Brindisi e festeggiamenti.
A questo si è assistito in molte città spagnole, alla mezzanotte che sanciva la fine dello stato di emergenza.
L’atmosfera quasi in stile capodanno, specie alla Puerta del Sol, a Madrid, dove la polizia ha dovuto effettuare 450 interventi e a Barcellona, dove 6.500 persone sono state disperse per sgombrare gli assembramenti.
La situazione dei contagi non è ancora rosea, ma il presidente Sanchez ha dichiarato che “Tra 100 giorni avremo l’immunità di gregge”, con sei milioni di spagnoli che hanno completato il processo di vaccinazione ed il 28% della popolazione che ha ricevuto una dose di vaccino.
Il ministro della Giustizia, però, ha tenuto a precisare a “El Pais”:
“La fine del regime di emergenza non significa la fine delle restrizioni. Al contrario. La minaccia del virus è ancora lì. Le autorità devono continuare ad agire e i cittadini devono comportarsi in modo responsabile.”
Alle 17 comunità spagnole, infatti, è concesso di continuare a limitare l’orario di apertura o il numero di avventori di bar, ristoranti o negozi. Possono anche richiedere il ripristino del coprifuoco o la chiusura del loro territorio ma ora per farlo necessitano dell’approvazione di un tribunale.
Sul tema è intervenuto Pablo Casado, leader del Partito Popolare (PP), ovvero il principale partito di opposizione, che ha attaccato il premier sostenendo quanto di seguito:
“Con Sanchez siamo passati da un’emergenza sanitaria al caos.”
Poco dopo la decisione presa dalla Spagna di porre fine allo stato di emergenza, in Francia il parlamento ha bocciato il decreto legge che prevedeva l’introduzione del green pass (approfondimento al link) ed in generale sta crescendo sempre più il malcontento verso i partiti politici che hanno gestito l’emergenza.