Lavoro: dal 2009 oltre 100 milioni nella formazione continua

I dati del Rapporto FondItalia 2024: oltre 7mila progetti finanziati per 150mila imprese e 800mila lavoratori.
I dati presentati nel corso di un roadshow per incontrare i territori.

Più di 7.500 progetti approvati e finanziati, per un importo totale di oltre 107 milioni di euro di contributi approvati, l’adesione di 830mila lavoratori e di quasi 150mila imprese provenienti da tutti i comparti, soprattutto microimprese (fino a 9 dipendenti) che rappresentano il 91% del totale, acui si aggiunge l’8% di piccole imprese, con un numero di dipendenti compreso tra i 10 e 49.

Sono questi i numeri emersi del Rapporto FondItalia 2024, che fotografa 15 anni di attività del Fondo interprofessionale promosso da UGL e FederTerziario, che sarà presentato nel corso di un roadshow di sei tappe e che toccherà le città di Bari (9 maggio), Milano (29 maggio), Torino (30 maggio), Palermo (20 giugno), Napoli (4 luglio) e Roma (3 ottobre).

«Il nostro biennale appuntamento con la presentazione del Rapporto –ha detto Francesco Franco, presidente di FondItalia– vuole significare un’occasione per animare e rinvigorire il dialogo sul territorio con le imprese che credono nella formazione dei propri dipendenti come volano per la crescita della propria organizzazione nell’attuale mercato del lavoro.

I sei appuntamenti che abbiamo programmato, dal Nord al Sud del Paese, vogliono concretizzare la nostra intenzione di dialogare con il sistema economico italiano, ma anche con le istituzioni locali, al fine di ideare e prospettare sinergie per la promozione della formazione continua nei luoghi di lavoro».

LE MICRO IMPRESE SCELGONO FONDITALIA

Il Fondo, che in questi 15 anni di attività è cresciuto costantemente, si conferma, come detto, il punto di riferimento per le microimprese (da 1 a 9 dipendenti), che costituiscono il 91% delle imprese aderenti, in prevalenza localizzate nel Sud e nelle Isole (64%), il Rapporto 2024 conferma, rispetto al Rapporto 2022, questa crescita (due punti percentuali). Le microimprese si confermano il principale bacino di adesioni per il Fondo, confermando la bontà di alcune politiche adottate da FondItalia, come la possibilità per le imprese di tali dimensioni di aggregare le proprie risorse in Conti di Rete, facilitandone l’ingresso nel “sistema Fondi” e l’accesso alle risorse per la formazione continua.

Per quanto riguarda le adesioni nelle rimanenti aree del Paese, va segnalato un leggero aumento anche per le imprese aderenti del Centro Italia (15% con un +1%) e un invariato numero nelle rimanenti aree territoriali con il 5% nel Nord Est e il 16% nel Nord Ovest.

Commercio, costruzioni e hospitalityi settori più rappresentati in FondItalia

Anche la distribuzione delle imprese aderenti al Fondomostra una sostanziale stabilità nel tempo: in evidenza, per quanto riguarda le imprese, quello del commercio all’ingrosso e al dettaglio (25%), quello delle costruzioni (14%), quello alberghiero e della ristorazione (13%) e quello delle attività manifatturiere (12%).Tra i settori più rappresentati, per quanto riguarda il numero di lavoratori, si evidenziano i medesimi, anche se con ordine e percentuali leggermente differenti: commercio all’ingrosso e al dettaglio (19%), quello delle attività manifatturiere (16%), quello alberghiero e della ristorazione (11%) e quello delle costruzioni (10%).

FondItalia attrae costantemente nuove imprese

Soprattutto grazie all’attività promozionale, svolta a livello locale soprattutto dalle Articolazione Territoriali, si conferma la capacità di FondItalia di raggiungere continuamente nuovi bacini di utenza sinora esclusi dalle opportunità della formazione finanziata: il 73% delle imprese attualmente aderenti a FondItalia, infatti, non risulta provenire da altri Fondi.

Nel periodo 2010 – 2023, i Progetti complessivamente approvati sono stati 7.589 per un totale di 107.285.150,90 euro di contributi approvati, oltre 27mila imprese e 253mila lavoratori coinvolti in attività di formazione e quasi 7 milioni di monte ore formativo.

IL BIENNIO 2022-2023

Di oltre 27 milioni e mezzo il contributo approvato ed erogato dal Fondo nel biennio 2022 – 2023, grazie ai due Avvisi FEMI pubblicati con l’obiettivo di promuovere la crescita e la qualificazione professionale dei lavoratori a supporto dello sviluppo e dell’innovazione nelle imprese. Fra le tematiche prioritarie della formazione finanziata: l’adozione di nuovi modelli di gestione aziendale, le competenze linguistiche, la green economy e il supporto all’internazionalizzazione.

Lombardia, Puglia ed Emilia-Romagna le regioni da cui proviene il maggior numero di imprese coinvolte in attività formative.

Lombardia, Puglia ed Emilia-Romagna le regioni con il maggior numero di imprese e di lavoratori che hanno beneficiato di attività formative finanziate dal Fondo nel 2022. Nel 2023, sempre Lombardia e Puglia hanno beneficiato del maggior numero di attività formative, a cui si aggiungono le Marche e il Lazio. Manifatturiero, del commercio all’ingrosso e al dettaglio e delle costruzioni i comparti di provenienza delle imprese e dei lavoratori maggiormente interessati dall’attività formativa.

Gli uomini fanno più formazione rispetto alle donne

Ancora a prevalenza maschile, così come evidenziato anche nel report 2022, la platea dei lavoratori destinatari dell’attività formativa (il 60% per entrambi gli Avvisi FEMI 2022 e 2023); percentuali spiegate, in parte, nella prevalenza delle imprese beneficiarie provenienti da settori economici connotati come “maschili” come i comparti manifatturieri e delle costruzioni. L’età media dei lavoratori destinatari di almeno un corso di formazione è compresa tra i 40 ed i 49 anni e il titolo di studio posseduto è quello di diploma di scuola media superiore.

Fondo Nuove Competenze (FNC – seconda edizione), formazione digitale di base

Lanciata nel 2022, la seconda edizione del Fondo Nuove Competenze ha visto FondItalia impegnata nel finanziamento di un nutrito pacchetto di corsi ad hoc per l’incremento di competenze digitali e green dei lavoratori per i quali le ore di lavoro fossero state rimodulate per la frequenza di percorsi di sviluppo delle competenze.

In due anni, oltre l’80% dei percorsi formativi si è concentrato sulle conoscenze digitali di base nelle aree “comunicazione e collaborazione” e “alfabetizzazione su informazioni e dati”. Il 10% dei percorsi è stato dedicato alla “transizione ecologica”, mentre il restante 9% alle “conoscenze digitali specifiche”.

«In questi quindici anni sottolinea Egidio Sangue, direttore di FondItalia– FondItalia ha svolto e continua a svolgere con il massimo rigore uno dei compiti prioritari richiesti ai Fondi interprofessionali, ossia aumentare la consapevolezza nelle imprese e nella società che la formazione continua dei lavoratori significa mantenere alta la competitività delle imprese e migliorare costantemente i livelli occupazionali dei lavoratori. Il tour di presentazione del Rapporto 2024 è la dimostrazione che FondItalia crede fortemente nelle relazioni tra impresa, società e istituzioni perché il lavoro d’investimento sull’upskill delle competenze professionali sia, oggi più che mai, prioritario in uno scenario che vede la popolazione lavorativa invecchiare e tre milioni di posti di lavoro che si libereranno nei prossimi cinque anni. Il sistema dei Fondi interprofessionali, che raggiunge annualmente oltre 930.000 imprese e circa 1,5 milioni di lavoratori-conclude Sangue– necessita, tuttavia, di alcuni interventi che ne rafforzino l’efficacia. Tra le richieste più urgenti: l’innalzamento del contributo 0,30% da destinare alla formazione continua per tramite dei Fondi; l’allargamento della platea dei destinatari a liberi professionisti, datori di lavoro responsabili di micro e piccole imprese e lavoratori autonomi; l’esclusione del ricorso delle imprese ai Fondi Interprofessionali dalla normativa europea sugli aiuti di Stato ed il coinvolgimento ed una chiara definizione delle funzioni dei Fondi Interprofessionali nell’ambito di una più ampia governance della formazione».

L’ATTIVITÀ DI RICERCA E INNOVAZIONE DI FONDITALIA

Negli ultimi anni FondItalia ha assunto un importante impegno nella definizione degli scenari sull’evoluzione futura del mondo del lavoro, avendo come orizzonte il miglioramento dell’offerta formativa per il tessuto produttivo del Paese e l’omogeneizzazione dei sistemi di formazione continua italiani con quelli europei.

Lo ha fatto istituendo l’Osservatorio FondItalia sulle trasformazioni del mondo del lavoro e della formazione continua e ratificando, nel 2021, un Accordo Quadro con il Consiglio Nazionale delle ricerche – CNR per lo svolgimento congiunto di attività di ricerca. Nell’ambito di tale accordo, il Fondo ha affidato all’Istituto di Storia dell’Europa Mediterranea del Consiglio Nazionale delle Ricerche – ISEM – CNR, attraverso una convenzione, l’esecuzione di un programma di attività di studio e ricerca sull’impatto dell’innovazione tecnologica e organizzativa sul lavoro e sul mutamento delle esigenze formative delle imprese e dei lavoratori. Alla fine del 2023,dopo due anni di sviluppo a cura di Inforjob, ha presentato, inoltre, “C+ FondItalia”, lo strumento sviluppato in coerenza con le indicazioni contenute nel D.lgs. 13/2013 e DM del 5 gennaio 2021 e che, utilizzando l’architettura ed i descrittori dell’Atlante del Lavoro e delle Qualificazioni, consente ai lavoratori di avvalersi un percorso assistito per mettere in trasparenza, attestare e validare le competenze formali, informali e non formali acquisite lungo l’arco della vita, comprese, quindi, anche quelle in esito ai percorsi formativi.

FederTerziario, siglato il CCNL per dipendenti delle imprese di restauro dei beni culturali

Contratto firmato dall’organismo datoriale, UGL Costruzioni e Associazione Restauratori d’Italia: iniziativa esclusiva per gli operatori del comparto rispetto ad altre tipologie contrattualistiche che ne prevedono l’inserimento nell’edilizia.
Priorità agli adeguamenti salariali per compensare la perdita del potere d’acquisto e formazione continua.

Si occupano di salvaguardare il valore culturale dello sterminato patrimonio storico e artistico italiano: sono oltre 3.500 imprese che impiegano circa 9mila addetti, con una base imprenditoriale a vocazione femminile (circa il 60%).

A questa ampia fascia di professionisti operanti in Italia (dati Infocamere-Movimprese) si rivolge FederTerziario con la stipula del CCNL per i dipendenti delle imprese di restauro di beni culturali – con decorrenza dal 6 marzo 2024 al 5 marzo 2027 – che è stato firmato ieri dal Presidente e dal Segretario generale dell’organismo datoriale, Nicola Patrizi e Alessandro Franco, dalla Federazione Nazionale UGL Costruzioni, rappresentata dal Segretario nazionale Egidio Sangue, e dall’Associazione Restauratori d’Italia, alla presenza del Presidente Kristian Schneider.

Di rilievo l’assistenza tecnica di ANCL – Associazione Nazionale dei Consulenti del Lavoro, col Presidente Nazionale, Dario Montanaro.

Questo contratto consolida la nostra visione del lavoro nei beni culturali: da sempre abbiamo privilegiato il ruolo specifico delle figure professionali del restauratore di beni culturali e dei tecnici del restauro e degli altri operatori del comparto della conservazione – dichiara Nicola Patrizi, presidente FederTerziario – con un intervento contrattuale specialistico che si differenzia rispetto ad altre tipologie impiegate in maniera più generica sulle lavorazioni di tipo edile e artigianale sul patrimonio costruito”.

Un’azione che si concretizza nella definizione di alcune prerogative specifiche nell’ambito di un settore complesso, come quello della restaurazione-conservazione, e in continuo mutamento per le disposizioni legislative in ambito nazionale ed europeo, nonché per la necessità di formazione continua anche in rapporto alle costanti evoluzioni tecnologiche.

Il rinnovo contrattuale – evidenzia Egidio Sangue, Segretario nazionale UGL Costruzioni costituisce un ulteriore rafforzamento e perfezionamento dell’autonomia delle imprese e dei professionisti che operano nel settore. Nello specifico, si prevede un adeguato aumento retributivo, si ampliano le tutele anche in materia di previdenza sanitaria e di formazione necessaria al mantenimento delle competenze in un settore che rappresenta una delle eccellenze italiane che valorizza l’unico e immenso patrimonio nazionale”.

Il contratto nazionale si avvale del supporto e della firma dell’Associazione Restauratori d’Italia, che dal 1985, anno della fondazione, è impegnata in prima linea per tutelare e qualificare la professione di restauratore dei beni culturali.

Il CCNL per i dipendenti delle imprese di restauro – spiega il presidente Kristian Schneider – conferma il suo ruolo di riferimento per il settore dei BBCC. Rappresenta infatti il primo contratto specifico per la conservazione ed il restauro del patrimonio culturale giungendo così alla sua 4° edizione. In passato tale documento è stato spesso oggetto di critiche, per essere poi però ampiamente imitato da altri settori che, fino a pochi anni addietro, negavano non solo la necessità della sua peculiarità ma persino la ratio specifica che definisce compiutamente le figure professionali operanti nel settore del restauro”.

L’edizione del CCNL siglata recupera “la perdita di potere d’acquisto – conclude il presidente – subita negli anni garantendo retribuzioni e tutele ai dipendenti, e, grazie alla collaborazione con FondItalia, mette a disposizione un’offerta di formazione professionale continua specifica. È bene infine segnalare come il nuovo contratto debba considerarsi un’eccellenza anche in merito all’ambito della sicurezza sui luoghi di lavoro, soprattutto se confrontato con le proposte alternative che solo negli ultimi anni hanno scelto di interessarsi al settore del restauro”.

Turismo: certificare le competenze aiuta competitività e ambiente

Al via l’edizione 2024 del BTM a Bari, Fiera del Levante.
Saranno presentati i dati sulla piattaforma C+ ideata da FondItalia
per la certificazione delle competenze dei lavoratori del comparto.

Oltre 500 imprese del turismo formate nel 2023, più del 15% del totale. È con questi numeri che FondItalia (Fondo Formazione Italia) partecipa al BTM (Business Tourism Management) di Bari in programma dal 27 al 29 febbraio alla Fiera del Levante, nell’ambito del quale promuove il convegno “C+ lo strumento FondItalia per la profilazione, la valutazione e la messa in trasparenza delle competenze” che si svolgerà mercoledì 28 febbraio alle 10,30 nello spazio BTM for JOB nel nuovo padiglione della Fiera di Bari.

FondItalia, partner BTM, forte dei dati di un settore che, nel corso del 2023, si è rivelato virtuoso, sottolinea come la formazione dei lavoratori sia alla base della sostenibilità di un comparto, quello del Turismo, trainante per il sistema economico del Paese. «Si tratta di un settore molto condizionato dalla stagionalità, che obbliga le imprese a dotarsi di un’organizzazione flessibile, anche per quanto riguarda l’impiego di collaboratori, e che comporta delle criticità sia per le imprese sia per i lavoratori, a partire dall’incontro domanda/offerta» è il commento di Egidio Sangue, direttore di FondItalia.

Nel corso del convegno del 28 febbraio sarà presentato l’innovativo strumento voluto e ideato da FondItalia denominato C+, che garantisce a tutti i lavoratori del comparto turistico, e alle imprese alla ricerca di professionalità specifiche, un aiuto concreto favorendo l’occupabilità del lavoratore e la possibilità, per i datori di lavoro, di dotarsi delle competenze più idonee per una solida presenza sul mercato: «Già con l’istituzione del Fondo Nuove Competenze, nel 2020, in Italia aveva mosso i primi passi una strategia di valorizzazione degli apprendimenti formali, informali e non formali a sostegno dell’occupabilità delle persone –precisa ancora Sangue-. FondItalia ha inteso rafforzare questo percorso, stabilendo, nell’ambito degli Avvisi pubblicati, una premialità anche finanziaria per tutti quegli enti di  formazione che prevedranno una attestazione delle competenze maturate dai lavoratori a seguito della formazione finanziata dal Fondo mediante C+, lo strumento FondItalia per la profilazione, la valutazione e la messa in trasparenza delle competenze».

Oltre il 15% delle imprese coinvolte in attività di formazione finanziate dal Fondo proviene dal multiforme mondo del comparto turistico, che comprende agenzie di viaggio, servizi di alloggio, ristorazione, noleggio, accoglienza ed intrattenimento, fino alla personalizzazione dei servizi, che va dalla cura del corpo alla scoperta dei territori e delle tradizioni enogastronomiche. Le più dinamiche nella formazione dei propri dipendenti sono state quelle legate “all’attività dei servizi di alloggio e ristorazione” (175), seguite dalle imprese legate al “noleggio, agenzie di viaggio, servizi di supporto alle imprese” (134).

L’impegno di FondItalia nel settore turistico ben si allinea al tema portante della BTM 2024 che sarà incentrata sull’invito, per le aziende del settore, a riscrivere insieme nuove regole per un turismo che tenga conto delle radicali trasformazioni sociali, ambientali e tecnologiche che, come conclude il direttore di FondItalia, «non possono e non devono prescindere da una professionalità sempre più al passo dei cambiamenti e che solamente una formazione precisa e costante degli operatori del settore può garantire».

Fitto al convegno FederTerziario: “PNRR fondamentale per digitalizzazione e transizione energetica piccole e medie imprese”

Convegno promosso da FederTerziario: le imprese più piccole valgono il 97,4% del tessuto produttivo nazionale.
Ricetta per lo sviluppo: ‘small first’, progetti regionali calibrati sul fabbisogno e crescita capitale umano locale.

Il PNRR sarà fondamentale anche per supportare le micro, piccole e medie imprese nei processi di digitalizzazione e di transizione energetica. È quanto emerge dalle parole del Ministro per gli Affari Europei, il Sud, le Politiche di Coesione e il PNNR, Raffaele Fitto, impegnato a Bruxelles in vista di un importante Consiglio europeo, in un videomessaggio inviato al convegno La rappresentanza delle micro e piccole imprese e il ruolo delle associazioni” promosso da FederTerziario con il patrocino di FondItalia che si è tenuto oggi all’Ara Pacis.

Il richiamo principale – sottolinea il Ministro per gli Affari Europei – è rivolto al piano nazionale di ripresa e resilienza, uno strumento fondamentale per il nostro Paese che ci impegna fortemente sulla prospettiva futura per la grande dimensione finanziaria che lo caratterizza e perché gran parte di queste risorse non sono a fondo perduto, ma gravano sul futuro del nostro Paese. Il piano nasce infatti per assicurare la ripresa ma soprattutto la resilienza. Quindi è necessario avere la capacità di immaginare, sul fronte della spesa, una scelta che sia di qualità e che accompagni una crescita indispensabile per poter rientrare da questo debito che costituisce uno degli elementi di principale riflessione nell’ambito dellattuazione”. Poi il focus sulla fase di rimodulazione avviata nei mesi scorsi con la “ridefinizione di oltre 21 miliardi di euro dal punto di vista finanziario” e anche “degli obiettivi del Piano”. Si tratta di “unazione che abbiamo realizzato già nella fase iniziale sia per quanto riguarda la terza e la quarta rata”, spiega il Ministro Fitto, che sono “due rate che il nostro Governo ha ottenuto incassando appunto l’importo a noi assegnato e abbiamo già presentato la richiesta di pagamento per la quinta rata, avendo già raggiunto tutti gli obiettivi”. La fase dell’attuazione sarà fondamentale per il mondo delle imprese: “La revisione – aggiunge – prevede un importante intervento indirizzato verso il mondo delle imprese e, in particolare, su quei temi che sono collegati anche alle transizioni necessarie per creare le condizioni per innovare e rafforzare le nostre aziende, sul fronte della digitalizzazione e della politica della transizione energetica”. Aspetti che riguardano da vicino, dichiara il Ministro degli Affari europei, le grandi e medie aziende ma anche le realtà di piccola dimensione. Considerazioni che trovano conferma nel costante confronto avviato: “Nella cabina di regia ridefinita a inizio legislatura con il primo decreto PNRR abbiamo coinvolto direttamente le organizzazioni di categoria e le parti sociali per un confronto anche sulle scelte che portiamo avanti” e quindi “la fase di attuazione del PNRR è anche una verifica costante e quotidiana dell’attuazione e della realizzazione del piano”.

Il futuro del Paese passerà dalla capacità di attuare gli interventi del PNRR e della Politica di Coesione e dai processi di formazione e istruzione nell’ottica di un mercato del lavoro caratterizzato dalla “transizione delle competenze” nel quadro di un adeguamento della rappresentatività che metta al centro delle politiche pubbliche le micro, piccole e medie imprese che costituiscono il 97,4% del tessuto produttivo nazionale. L’eventosi è sviluppato in due panel dedicati all’evoluzione del mercato del lavoro e rappresentanza delle imprese minori e nuova governance politiche di coesione e opportunità per le imprese alla presenza di attori istituzionali, esponenti governativi e parlamentari di primo piano.

Abbiamo voluto offrire una lettura coordinata dell’attuale momento con vista sui prossimi anni – evidenzia Nicola Patrizi, presidente di FederTerziario -, ragionando sulla necessità di combinare il ruolo dell’associazione, anche dal punto di vista delle relazioni industriali, con gli aspetti attuativi delle politiche economiche del governo, toccando anche il ruolo della Zona Economica Sociale che sarà una grande opportunità per le imprese. Servirà una Pubblica Amministrazione efficiente e capace, in grado di intercettare tempistiche ed esigenze anche nell’ottica del PNRR e delle Politiche di Coesione, perché si dovranno trasformare queste opportunità in risultati effettivi, a fronte di sfide ormai irrinunciabili a partire da un mercato del lavoro che richiede nuove professionalità ancora da formare e i dipendenti da aggiornare”.

Ad aprire l’evento, l’intervento di Alessandro Franco, segretario generale di FederTerziario, per evidenziare, nell’ambito del grande tema della rappresentatività, come, nel corso degli ultimi trent’anni, “il legislatore e la prassi amministrativa abbiano utilizzato norme e circolari – ben 14 – per orientare l’applicazione dei CCNL ad un unico e solo sistema che ha soddisfatto le esigenze delle grandi aziende con sistemi di relazioni industriali ‘su misura’, che rinviano ai ‘contratti collettivi stipulati dalle organizzazioni sindacali dei lavoratori e dei datori di lavoro comparativamente più rappresentative’. Il criterio cosiddetto della maggiore rappresentatività comparata non ha evidentemente funzionato, generando oltre un migliaio di CCNL, il doppio rispetto al 2012, con oltre la metà di lavoratori (54%) a cui sono applicati, secondo il CNEL, dei contratti scaduti. “Occorre guardare – prosegue Alessandro Franco – alla qualità e al contenuto della contrattazione collettiva anche perché i sistemi di rappresentanza delle imprese ‘minori’, almeno considerate tali in quanto poste ai margini del dibattito e dell’agenda politica negli ultimi decenni, vanno invece supportati e tutelati”.  

La sfida che una Confederazione come FederTerziario ha già attivato da anni è proprio quella di ricalibrare il peso specifico delle imprese nell’ambito delle decisioni politiche, procedendo parallelamente in un accompagnamento quotidiano perché non tutti gli strumenti contrattuali si possono adattare a un tessuto così ampio e variegato che invece necessita di un’attenzione precisa. “Le piccole e piccolissime imprese – sottolinea Maurizio Sacconi, già Ministro del Lavoro –, che costituiscono grande parte del flessibile tessuto produttivo italiano, hanno bisogno di una rappresentanza che affermi nelle politiche pubbliche il criterio ‘small first’. Regole e servizi statuali corrispondenti alla microdimensione risultano nondimeno utili alla grande impresa mentre non vale il contrario. Poi, attraverso strumenti sussidiari come gli enti bilaterali, le parti rappresentative delle piccole imprese e dei lavoratori possono aggiungere servizi utili anche alla coesione sociale”.

Imprese che proprio nel territorio dovranno rintracciare quel supporto logistico e strutturale necessario alla crescita. E sul fronte delle opportunità concesse alle Regioni, bisognerà operare con una strategia precisa. “Nei molti studi sullargomento – precisa a titolo personale Renato Loiero, Consigliere per il bilancio del Presidente del Consiglio dei Ministri – è stato approfondito come lefficacia delle politiche di coesione dipenda sia dallammontare delle risorse e dal numero di progetti finanziabili, ma anche e soprattutto dalla qualità dei progetti promossi sulla base di un adeguato fabbisogno, e da un contesto istituzionale e territoriale ben allineato e con una attività regolatoria e organizzativa efficaci e stabili nel tempo, da cui ne potrà discendere una governance anche duratura. Le infrastrutture e la logistica, il capitale umano e i settori emergenti (energia, sanità…) sono i fattori che determinano le potenzialità di un territorio”. Inoltre, aggiunge il Consigliere Loiero, se da un lato è “opportuno investire in settori complementari rispetto ai punti di forza di unarea, daltro canto è necessario favorire nelle regioni la formazione di un capitale territoriale che funga da volano ad un processo di crescita endogena di lungo periodo”. 

Ed è anche in questo passaggio che tornano in gioco gli organismi datoriali, proprio nell’ottica di arricchire il capitale umano, contribuendo alla messa in campo di una strategia unitaria dei processi di istruzione e formazione per preparare lavoratori adeguati a un mercato del lavoro sempre più dominato da nuove professionalità e con richiesta di competenze in crescita. “Alle associazioni datoriali – aggiunge Egidio Sangue, direttore di FondItalia – va riconosciuto anche il merito di promuovere, con grande forza ed in maniera spesso esclusiva, la formazione e l’aggiornamento di tanti lavoratori ogni anno per tramite dei Fondi Interprofessionali”. A questo proposito, proprio FondItalia, promosso da FederTerziario, nel 2023 “ha consentito – prosegue Sangue – la realizzazione di percorsi formativi per oltre 34 mila lavoratori provenienti, per l’80%, da medie, piccole e micro imprese, proprio grazie al lavoro costante delle reti di rappresentanza che si sono fatte carico, in maniera capillare, di raccoglierne le esigenze, animarne la domanda, rappresentandole spesso anche in contesti di mercato ed istituzionali.  Evidenza che ha rafforzato nuovamente la nostra già profonda convinzione che le associazioni datoriali debbano rappresentare uno dei pilastri fondamentali – insieme ai Fondi, le rappresentanze dei lavoratori e gli interlocutori istituzionali – per un efficace e fattivo sistema per le politiche attive”.

FondItalia: aperto il nuovo Avviso FEMI 2024.01

Stanziati 7 milioni di euro per la formazione dei lavoratori e la spendibilità delle competenze maturate.
Il fabbisogno occupazionale 2023-2027 richiede 3,8 milioni di lavoratori formati.

Quattro milioni i lavoratori. È questo il numero di lavoratori che servirà alle imprese italiane – pubbliche e private – entro il 2027.  Di questi, oltre il 70% servirà a sostituire gli occupati che usciranno dal mercato del lavoro. I dati, diffusi dall’analisi annuale “Previsioni dei fabbisogni occupazionali e professionali in Italia” condotta da Excelsior-Unioncamere, illustrano, inoltre, che le competenze richieste a chi subentrerà nel mondo del lavoro non saranno più specificatamente quelle di chi li ha preceduti, ma necessiteranno di ulteriori skills, tra le quali competenze tecnologiche avanzate, competenze ambientali e decisionali, conoscenza base delle nuove applicazioni di intelligenza artificiale. Considerato che il numero delle nuove leve operative non coprirà il fabbisogno delle imprese, è del tutto evidente che la formazione della forza lavoro attiva del Paese deve prepararsi alle sfide, ormai incombenti, richieste dalla competitività contemporanea, attraverso una formazione costante. Fondamentale in questo senso sarà il ruolo dei Fondi interprofessionali, che hanno già assicurato la formazione ad oltre un milione di imprese sul territorio.

 

Con la pubblicazione dell’Avviso FEMI 2024.01 per il finanziamento di attività di Formazione Continua a favore di Imprese aderenti al Fondo e ai Conti di Rete, FondItalia intende continuare a posizionarsi nel panorama dei Fondi Interprofessionali, proprio per promuovere la crescita e la qualificazione professionale dei lavoratori a supporto dello sviluppo e dell’innovazione nelle imprese. Il nuovo Avviso FEMI 2024.01 con una dotazione economica iniziale di 7 milioni di euro, con procedura a Sportello, è articolato su tre differenti assi formativi: Progetti formativi aziendali, in linea con le esigenze espresse da una sola impresa, Progetti formativi interaziendali, ossia un progetto formativo in linea con le esigenze formative espresse da più imprese, e progetti formativi individuali finanziabili mediante voucher, ossia la partecipazione a percorsi a scelta individuale di alta formazione o specialistica, erogata da specifici Enti erogatori in linea con le esigenze espresse da una o più imprese.

All’interno del nuovo Avviso FEMI 2024.01, il Fondo Paritetico Interprofessionale ha ritenuto prioritario intervenire su alcune tematiche, quali: aggiornamento mantenimento delle competenze; adozione di nuovi modelli di gestione aziendale (risorse umane, qualità, tecniche di produzione) ed amministrazione, sviluppo delle abilità personali, introduzione di elementi di innovazione tecnologica e digitale, incremento della conoscenza del contesto lavorativo e delle competenze linguistiche, supporto all’internazionalizzazione e green economy.

«Anche per il 2024 abbiamo previsto la pubblicazione di un unico Avviso FEMI, articolato in sei Sportelli per consentire la programmazione a lungo termine delle attività formative – spiega Egidio Sangue, direttore di FondItalia – e finalizzato a promuovere la crescita e la qualificazione professionale dei lavoratori a supporto dello sviluppo e dell’innovazione delle aziende italiane. Con questo nuovo Avviso cii auguriamo di poter riconfermare e anche incrementare il dato del 2023 che si è chiuso con 883 Progetti finanziati a fronte di oltre 15.600 milioni di euro spesi in attività formative a beneficio di oltre 2.700 imprese e 34.200 lavoratori».

L’Avviso ha consentito di finanziare anche i percorsi formativi delle imprese che si sono avvalse del Fondo Nuove Competenze, lo strumento di politica attiva, cofinanziato dal Fondo Sociale Europeo, destinato alle imprese che hanno stipulato accordi collettivi di rimodulazione dell’orario di lavoro destinati a percorsi di sviluppo delle competenze dei lavoratori; grazie alla sinergia di FondItalia ed FNC, pertanto, l’impresa oltre a non farsi carico dei costi per la formazione, ha ricevuto anche un rimborso per coprire il costo delle ore di lavoro destinate alla frequenza dei percorsi di sviluppo delle competenze da parte dei propri dipendenti (inclusi i contributi previdenziali e assistenziali).

«FondItalia rappresenta un riferimento importante per le imprese aderenti, soprattutto per le piccole e microimprese, promuovendo formazione di qualità e la valorizzazione delle competenze maturate mediante la formazione – sottolinea Francesco Franco, Presidente FondItalia – Per il 2024 ci siamo fortemente concentrati sull’identificazione e la messa in trasparenza delle competenze acquisite mediante la formazione svolta, per fornire alle imprese un sapiente strumento per la gestione interna delle proprie risorse e per garantire al lavoratore l’attestazione e la spendibilità delle competenze in proprio possesso al termine dei percorsi formativi seguiti».

Importante novità introdotta dall’Avviso FEMI 2024.01 è, infatti, la premialità – anche economica – prevista dal Fondo per tutte le imprese beneficiarie di Progetto che vorranno avvalersi dell’applicazione C+, lo strumento sviluppato, su commissione di FondItalia, in coerenza con le indicazioni contenute nel DL 13/2013 e DM del 5 gennaio 2021, che utilizza l’architettura e i descrittori dell’Atlante del Lavoro e delle Qualificazioni per la messa in trasparenza, l’attestazione e la validazione delle competenze in possesso del lavoratore prima e dopo la partecipazione al corso di formazione frequentato, consentendo – di fatto – comparazioni esplicative anche in merito all’efficacia della formazione svolta.