Abitare è un diritto, non un privilegio

Riflessioni su Milano, gli affitti e la libertà di scegliere dove vivere.

Quando ho fatto domanda per entrare in graduatoria su Milano, avevo in mente un progetto semplice e bello: lavorare e, allo stesso tempo, vivere un po’ di quotidianità con mio figlio, che studiava all’università in città.

Ma quando è arrivata la chiamata, lui era già laureato e appena partito per l’estero con una proposta lavorativa importante che gli avrebbe permesso di crescere professionalmente. E così, sono arrivata da sola nella metropoli più cara d’Italia, armata solo di entusiasmo, determinazione… e un conto corrente che avrebbe presto conosciuto la parola “agonia”.

Il mio primo approdo fu il divano di mio cugino a Varese. Con lui ho cominciato la mia personale caccia al tesoro (perso): quella alla casa in affitto a Milano. In pochi giorni ho visto di tutto: sottotetti con lucernari claustrofobici persino per una nana come me, annunci truffaldini con richieste di 1.500 euro anticipati da parte di proprietari all’estero, e agenzie che – appena entravi – ti chiedevano 3.000 euro solo per respirare l’aria condizionata.

Alcuni affitti erano “transitori”, ma non si capiva per chi: forse per la tua dignità, visto che ti chiedevano una provvigione ogni mese, come fosse una tassa di soggiorno permanente.

La verità è che, a Milano, chi possiede un immobile ha imparato benissimo a lucrare sul bisogno: chi arriva qui per lavoro o studio spesso non ha scelta. E allora si approfitta. Si monetizza la necessità. Si trasforma l’urgenza in rendita, senza contare quando la metropoli è sede di eventi, l’occasione per i proprietari diventa ghiottissima.

Il diritto all’abitare diventa un privilegio concesso solo a chi ha garanzie impeccabili o santi in banca.

Io, nel mio piccolo, ho scelto Milano per inseguire l’indipendenza economica. Ho fatto un passo coraggioso, non costretto. Ma anche quando scegli, non è detto che sia tutto semplice. Milano ti accoglie, sì, ma col tassametro già acceso.

Ora che anche mio marito mi ha raggiunta, abbiamo cercato un compromesso più umano e sostenibile. Milano ci ha gentilmente spinto un po’ più in là. Ci siamo trasferiti fuori città, in una zona dove il portafoglio respira un po’ e il cuore può battere con più calma.

Cerchiamo ogni giorno un equilibrio possibile – tra pendolarismo e silenzio, tra la frenesia di una metropoli sempre accesa e il ricordo di quella vista, la nostra vista, sulla Valle dei Templi.

Perché sì, Milano offre molto. Ma il vero lusso, oggi, è trovare un luogo che ti somigli. E che ti permetta di vivere. Non solo di resistere.

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Autore: Ketty Zambuto

Nata ad Agrigento il 2 ottobre 1968, ha vissuto nella sua città d'origine fino all'ottobre del 2020, quando una nuova opportunità lavorativa l'ha portata a Milano, città che ha imparato a conoscere e amare. Attualmente lavora come personale ATA in una scuola milanese. Nel corso della sua carriera, ha accumulato una vasta gamma di esperienze professionali: ha iniziato come centralinista per un'impresa edile nel 1991, ha lavorato come contabile nella ditta di trasporti del padre fino al 1993 e, nello stesso anno, si è sposata e ha gestito con il marito un'attività di assistenza e vendita di macchine per ufficio e commercio. Durante le stagioni estive, ha collaborato anche nella cucina di ristoranti. La passione per la scrittura l'ha accompagnata da sempre. Ha esordito con un racconto per il libro saggio "Da un'avversità nasce un'opportunità" (Biblios Edizioni). Successivamente, ha pubblicato autonomamente "Puro Amore" nel 2023, una storia di vita vera, e "Diario di una musa" nel 2025, un'autobiografia che narra la nascita di un amore.

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