazionale contro la violenza sulle donne, tra memoria e incontri che lasciano il segno

Il 25 novembre è la giornata internazionale contro la violenza sulle donne. 
Un giorno che ci ricorda quanto siamo forti e fragili nello stesso tempo. Quanto basterebbe, a volte, una parola semplice e magica: “scusa, ho sbagliato”. E invece troppo spesso ci si scontra con comportamenti che negano rispetto, che impongono obbedienza solo perché sei moglie, figlia, compagna… o peggio, perché “lo dico io”.

Questa mattina, sulla metro, ho vissuto un incontro che ha reso questa ricorrenza ancora più viva. Una ragazza si è seduta accanto a me. Nulla di strano. Poi ho sentito la sua testa sfiorare la mia spalla. Mi sono girata: lei si è scusata. 
Proprio in quel momento, dagli altoparlanti, una voce ricordava la giornata dedicata a noi donne. 

La ragazza ha iniziato a raccontare, come a giustificarequel suo gesto che richiedeva conforto,  comprensione. Francese, 35 anni, insegnante di lingue alle medie. Ama il suo lavoro. È sposata, il marito lavora a Londra, lei resta con i figli. Oggi è il suo compleanno. Ha festeggiato con le amiche. Ma piangeva. Non è felice. 

Mi ha confidato che suo padre le aveva augurato buon compleanno con un messaggino. 
Lo stesso padre che la picchiava. 
“Non posso odiarlo, è mio padre”, ha sussurrato. 

In quelle parole ho sentito tutta la contraddizione: il bisogno di un amore che dovrebbe proteggere e che invece ha ferito. La sete di un abbraccio che rimane, anche quando la memoria brucia. 

Poi si è alzata, è scesa. 
E io sono rimasta lì, a piangere. 
Piango per lei, perché forse non sono riuscita a consolarla. 
Piango perché questo mondo è sbagliato. 
Piango perché, nonostante la violenza, il cuore continua a chiedere amore. 

Oltre la memoria, la responsabilità

La violenza sulle donne non è solo un fatto di cronaca: è una ferita che attraversa generazioni, famiglie, culture. È un dolore che si nasconde dietro sorrisi, compleanni, abbracci mancati. 
Il 25 novembre non è soltanto un giorno di memoria: è un invito a cambiare, a educare, a riconoscere che il rispetto non è un optional, ma la base di ogni relazione. 
Ogni donna che racconta la sua storia ci consegna un frammento di verità. E noi, ascoltando, diventiamo custodi di quella voce. 
Perché la violenza non si combatte solo con leggi e manifestazioni, ma anche con gesti quotidiani: un ascolto sincero, una parola di conforto, un “ti credo”. 

Oggi, 25 novembre, fermiamoci un istante. Ascoltiamo le storie, anche quelle che fanno male. Ricordiamo che dietro ogni volto c’è un cuore che chiede amore. E impegniamoci, ognuno nel proprio quotidiano, a costruire un mondo dove nessuna donna debba più piangere per la mancanza di rispetto.