Automotive, Germania: bancarotta anche per Mbw-Gruppe

Sono 320 i dipendenti interessati.
Oltre alla sede coinvolti tutti e 6 gli stabilimenti produttivi.

Dalla Germania continuano ad arrivare segnali di crescenti sofferenze tra le aziende legate alla produzione automobilistica.

Al sempre più lungo elenco di fornitori in difficoltà, se non proprio in bancarotta, va ora aggiunta Mbw-Gruppe, realtà specializzata nella finitura superficiale dei metalli con sede a Rheinmünster (Baden-Württemberg) e stabilimenti a Lichtenau (Baden-Württemberg), Einbeck (Bassa Sassonia), Mühlhausen e Sömmerda (Turingia) e Hartha (Sassonia).

Le diverse società del gruppo tedesco hanno presentato al tribunale distrettuale di Baden-Baden l’istanza di insolvenza e i giudici hanno accolto la richiesta, affidando la curatela fallimentare a Dirk Pehl dello studio legale Schultze & Braun.

Come riporta Quattroruote, i 320 dipendenti saranno tutelati dalle indennità previste dalle normative tedesche fino a tutto il mese di febbraio, mentre il gruppo potrà beneficiare della protezione da eventuali rimostranze dei creditori.

Ora toccherà a Pehl valutare tutte le opzioni adeguate per risanare e rilanciare l’azienda, a partire dalla ricerca di un potenziale investitore, industriale o finanziario, interessato a rilevare l’intero compendio aziendale.

La procedura d’insolvenza non limita le attività produttive ed il curatore fallimentare ha già garantito il rispetto delle commesse finora acquisite.

Volkswagen: possibili 15.000 licenziamenti

Il gruppo starebbe vagliando la possibilità di chiudere 2-3 stabilimenti in Germania.
I vertici: “non esiste un piano B”. I sindacati contestano gli investimenti per l’elettrico.

Volkswagen sta valutando il licenziamento di 15.000 dipendenti e la chiusura di 2-3 stabilimenti in Germania, secondo quanto riferito dagli analisti di Jefferies dopo un incontro con i vertici del gruppo automobilistico tedesco.

Il piano potrebbe essere annunciato entro fine anno e rappresenterebbe una svolta storica per l’azienda fondata nel 1937.

La drastica ristrutturazione mira a ridurre la capacità produttiva in Europa di 500.000-750.000 vetture e comporterebbe costi straordinari per 3-4 miliardi di euro.

Come riporta Tom’s Hardware Italia, i vertici Volkswagen ritengono chenon vi sia un piano B” per affrontare la crisi del mercato auto europeo, nonostante siano consapevoli che la decisione provocherà uno scontro con i potenti sindacati tedeschi.

L’azienda è convinta di poter procedere senza l’autorizzazione del consiglio di sorveglianza, dove siedono i rappresentanti dei lavoratori, e che i sindacati non abbiano legalmente diritto di scioperare contro la chiusura degli stabilimenti.

I sindacati hanno già criticato la gestione del gruppo, ricordando gli ingenti investimenti in software ed elettrico con risultati deludenti ed i 4,5 miliardi di dividendi distribuiti agli azionisti nell’ultimo anno.

Il governo tedesco è intervenuto sulla questione con il cancelliere Olaf Scholz che ha dichiarato che la priorità è “garantire i posti di lavoro e gli stabilimenti“.

Il primo ministro della Bassa Sassonia Stephan Weil, rappresentante di uno degli azionisti principali di Volkswagen, ha avvertito: “Ci aspettiamo che la questione della chiusura delle sedi semplicemente non si ponga attraverso l’uso efficace di alternative“.

La vicenda mette in una posizione scomoda l’amministratore delegato Oliver Blume e resta da vedere se le autorità pubbliche riusciranno a fornire a Volkswagen un’alternativa ai drastici tagli prospettati, evitando così una svolta storica e dolorosa per il colosso automobilistico tedesco.